LO STUDIO

5G, gli italiani big spender d’Europa (almeno sulla carta)

Da una ricerca di Oliver Wyman emerge che il 43% degli utenti mobili sarebbe disposto a mettere mano al portafoglio per la connettività a banda ultralarga. Al secondo e terzo posto Francia e Regno Unito con uno scarto di 10 punti percentuali. Segnali incoraggianti anche sulla fibra

Pubblicato il 06 Ott 2023

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Se si tratta di accettare un extra-costo per ottenere una connessione 5G, gli italiani sono i più propensi in Europa ad accettare questa condizione, con una percentuale del 43%. E’ quanto emerge dal report “Telco: Mobile and Fixed boradband connectivity” della società di consulenza strategica globale Oliver Wyman, condotto su un campione di 7mila persone in Italia, Spagna, Germania, Francia e Regno Unito. Dallo studio emerge inoltre che l’Italia è l’unico Paese in Europa in cui la percentuale di che è disposto a questo extra-costo supera il 40%.

I segnali di crescita

“Il mercato italiano, da anni in una feroce competizione, la più alta in Europa, vede finalmente promettenti segnali di ricrescita – afferma Emanuele Raffaele, principal per il settore Telco di Oliver Wyman – Se da un lato sempre più clienti intendono migrare verso offerte low cost, dall’altro quasi la metà dei consumatori italiani inizia a riconoscere un price premium per servizi di più alta qualità, come il 5G o la fibra. Questo fenomeno di segregazione in due differenti mercati, uno low cost e uno premium – conclude – non è nuovo in Europa: gli operatori tedeschi e francesi servono da anni due segmenti ben distinti. Vince chi sa servire entrambi i target di clientela, con value proposition, brand e modelli operativi ben distinti, per scongiurare effetti di cannibalizzazione e diluzione di valore”.

Il panorama europeo

A seguire l’Italia, che occupa la prima posizione di questa speciale classifica sulla propensione di spesa per poter contare su una connessione di ultima generazione nel mobile, ci sono la Francia con il 34%, e il Regno Unito con il 33%.

Alzando ancora l’asticella, e quantificando il sovrapprezzo in una fascia compresa tre il 5 e il 20% in più rispetto alla tariffa attuale, l’Italia si conferma in testa. In questo caso i nostri connazionali disposti ad accettare il rincaro sono il 19% del totale, di cui fanno parte soprattutto i consumatori della fascia d’età compresa tra i 18 e i 44 anni.

Il fattore convenienza economica

Nonostante questa disponibilità a spendere di più per una connessione più performante, la convenienza economica rimane il primo fattore che porta gli italiani al cambio d’operatore mobile, più che la copertura o la velocità di connessione. Ne deriva che anche considerando l’intenzione di passare da un fornitore tradizionale a uno low cost gli italiani sono i più disposti a questo cambiamento, “proseguendo un trend – spiega Oliver Wyman nella ricerca – che è già costato ai player tradizionali oltre 20 punti percentuali di market share negli ultimi 5 anni”.

A voler passare da un operatore tradizionale a uno low cost sono, secondo la fotografia scattata dalla ricerca, 41 italiani su 100, mentre il 17% starebbe pianificando di intraprendere il percorso inverso. Se poi si considera semplicemente la decisione di cambiare provider, questa riguarda il 45% degli italiani, che sale però al 57% se si prende in considerazione soltanto l’a fascia d’età compresa tra i 18 e i 35 anni. Restringendo l’orizzonte temporale, a voler cambiare compagnia nei prossimi 12 mesi è complessivamente il 15% degli italiani.

Interessante notare come dalla ricerca emerga che la comodità di avere un unico fornitore per la connessione domestica e quella mobile, come avviene oggi per il 43% dei clienti in Italia, non è un “deterrente” per chi programma di cambiare operatore.

Primato anche sulle linee fisse

Il cambio di operatore di linea fissa è una prospettiva presa in considerazione dal 48% degli italiani, anche in questo caso un numero più alto rispetto alla media europea, che si ferma al 42%. “Il prezzo e la velocità di connessione sono i fattori che maggiormente indirizzano la scelta degli utenti – spiega Oliver Wyman – Inoltre, emerge anche che gli italiani sono tra coloro che riconoscono un valore maggiore alla fibra nelle abitazioni”, tanto che il 65% di coloro che attualmente non ne dispongono pianificato il passaggio entro i prossimi 12 mesi”.

 

 

 

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