L'INTERVENTO

5G, l’allarme di Ericsson: “Europa in ritardo, colpa delle regole”

Il ceo Borje Ekholm evidenzia gli “ostacoli strutturali” che stanno lasciando al palo il Vecchio Continente nonostante il primato tecnologico: le nuove reti non sono prioritare per i governi e le telco non sono facilitate ad investire

Pubblicato il 03 Dic 2019

Patrizia Licata

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C’è un problema specifico per il 5G in Europa, un problema strutturale, che non ha niente a che vedere con il singolo fornitore di attrezzature di rete ma con le regole. Lo scrive Borje Ekholm, il ceo di Ericsson, in un blog post ufficiale. Ericsson è “leader mondiale nel 5G” lungo tutta la catena del valore, dalla capacità di innovare e brevettare all’attivazione delle reti. Eppure “l’Europa rischia di rimanere indietro nel 5G”.

Nell’ultimo decennio il sostegno dei governi alla promozione del 5G in Europa è stato notevole ma, nelle implementazioni, l’Europa è sempre più in ritardo rispetto ai mercati che guidano i roll out: Nord America, Nord-est asiatico e Australia, scrive il ceo di Ericsson. Perciò serve una riflessione sui “fatti” e “i fatti mostrano che i ritardi del 5G in Europa non sono legati alla scelta del fornitore di tecnologia”. L’Europa invece paga “una serie di problemi strutturali che ostacolano lo sviluppo del 5G”.

Europa “alla finestra”

Il maggiore ostacolo strutturale ha a che fare con le politiche regolatorie, secondo Ekholm. Il 5G deve essere visto come un elemento cruciale delle infrastrutture nazionali europee, ma attualmente non è così. Il ceo di Ericsson cita come esempio l’asta dello spettro in Germania: 6,5 miliardi di euro che per Ekholm hanno rappresentato una vera “tassa” sugli operatori mobili. Con la stessa cifra si sarebbero connessi oltre 200.000 siti per le celle 5G, dando alla Germania una copertura al di sopra degli obiettivi del governo.

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Un altro motivo fondamentale per l’accumularsi del ritardo europeo nel 5G è il contesto negativo per gli investimenti per le telco. L’industria dei service provider, scrive Ekhom, “a malapena recupera il costo del capitale e questo rende molto difficile giustificare gli investimenti in nuove tecnologie”.

Altri ostacoli strutturali che determinano il ritardo europeo sul 5G sono stati illustrati in un recente studio di Northstream citato da Ekholm: si va dalla mancanza di spettro a un “pericoloso” approccio “wait and see” al 5G adottato da alcuni regolatori e da alcune telco.

La dinamica del 5G

Il ceo di Ericsson sottolinea come le telco che hanno potuto beneficiare per prima di diffuse reti 4G – sostanzialmente quelle di Usa e Cina – hanno beneficiato a pieno della app economy. La stessa dinamica si verificherà con il 5G ma su una scala potenzialmente enorme.

Il 5G è progettato per le applicazioni industriali e ciò significa che rimanere indietro sul 5G come piattaforma per l’innovazione metterà a rischio la base industriale europea. Con due vendor globali con sede in Europa, conclude Ekholm con un sottinteso riferimento alla concorrente finlandese Nokia, il vecchio continente ha tutte le carte in regola per essere leader ed Ericsson è pronta ad aprire la strada, ma governi e regolatori devono fare la loro parte.

Nel suo post Ekholm ricorda che Ericsson è il primo fornitore di attrezzature di rete che ha annunciato l’attivazione di reti commerciali 5G in quattro continenti e su tutte le bande di frequenza. Attualmente Ericsson conta 23 reti 5G “accese” e 76 accordi o contratti commerciali con altrettanti operatori. Ericsson ha anche 34 siti globali di ricerca e sviluppo, di cui 18 in Europa, per un totale di 25.000 addetto all’R&D (il 60% nel nostro continente). L’azienda svedese ha pubblicato nei giorni scorsi il nuovo Mobility report con le previsioni sul mercato mobile globale, compresi gli abbonamenti 5G.

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