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5G, l’allarme del procuratore antimafia De Raho: “Intercettazioni più difficili”. Ecco perché

Due le questioni che rischiano di vanificare le indagini: da un lato l’uso sempre più massiccio dei social e delle piattaforme criptate e dall’altro la differente configurazione infrastrutturale delle reti. Va trovata una soluzione “tecnologica”: ma senza cooperazione fra telco e vendor i costi potrebbero diventare proibitivi. Servirà un intervento normativo?

Pubblicato il 21 Mag 2021

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Il 5G renderà ancora più difficili le intercettazioni”: è l’allarme lanciato dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho in un’intervista a Sky tg24. La questione non è di poco conto perché con la nuova generazione mobile si rischia di azzoppare una delle modalità di indagine più usate dall’avvento della telefonia mobile, che consente di intercettare non solo i contenuti delle conversazioni ma anche di verificare i movimenti degli indagati attraverso le celle telefoniche che consente grazie ai sistemi di geolocalizzazione.

Due le criticità: da un lato il crescente ricorso da parte della popolazione di piattaforme criptate (ad esempio Whatsapp e più in generale i sistemi di messaggistica istantanei) nonché di canali telematici (i social network) e persino video per le comunicazioni personali che già ad oggi rende complicato “mappare” le attività nel caso di indagine; dall’altro la differente configurazione infrastrutturale della rete 5G rispetto alle generazioni precedenti. La rete 5G nella sua configurazione a celle – migliaia di celle – rende molto più complesso tracciare la comunicazione: il traffico telefonico “smistato” in centrale diventa più “fluido” andando a convogliarsi nelle singole celle. Quindi nel caso di indagine lo sforzo di intercettazione può diventare colossale poiché è necessario mappare ogni singola cella. Di fatto quindi non esiste più un “raccordo” a livello centrale.

Quali le soluzioni possibili? “A meno che non si riesca ad arrivare a un accordo con i prestatori dei servizi si proietta una difficoltà investigativa insuperabile”, evidenzia De Raho. In alternativa, evidenzia il procuratore serve “una norma a livello europeo”, ossia un obbligo all’individuazione di una soluzione tecnologica coordinata fra tutti gli attori in campo, prevalentemente operatori di Tlc e costruttori di reti.

Il tema più che tecnologico è economico: se ciascun operatore di Tlc dovesse procedere per proprio conto nella messa a punto delle soluzioni in grado di consentire in maniera ottimale le intercettazioni, la spesa rispetto a quella odierna potrebbe lievitare a dismisura rispetto a quella odierna. Diverso sarebbe un coordinamento a monte per condividere anche lo sviluppo tecnologico. Un intervento normativo coordinato a livello europeo potrebbe aiutare a individuare linee guida, parametri e modalità operative e gestionali.

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