STAKEHOLDER FORUM INWIT

5G e banda ultralarga, Butti: “Non solo reti, la svolta è nell’edge cloud”

Il Sottosegretario all’Innovazione ha fatto il punto sulle strategie del Governo in occasione dell’evento della tower company. Riflettori anche sulla revisione dei limiti elettromagnetici. Diego Galli: “Al lavoro per accelerare la roadmap e abilitare il business delle telco. Il supporto alla transizione digitale e green è il cuore della nostra attività”

Pubblicato il 25 Mag 2023

Patrizia Licata

butti allo stakeholderforum2023

Sulle emissioni elettromagnetiche nel 5G c’è bisogno di uno sforzo di comunicazione. Ma se avessimo il 5G standalone, anziché costruito su infrastrutture esistenti, non ci sarebbe bisogno di discutere di emissioni”. Il Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, ha acceso i riflettori sulla bozza di decreto che prevede il rialzo delle emissioni in linea con quelle europee in occasione dello Stakeholder Forum di Inwit. Butti ha anche indicato le linee strategiche e di investimento su cui intende muoversi il governo sul fronte della digitalizzazione della banda ultralarga a partire dalla revisione del Piano Bul.

Su questo fronte Inwit intende assumere un ruolo sempre più strategico: “Il contributo che Inwit può dare alla transizione digitale è il cuore della nostra attività”, ha sottolineato il Direttore generale Diego Galli evidenziando che il modello di business basato su torri condivise e polifunzionali “moltiplica l’efficienza e limita l’impatto economico e ambientale”.

“Lo Stakeholder Forum è per noi un appuntamento centrale dell’attività di stakeholder engagement. Un momento di condivisione di strategie, obiettivi e risultati, in coerenza con il nostro posizionamento, parte integrante di una gestione responsabile e sostenibile del business, attraverso la quale Inwit intende supportare la transizione digitale ed ecologica del Paese”, ha detto Michelangelo Suigo, direttore Relazioni esterne, comunicazione e sostenibilità della tower company che ha moderato l’evento. Il saluto introduttivo è stato affidato a Franco Amelio, Sustainability Leader e Ad Deloitte Climate & Sustainability, il quale ha sottolineato il valore dell’interazione con i portatori di interesse. Anche questo costruisce il posizionamento e la sostenibilità di un’impresa.

La strategia per la banda ultralarga

In Italia la situazione sulla connettività di nuova generazione è “un fallimento in atto”, ha affermato Butti. “Sul fisso siamo messi male. Le unità immobiliari connesse alla fibra sono 2 milioni 653mila, mentre il target per giugno 2023 era di 6,4 milioni. Siamo in presenza di una convenzione con concessionari per l’Ftth che prevede che le connessioni arrivino a 40 metri dall’immobile e questo vuol dire che è una convenzione monca, ed è una responsabilità del passato che il governo attuale ha ereditato. Ho convocato il primo comitato interministeriale ad aprile e ho proposto la revisione organica e globale della strategia Bul e i ministri e le amministrazioni presenti hanno approvato all’unanimità”. E ancora: “Sulle aree cosiddette a fallimento di mercato il governo precedente ha investito male. Ora vogliamo evitare di estendere gli errori commessi con le aree bianche anche su quelle grigie”.

Spinta all’edge cloud

Il governo, ha proseguito Butti, investirà anche in edge cloud computing, perché lo ritiene centrale nel confronto europeo telco-Ott. “Se le telco pensano di affrontare questo confronto con le tecniche del passato non hanno speranza, dobbiamo invece farne un negoziato commerciale, che passa attraverso la qualità delle reti e delle piattaforme e qui si innesta il ruolo dell’edge cloud. Abbiamo già un tavolo con le telco ma vogliamo coinvolgere gli Ott e portare la nostra visione in Ue per raggiungere gli obiettivi”. Che sono quelli di valorizzare gli investimenti sulle infrastrutture sui cui i servizi degli Ott, come il videostreaming Hd, pesano. “Al centro del confronto telco-Ott c’è la rete”, ha detto Butti.

Tower as a service, il “modello” Inwit

Inwit con ogni torre gestisce in media 2,2 apparati, ovvero serve due operatori, e questo vuol dire efficienza economica e sostenibilità, minore utilizzo di materiali, di suolo e di carburante per i trasporti. “Inwit rappresenta il passaggio a un modello neutrale”, ha detto Galli. “La specializzazione industriale ci ha permesso anche di portare più servizi e prodotti sulla stessa torre, dall’Fwa all’IoT. La nostra è un’infrastruttura condivisa che porta valore ed efficienza, ed è un modello che occorre replicare col 5G. Questo modello “tower-as-a-service” si applica ad altre infrastrutture di connettività a supporto degli operatori, come i collegamenti indoor”, ha proseguito Galli.

Il “tower-as-a-service” di Inwit, ha concluso il direttore generale, permette anche un utilizzo efficiente dei fondi pubblici, come quelli per il Pnrr, per esempio, per connettere le aree ancora in digital divide. “Inwit vuole essere un abilitatore per gli operatori mobili e accelerare lo sviluppo 5G in modo efficiente. Abbiamo previsto 900 milioni di euro di investimenti al 2026 nel nostro piano industriale per l’upgrade dell’infrastruttura. Ma la velocità è chiave – ha concluso Galli – costruiamo una torre in 8-10 mesi e l’80% del tempo serve per scegliere la sede e ottenere i permessi. Il decreto sulla semplificazione è andato nella direzione giusta ma occorrono nuovi progressi, anche assicurando che le normative nazionali siano recepite a livello locale”.

La sostenibilità come core business

Parte fondamentale del processo di digitalizzazione è la chiusura del digital divide, ovvero connettere persone e imprese nelle aree escluse portando i servizi, anche in modo personalizzato per le esigenze dei singoli territori, ha detto Laura Cavatorta, presidente Comitato Sostenibilità Inwit e Comitato Esg Snam. “Le pari opportunità sono anche sul mercato, come le torri Inwit che sono polifunzionali, condivisibili, efficienti, aperte a tutti gli operatori, capaci anche di integrarsi nel paesaggio. Questo vuol dire fare sostenibilità col proprio core business ed è un elemento di partenza per ogni impresa. Senza sostenibilità, verso l’esterno e verso l’interno e il proprio capitale umano, si rischia di uscire dal mercato”.

Asvis: “Digitalizzare tutte le infrastrutture”

Le infrastrutture del Paese possono beneficiare enormemente della digitalizzazione, perché molte sono a fine vita, ha indicato Enrico Giovannini, Direttore scientifico Alleanza italiana sviluppo sostenibile-Asvis: “Tutti i paesi industrializzati dovranno spendere per metterle in sicurezza e il Pnrr, infatti, prevede investimenti in questo ambito. Le infrastrutture digitali aiutano quelle non digitali facendo monitoraggio e manutenzione predittiva e guidando gli interventi di ammodernamento. Anche questa è sostenibilità”. Al di là del Pnrr, anche i fondi regionali 2021-2017, e i fondi nazionali 2021-2027, dovrebbero essere orientati alle finalità della transizione digitale e green, ha detto Giovannini: “C’è una grande partita da giocare”.

Civita: “Il digitale a sostegno della cultura”

Il digitale è anche uno strumento per sostenere il nostro settore culturale come aggregatore delle comunità, abilitatore di innovazione e volano per un’occupazione qualificata, ha detto Simonetta Giordani, Segretario generale Associazione Civita. “La cultura non è solo nei musei, ma in tutto il nostro patrimonio materiale e immateriale e in tutti ciò che rappresenta il made in Italy e la nostra identità nel mondo”, ha affermato Giordani. Ed è un settore che oggi più che mai ha bisogno di investimenti e strategie.

La percezione degli italiani su digitale e 5G

Durante l’incontro è stata presentata l’indagine sulle infrastrutture digitali per la crescita sostenibile del Paese, elaborata per Inwit dall’Istituto Piepoli. L’indagine rileva che il 91% degli italiani è consapevole del valore delle infrastrutture digitali per la crescita e lo sviluppo sostenibile del Paese. L’87% associa, inoltre, la digitalizzazione al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e l’89% percepisce la tecnologia 5G come una grande opportunità. Sempre secondo l’indagine, per il 50% degli italiani il potenziamento delle infrastrutture digitali contribuisce alla riduzione del digital divide mentre per il 46%, supporta la trasformazione digitale della PA. Oltre 6 italiani su 10 sarebbero inoltre disposti ad accettare alcuni disagi, pur di avere una connessione di ultima generazione.

La rete digitale è la terza in classifica per livello di soddisfazione (è contento il 63% degli italiani) dopo quella elettrica e quella aeroportuale, evidenziano ancora i numeri del sondaggio illustrati da Livio Gigliuto, Vicepresidente esecutivo e Head of Marketing Istituto Piepoli. È invece la quarta tra le reti prioritarie su cui investire, dopo (nell’ordine) quelle ferroviaria, idrica e autostradale. C’è anche un 9% di italiani che non conosce l’infrastruttura digitale; chi la conosce meglio è la fascia attiva della popolazione, ovvero chi è in età lavorativa. Sulla relazione tra digitale e sostenibilità, per il 55% bisogna fare di ancora più. E i due vantaggi maggiori del potenziamento dell’infrastruttura tlc sono la riduzione del digital divide e la digitalizzazione della PA; seguono uguaglianza e pari opportunità. Sul 5G i più informati sono i giovani, e per la maggior parte degli italiani la nuova generazione mobile rappresenta un’opportunità, ma solo il 63% la lega alla sostenibilità. Molte persone sono preoccupate per gli effetti sulla salute, anche se il 57% alzerebbe i limiti sulle emissioni elettromagnetiche.

Standard Ethics alza il rating sostenibilità a E+

Standard Ethics ha alzato il Corporate Standard Ethics Rating (Ser) di Inwit a ‘E+‘ dal precedente ‘E’. Il primo Corporate Ser assegnato alla Società risale al 2021. Negli ultimi anni gli analisti hanno osservato un progressivo allineamento alle indicazioni internazionali sulla Sostenibilità come testimoniato anche dall’adozione di riferimenti espliciti ai documenti di Onu, Ocse e Ue in alcune policy. Il Piano di Sostenibilità 2023-2026 riporta obbiettivi ambientali in linea con le richieste globali e la rendicontazione Esg è standard. Secondo la metodologia di Standard Ethics, residuano margini per estendere questo percorso a tutto il perimetro della governance della Sostenibilità, includendo anche i più importanti strumenti di governo. Circa la composizione quali-quantitativa del cda si rileva la possibilità di innalzare l’indipendenza a tutela degli interessi degli azionisti di minoranza e del mercato. Il raggiungimento della parità di genere è apprezzato.

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