CONCORRENZA

Caso licensing, Qualcomm prende tempo per evitare il “boomerang” 5G

L’azienda ha depositato la richiesta di sospensiva dell’applicazione della sentenza che impone la rinegoziazione dei prezzi delle royalty e obbliga la fornitura di tecnologie ai competitor. Il chipmaker teme un contraccolpo sui contratti legati alla quinta generazione mobile

Pubblicato il 09 Lug 2019

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Qualcomm prova mettere in stand-by la sentenza antitrust che negli Stati Uniti rischia di penalizzare il suo intero modello di business basato sulle royalty: il colosso dei chip di San Diego ha depositato presso una corte d’appello degli Stati Uniti la richiesta di sospensiva dell’applicazione della sentenza emessa lo scorso maggio dal giudice Lucy Koh del tribunale distrettuale di San Jose. La Koh ha dato ragione alla Federal trade commission e riconosciuto Qualcomm colpevole di violazione delle norme americane sulla concorrenza.

“Le pratiche di Qualcomm sul licensing hanno soffocato la concorrenza” per anni in alcuni settori del mercato dei chip per smartphone, ha affermato la Koh. Qualcomm avrebbe minacciato di tagliare le forniture e chiesto royalty esorbitanti danneggiando i produttori rivali, le aziende degli smartphone e i consumatori, sostiene il giudice. La Koh ha ordinato a Qualcomm di rinegoziare gli accordi di licenza definendo prezzi ragionevoli e dare le sue tecnologia in licenza ad aziende rivali e ha imposto una vigilanza indipendente sulle pratiche commerciali del gruppo per garantire la compliance.

Il congelamento della sentenza della Koh eviterebbe per Qualcomm uno sconvolgimento del business: il chipmaker ha tentato fin da subito la strada della sospensiva. Qualcomm, sostengono i suoi legali, non può ora modificare l’intera policy per le licenze e persino offrire accordi ai fornitori rivali e poi facilmente tornare alle precedenti relazioni commerciali nel caso di vittoria in appello. Inoltre, l’applicazione della sentenza minerebbe la capacità di Qualcomm di condurre trattative con i vendor di smartphone sui chip per i dispositivi 5G.

Qualcomm ha anche spiegato che fa pagare ai produttori di cellulari delle royalty sui brevetti anche se non comprano i suoi chip perché tali brevetti coprono tecnologie fondamentali per le comunicazioni mobili che vanno al di là dei chip modem. Per la Koh i produttori di cellulari tengono conto del costo dell’intero pacchetto (chip più licenze sui brevetti) e ciò rende la proposta commerciale di Qualcomm meno costosa di quella dei rivali in violazione delle leggi antitrust. Qualcomm ha respinto tale posizione nella sua richiesta di sospensiva alla corte d’appello.

La Federal trade commission aveva fatto causa a Qualcomm nel 2017. I legali dell’ente federale hanno sostenuto che Qualcomm ha usato il potere di mercato nei chip 3G e 4G per costringere i produttori di cellulari a firmare accordi di licenza che prevedevano royalty molto alte. Se nessuno interviene, accadrà lo stesso con i chip 5G, ha sostenuto l’accusa. Il giudice Koh ha dato ragione alla Ftc affermando che Qualcomm ha tenuto una condotta anticompetitiva e ha sfruttato il suo dominio nei modem chip per imporre royalty esorbitanti e ingiustificate.

L’azienda di San Diego ha fin da subito chiarito: “Siamo fortemente in disaccordo con la sentenza del giudice, la sua interpretazione dei fatti e la sua applicazione della legge”.

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