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5G standalone, all’opera il 41% delle telco mobili europee. Nel 2023 la “migrazione” totale

È quanto emerge da un sondaggio di Idg per F5. L’Europa indietro sulla roadmap ma sul potenziale economico della quinta generazione il Vecchio Continente è più “ottimista”

Pubblicato il 02 Set 2021

5G

Il 41% degli operatori mobili in Europa ha implementato o pianifica di adottare una rete core con architettura 5G standalone. E il 90% dichiara di voler completare la transizione al 5G standalone entro la fine del 2023. È quanto emerge da un sondaggio commissionato a Idg da F5, condotto su un campione di 163 manager.

“Oggi quasi tutti gli operatori 5G possiedono reti 5G Non-Standalone (NSA), senza un core 5G dedicato, il che implica che la connessione 5G non può esistere autonomamente. Tuttavia, l’adozione delle reti autonome è destinata a crescere rapidamente: il 18% degli operatori di rete intervistati a livello globale alla fine del 2020 stava già implementando un core 5G standalone e un ulteriore 29% aveva intenzione di seguire presto questo esempio”, si legge nel report.

L’Europa indietro, ma sulla deadline in linea con altri Paesi

Anche se notevolmente più indietro rispetto al continente asiatico – il 22% degli intervistati ha dichiarato che è già in corso l’implementazione e il 41% che ha in programma di farlo a breve – circa il 90% degli intervistati in Europa prevede il completamento della transizione al 5G standalone entro la fine del 2023. Una risposta in linea con quanto dichiarato negli altri Paesi: Nord America (96%), Medio Oriente e Nord Africa (94%) e Asia (86%).

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5G, le sfide archietturali e la partita edge computing

In termini di preferenze architetturali per l’implementazione 5G, gli operatori intervistati hanno mostrato una predilezione per gli stack verticali forniti da un unico fornitore (l’opzione preferita del 73% degli operatori in tutto il mondo) rispetto a una strategia orizzontale e best-of-breed (23%).

L’edge computing, con la localizzazione della potenza di calcolo più vicino agli utenti finali, è destinato a rappresentare una delle caratteristiche principali delle reti 5G. A livello globale, la maggioranza degli operatori (60%) è pronta per una partnership o disposta a prendere in considerazione la collaborazione. Tuttavia, in Europa, solo il 18% afferma che collaborerà o ha collaborato con le piattaforme di cloud pubblico, per motivi di policy. Quattro operatori su dieci a livello globale hanno affermato di stare sviluppando le proprie reti edge o di avere intenzione di farlo.

“L’edge computing è fondamentale per mantenere la promessa del 5G di una connettività altamente efficiente con bassa latenza ed elevata capacità, e quindi è altrettanto fondamentale che gli operatori mobile dispongano di una strategia edge ben ponderata e sostenibile – commenta Bart Salaets, Senior Director of Solutions Engineering di F5 -. Gli operatori non possono puntare tutto su un singolo public cloud: le nuove soluzioni che F5 e altri stanno sviluppando mirano proprio a rendere più semplice per gli operatori di rete mobile distribuire e proteggere applicazioni e funzioni di rete su più cloud e ambienti edge”.

5G, la questione della sicurezza

Quali le sfide tecniche per garantire una transizione graduale dal 4G al 5G? Gli intervistati hanno identificato tre temi chiave: la necessità di una policy di sicurezza unificata tra 4G e 5G; la segnalazione e l’internetworking tra reti nuove e legacy; la sfida nel fare operare con successo le funzioni di rete virtuali (VNF) insieme alle funzioni native del cloud (CNF).

La sfida relativa all’unificazione delle policy di sicurezza tra le reti 4G e 5G è stata indicata al primo posto in particolare in Europa (61% degli intervistati), seguita dall’internetworking 4G/5G (53%) e dalla coesistenza VNF/CNF (53%).

“Le sfide tecniche identificate dagli operatori di rete mobile indicano quale sia la complessità nella gestione di reti 5G molto versatili e basate su tecnologie IT, che devono operare in parallelo con architetture 4G più tradizionali – puntualizza Salaets -. Sebbene queste sfide siano superabili, è fondamentale che gli operatori di rete mobile considerino pienamente tutti gli aspetti che riguardano la sicurezza e l’interoperabilità nell’adozione di architetture 5G cloud-native”.

Infine, Idg ha chiesto agli intervistati di valutare le funzionalità di sicurezza rispetto a nove categorie definendo la loro importanza per l’implementazione e il funzionamento iniziale di una rete 5G standalone. La prima indicata è il 5G core network signaling, seguita dalle difese DDoS e prevenzione delle intrusioni, dai servizi edge e IoT e dai servizi di configurazione della rete core. In Europa le preoccupazioni per la sicurezza per edge, IoT e cloud Ran sembrano maggiori.

Sono gli europei a dimostrarsi più ottimisti quando si tratta del potenziale del 5G nel soddisfare le aspettative elevate associate alla tecnologia.  Mentre il 64% degli intervistati in Asia e il 57% nel Nord America nutre forti dubbi sulla capacità del 5G di mantenere la promessa e di consentire lo sviluppo veloce di nuovi servizi per i clienti, solo il 34% degli intervistati in Europa ha la stessa preoccupazione, mentre la maggior parte ritiene tutto questo “estremamente stimolante”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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