IL REPORT

5G Ran, “allarme” sulle quote dei vendor cinesi nelle reti europee

In 8 dei 31 paesi mappati oltre il 50% delle apparecchiature proviene da fornitori del Paese asiatico. Particolarmente alta la presenza nelle principali economie, tra cui Germania e Italia, con rischi potenziali per la sicurezza. La sostituzione avrebbe un impatto marginale sui bilanci delle telco, equivalente a un costo una tantum di 7,40 euro per abbonato mobile. L’analisi di Strand Consult

Pubblicato il 31 Mag 2023

Patrizia Licata

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Sul mercato del Ran 5G in Europa sono presenti ancora molti prodotti dei fornitori cinesi Huawei e Zte, con quote importanti in Germania e Italia che possono far temere per la sicurezza delle telecomunicazioni e della nazioni. Lo afferma Strand Consult nel nuovo report “The market for 5G Ran in Europe: share of Chinese and non-Chinese vendors in 31 European countries” (SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO).

C’è poca trasparenza sulla quantità, il tipo, la posizione e la quota di apparecchiature 4G e 5G cinesi nelle reti europee, si legge nel report. In 8 dei 31 paesi, oltre il 50% delle apparecchiature 5G Ran proviene da fornitori cinesi. A Cipro il 100% del 5G Ran è Made in China.

La quota è in calo rispetto al 2020 per effetto dei ban più o meno severi imposti dai paesi europei sui fornitori della Cina per timori di cybersicurezza (ma il paragone è fatto con la Ran 4G): nel 2020, i prodotti cinesi 4G Ran erano presenti in 16 dei 31 paesi studiati e c’erano 3 paesi europei con attrezzature 4G Ran al 100% da fornitori cinesi.

Tuttavia, restano paesi importanti in cui le reti mobili hanno una forte presenza di componenti Made in China: la Germania (59%) l’Italia (51%), la Polonia (38%) e l’Austria (61%), che insieme rappresentano il 50% dei clienti mobili europei e che, rileva Strand Consult, “sono fortemente dipendenti dalle attrezzature cinesi, creando rischi per le loro nazioni e altre che usano le loro reti”. 

5G Ran, forte presenza dei vendor cinesi in Europa

Lo studio di Strand Consult, il secondo del suo genere, descrive le rispettive quantità di apparecchiature 5G di Huawei, Zte e fornitori non cinesi nelle reti mobili europee e la quota di tali apparecchiature nella rete di accesso radio (Ran) 5G.

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I grandi paesi europei – Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Austria e Spagna – acquistano tuttora quantità significative di apparecchiature 5G da fornitori cinesi. 

Lo studio rileva ancora che il 41% degli abbonati mobili in Europa ha accesso al 5G Ran da fornitori cinesi. Nel 2020, il 51% degli abbonati mobili europei ha avuto accesso al 4G Ran da fornitori cinesi.

L’attenzione al 5G e al 4G Ran riflette lo spostamento del dibattito sulla sicurezza, evidenzia il report. C’è consenso nella maggior parte dei paesi al di fuori della Cina sul fatto che le attrezzature fornite da venditori di proprietà e affiliati al governo e all’esercito cinese rappresentano un rischio inaccettabile per la sicurezza e l’integrità del core della rete (i vendor cinesi hanno sempre negato legami con Pechino e difeso la sicurezza dei loro prodotti). La discussione ora si concentra sulla misura in cui tali fornitori dovrebbero essere autorizzati a fornire la Ran. Ma, nonostante i ban parziali seguiti agli allarmi lanciati dagli Stati Uniti sulle presunte connessioni tra i vendor tlc cinesi e il governo di Pechino, “alcuni dei maggiori operatori europei hanno acquistato e implementato apparecchiature 5G cinesi nelle loro reti dopo il 2020”, rileva Strand Consult.

La Germania è un “potenziale problema di sicurezza” 

Dal punto di vista della presenza cinese nelle reti mobili, sui fronti opposti si collocano la Germania e i paesi scandinavi.

I dati raccolti da Strand Consult suggeriscono che “la Germania sembra non prendere sul serio la minaccia alla sicurezza della Cina. Nord Stream 2 è stata la debacle della Germania sulle forniture di petrolio dalla Russia e sembra che la Germania stia creando uno scenario simile nel settore delle comunicazioni con Huawei e Zte”.

Nel 2020, il 57% del 4G Ran della Germania proveniva da venditori cinesi. Nel 2022, il 59% del 5G Ran in Germania proviene da venditori cinesi. “Huawei gode di una quota di mercato più elevata a Berlino che a Pechino, dove condivide il mercato con Zte e altri fornitori”, scrivono gli analisti. “Poiché la Germania rappresenta il 25% dei clienti mobili europei, l’approccio lassista del governo tedesco alle infrastrutture di comunicazione crea un rischio per la Germania e per tutte le persone che si connettono con le reti tedesche”.

Prosegue il report: “Il Generale degli Stati Uniti Darryl A. Williams serve come comandante generale dell’Esercito degli Stati Uniti Europa e Africa (con sede a Wiesbaden, in Germania) e comandante del Comando di terra Alleato. Supervisiona più di 20.000 dipendenti. Quando usa un telefono cellulare commerciale, il traffico viene inviato attraverso una rete costruita con attrezzature cinesi. Allo stesso modo, quando i militari americani usano i loro dispositivi personali, comunicano su una rete cinese a rischio di intrusione”, è la denuncia di Strand.

Ban totale ai cinesi, quanto costa

D’altro lato ci sono 11 paesi europei che possono offrire ai loro utenti l’accesso a reti prive di attrezzature di vendor cinesi: Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Isole Faroe, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Norvegia e Svezia.

Operatori come Telenor e Telia in Norvegia, Tdc in Danimarca, Tre in Danimarca e Svezia, T-Mobile Nederland e Proximus in Belgio hanno cambiato fornitore e non acquistano più dalla Cina.  Nessuno di questi operatori segnala un aumento dei costi delle reti o ritardi nell’implementazione del 5G, evidenzia Strand Consult.

La questione dei costi è stata molto dibattuta sul mercato britannico. Secondo gli analisti, però, “Vodafone, BT e diversi altri operatori dimostrano che il costo di eliminare e rimpiazzare le attrezzature cinesi è marginale nel momento in cui si attua un cambiamento tecnologico”, come quello dal 4G al 5G.

Alla fine del 2020, l’86% della popolazione in Europa (474 milioni di persone) era abbonata a servizi mobili. Il costo effettivo per la sostituzione delle attrezzature cinesi era allora di 3,5 miliardi di euro per i prodotti aggiornabili, stima Strand Consult, ed equivale, quindi, a un “costo una tantum” di 7,40 euro per abbonato mobile.

La toolbox 5G dell’Unione europea 

Il rapporto di Strand Consult fornisce informazioni dettagliate sulle apparecchiature di rete cinesi e non cinesi in Europa a livello nazionale. L’analisi è fortemente tarata su quello che viene definito il “problema delle attrezzature cinesi nelle reti tlc”. Inoltre, anche se si tende di solito a concentrare il discorso sul 5G e su Huawei, “il dibattito dovrebbe essere allargato alle tante imprese che sono di proprietà del governo o comunque affiliate del governo di Pechino, come (ma non solo) TikTok, Lexmark, Lenovo, Tcl e molte altre ancora.”.

Il report sottolinea anche l’importanza della cassetta degli attrezzi 5G dell’Ue e fornisce raccomandazioni per migliorarne l’attuazione. La toolbox si applica alla maggior parte dei 102 operatori mobili europei in 31 paesi che servono circa 673 milioni di clienti mobili.

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