L’INTERVISTA

Castellani (Intermatica): “5G e satellite alleati speciali”

Il presidente della telco: “Grazie alla nostra partnership con la costellazione OneWeb si potrà assicurare la copertura ‘near real time’ anche nelle aree del Paese dove la fibra non arriva. E i servizi potranno decollare”

Pubblicato il 31 Mag 2019

Castellani-Claudio-Intermatica

“Finché la rete 5G non avrà permeato ogni singolo angolo del territorio – e oggi stiamo facendo fatica a portarci la fibra ottica, che dovrà poi alimentare le celle 5G – come pensiamo di poter rendere disponibili applicazioni “critical real time” come la guida autonoma? Perché i nuovi servizi possano davvero svilupparsi, anche dal punto di vista commerciale, sarà necessaria una copertura omogenea del territorio, senza interruzioni del servizio tra centri urbani e periferie o aree meno popolate. E per arrivarci nei tempi più rapidi non basterà la fibra ottica: un aiuto importante potrà venire dalle reti satellitari a bassa orbita, come quella di OneWeb, che assicurano copertura e tempi di latenza compatibili con i servizi ‘near real time’. Una sorta di ‘5G -‘ che però non lascerà al buio nessuna area, nemmeno quelle in cui gli operatori tradizionali non vogliono o non possono infrastrutturare”. Ad aprire questa nuova prospettiva è in un’intervista a CorCom Claudio Castellani, presidente di Intermatica, società di telecomunicazioni e servizi telefonici specializzata in soluzioni integrate e globali per la telefonia fissa e mobile e satellitare.

Castellani, come sarà possibile rendere i servizi satellitari complementari a quelli delle reti terrestri?

Intermatica è il primo partner mondiale di OneWeb, un accordo prestigioso che permetterà all’Italia di essere il primo hub di test delle nuove soluzioni. L’obiettivo è quello di garantire lo sviluppo dei nuovi servizi: non si può pensare che ci siano aree con la copertura ottimale e altre con zero copertura, perché in questo modo alcune applicazioni perderebbero senso o non potrebbero funzionare. Tra il massimo e lo “zero” c’è una via intermedia, che renderebbe possibile il funzionamento di applicazioni critical real time in funzione del livello di copertura, ma senza rendere inutilizzabile il servizio. Già a febbraio sono stati lanciati i primi sei satelliti della costellazione OneWeb, degli oltre 600 totali, e a regime si arriverà a portare sull’Italia circa 50 gigabit per secondo di banda satellitare. Ci stiamo occupando tra l’altro di realizzare la rete di terra per OneWeb, di cui ci siamo assicurati tutta la banda disponibile sul territorio italiano, e a fine anno inizieremo i test tecnici con alcuni partner selezionatissimi.

Quali sono le caratteristiche di OneWeb che abilitano tempi di latenza compatibili con quelli del 5G?

Con le costellazioni satellitari standard non sarebbe possibile dare vita ad alcuna integrazione con la rete 5G, perché poggiano su sistemi geostazionari a 38mila chilometri di altezza, una distanza che impone una latenza di circa 700 millisecondi. OneWeb invece è una costellazione satellitare a bassa orbita, a 1.900 chilometri di altezza, in banda KU e non in banda L, quindi estremamente resiliente anche agli agenti atmosferici, con una latenza inferiore ai 50 millisecondi. Parliamo di una capacità di banda di ogni singolo endpoint che arriva a 400 megabit per secondo, con device dal prezzo contenuto che possono fare da backhauling per gli operatori, e con un costo industriale paragonabile a quello del 4G. Per sperimentare questa tecnologia abbiamo avviato una partnership con Ansaldo StS Hitachi e l’Università dell’Aquila che porterà alla certificazione della connettività satellitare sui treni per le esigenze di segnalazione e controllo, quindi per la gestione del traffico.

Quali sono le caratteristiche che vi hanno consentito di ritagliarvi il vostro spazio in un mercato particolarmente competitivo come quello delle Tlc?

Tra gli Olo siamo tra quelli che hanno in Italia la storia più lunga. Siamo nati nel 1997 come consulenti dei grandi player che cavalcavano l’onda della liberalizzazione, poi abbiamo deciso di metterci alla prova acquisendo la licenza di gestore telefonico. Tra i servizi satellitari abbiamo iniziato nei primi anni 2000 con la costellazione Thuraya, di cui siamo gold partner esclusivi sull’Italia. Abbiamo raggiunto un fatturato superiore a 28 milioni di euro, con un ebitda di oltre due milioni di euro, e 50 unità operative, persone giovani e motivate. Inoltre non ci limitiamo a vendere la capacità sia su satellite sia sulla nostra rete terrestre, ma vogliamo aggiungere sempre un valore applicativo, software ed hardware, e per questo abbiamo, qui a Roma, un piccolo centro di ricerca e sviluppo con il quale progettiamo e realizziamo prodotti e sistemi per le nostre reti.

Qual è oggi il valore aggiunto dei servizi satellitari, al di là delle prospettive che stanno per aprirsi con l’avvento del 5G?

Gli scenari applicativi sono essenzialmente due. La connessione satellitare diventa fondamentale dove non c’è copertura, a causa dell’impossibilità di infrastrutturare, come in mare, o dove ci sarebbe la possibilità ma non c’è convenienza economica a farlo. Questo introduce il tema del digital divide, dal momento che gli stessi operatori che hanno avuto mandato di infrastrutturare l’Italia si trovano di fronte a un problema che non è stato valutato correttamente dal legislatore, quello delle Isole. E’ il caso ad esempio dell’Isola d’Elba o della stessa Sardegna, dove per la fibra ottica non c’è sufficiente banda di connessione con il core network della penisola per garantire che tutti i cittadini possano avere i 100 megabit al secondo. Per questo oggi ci sono tavoli al ministero in cui si cerca di capire se si possa utilizzare la rete satellitare come backhauling verso il core network, scavalcando così la necessità, i tempi e i costi della posa dei cavi sottomarini.

E il secondo scenario operativo?

L’altro grande ambito di utilizzo delle reti satellitari è legato alla sicurezza e alla resilienza delle comunicazioni e alla gestione delle crisi. Tutte le comunicazioni che si appoggiano alla rete territoriale sono potenzialmente soggette a interruzioni di servizio, che siano dovute a catastrofi naturali o attacchi. Ma le infrastrutture critiche non possono correre questo rischio, e le reti satellitari garantiscono continuità. Tra i nostri clienti abbiamo Enel e Terna, per le quali copriamo più di 12mila punti della rete che non sarebbero altrimenti rilegabili. Utilizziamo sistemi fast deployment per rendere più semplice l’utilizzo dei servizi, e siamo in grado di fornire soluzioni per gestire il traffico di picco nelle zone di crisi, dove altrimenti le reti andrebbero al collasso. Con le nostre tecnologie riusciamo anche a garantire e supplire le ulteriori necessità di banda che si verificano per i picchi di utilizzo, utili anche nei momenti di saturazione per stagionalità.

Che investimenti fate per mantenere in sicurezza la vostra rete?

Le reti di Intermatica sono sicure, e questo vuol dire che non abbiamo mai smesso di preoccuparci cercare soluzioni all’avanguardia. Sulle nostre infrastrutture facciamo investimenti annui per la sicurezza a due cifre rispetto al fatturato, con una costante e continua innovazione tecnologica. Abbiamo tutto il reparto It interno, nemmeno una riga di software è acquistata da fornitori esterni. In seno al comitato antifrode interoperatore abbiamo sviluppato dei sistemi antifrode prototipali sul nostro network che poi sono stati sposati da grandi operatori e sviluppati sulle loro dimensioni di rete. In funzione del livello e della qualità della sicurezza richiesta noi la scaliamo fino addirittura a portare in casa della gateway i device di sicurezza. Abbiamo fatto grandi investimenti negli ultimi anni che ci hanno dato soddisfazioni importanti: i nostri sistemi sono stati adottati anche a livello istituzionale, ad esempio nel campo della strong authentication.

Cos’è l’internet of human?

l’Internet of things è sulla bocca di tutti da ormai 10 anni, ma abbiamo affrontato questo tema con un nostro partner, applicandolo alla sicurezza sul lavoro. In due direzioni: da una parte creando una rete locale per chi è impegnato a lavorare in zone dove non c’è copertura, grazie a una valigetta fast deployment semplice da usare. Dall’altra, mettendo punto un prototipo per il monitoraggio del corretto utilizzo dei ganci di sicurezza per gli operai che scalano i tralicci. Da qui, dal valore di questa soluzione per evitare incidenti spesso fatali, è nata l’idea di chiamare la soluzione “internet of human”.

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