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5G, i servizi voce nel guado: il VoLte fondamentale ma non tutte le telco sono passate all’azione

Lo spegnimento progressivo delle reti 2G e 3G impone il passaggio al Voice over Lte per garantire il roaming internazionale. Gli Usa in pole position nella migrazione mentre in Europa e nel resto del mondo sono ancora molti gli operatori indietro. Gsma e Gsa accendono i riflettori sui rischi per i consumatori e le comunicazioni

Pubblicato il 07 Dic 2020

Giampiero Rossi

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Un fattore che si è riscontrato sempre di più, soprattutto nell’ultimo anno, è come la comunicazione attraverso lo smartphone stia diventando ogni giorno più importante per gli utenti. A tal proposito, un recente whitepaper, dal titolo “Building momentum around Volte Roaming” realizzato dalla Gsma in collaborazione con Mobileum, ha evidenziato come in futuro la comunicazione voce potrebbe avere delle problematiche quando si viaggerà all’estero.

Mentre il traffico dati mobile continuerà a crescere a un ritmo esplosivo, con l’utilizzo medio mensile per smartphone che dovrebbe passare a circa 25 GB nel 2025, la voce rimarrà un elemento fondamentale della comunicazione per gli utenti mobili, dato di fatto evidenziato da un aumento nell’utilizzo in tutto il mondo, provocato dalla crisi sanitaria del Covid-19. È per questo che gli operatori, anche mentre portano avanti le implementazioni 5G, devono continuare a offrire servizi vocali di alta qualità per soddisfare la crescente domanda di dati mobili in un mondo in rapida digitalizzazione.

Questo, però, presenta un problema: per riciclare lo spettro per il 5G, gli operatori devono “spegnere” le reti 2G e 3G a commutazione di circuito utilizzate per trasportare il traffico vocale inserendo, ad esempio, il Voice over Lte (Volte), un meccanismo di trasporto vocale basato su IP che consente agli operatori di fornire servizi vocali di alta qualità eliminando la necessità di sistemi a commutazione di circuito tradizionale.

A tal proposito, Verizon si sta preparando a disattivare le sue reti Cdma 2G e 3G alla fine del 2020, mentre T Mobile US richiederà che tutti i dispositivi connessi alla sua rete siano compatibili con Volte da gennaio 2021; nel frattempo, AT&T ha chiuso la sua rete 2G nel gennaio 2017 e prevede di eliminare gradualmente il 3G nel febbraio 2022. Pertanto, sia 2G che 3G saranno probabilmente del tutto inaccessibili entro due anni, il che significa che il roaming Volte sarà un requisito per il servizio continuo per i roaming in entrata viaggiando negli Stati Uniti.

Le ultime statistiche di Gsma Intelligence e Global mobile Suppliers Association (Gsa) indicano che 211 operatori in circa 100 paesi in tutto il mondo hanno già implementato la tecnologia Volte; Gsa ha inoltre rilevato che almeno 30 operatori aggiuntivi sono in procinto di implementarla, con altri 31 operatori che pianificano le distribuzioni o conducono prove.

Tuttavia, il roaming con Volte rappresenta un grande problema anche perché mentre oltre 100 reti stavano pianificando di lanciare i servizi di roaming Volte nel 2019, pochissime l’hanno effettivamente fatto. Ciò significa che, mentre gli operatori organizzano la chiusura delle reti 2G e 3G per riattrezzare lo spettro a banda bassa esistente per i servizi 5G, i loro clienti potrebbero rimanere senza un servizio vitale quando viaggiano all’estero.

Dunque, al fine di trarre vantaggio dalle principali opportunità di guadagno e garantire che i clienti continuino ad avere accesso a servizi vocali critici durante i viaggi all’estero, gli operatori dovranno stipulare accordi di roaming Volte con le controparti nel mondo. A oggi, però, globalmente, ancora pochi lo hanno fatto, per cui sarebbe auspicabile che gli operatori iniziassero a intraprendere iniziative su come poter implementare sempre di più tale tecnologia.

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