SPETTRO RADIO

Frequenze, niente maxi-licenze. Le Tlc: “5G più lontano”

L’Estonia boccia la proposta della Commissione Ue che prevedeva di portare a 25 anni la durata minima delle licenze per l’utilizzo dello spettro radio. L’allarme degli operatori: “Per lanciare servizi in tutta Europa le telco hanno bisogno di norme armonizzate che facilitino gli investimenti”

Pubblicato il 28 Ago 2017

r. c.

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Bocciata. Dopo vari giudizi negativi riscossi da molti Paesi europei, la proposta della Commissione Ue per portare a 25 anni la durata delle licenze dello spettro radio incassa anche il diniego di un draft dell’Estonia cui spetta (fino a fine anno) la presidenza del Consiglio Ue. La proposta rappresentava uno dei capisaldi delle ipotesi degli executive Ue per riformare il settore Tlc, fortemente voluta dalle Tlc per dare certezza ai propri investimenti.

Il tema frequenze è all’ordine del giorno in Europa, in vista del lancio di 5G in tutto il blocco. La proposta della Commissione suggeriva che le licenze per l’utilizzo delle varie porzioni di spettro dovessero essere portato a 25 anni, dagli attuali 15-20. Una modifica per andare incontro alle società di Tlc che chiedono una riduzione della burocrazia e basi d’asta meno care. Soprattutto adesso, in un periodo in cui si stanno per assegnare le nuove tranche di spettro radio in preparazione delle grandi manovre per il futuro standard mobile.

“Senza la riforma proposta dalla Commissione, l’obiettivo 5G rischia di essere più lontano – ha detto Alessandro Gropelli, portavoce dell’Etno -. Per poter lanciare servizi in tutta Europa, le telco hanno bisogno di norme armonizzate che facilitino gli investimenti. Il successo delle auto connesse, dell’IoT e di molti altri settori dipende dalla capacità dell’UE di raggiungere l’obiettivo 5G”.

Il draft della presidenza Estone sarà soggetto a ulteriori negoziazioni nei prossimi mesi. Tali negoziazioni seguiranno l’approvazione della posizione ufficiale del Parlamento europeo prevista per l’11 settembre, salvo imprevist.

I governi hanno più volte rimandato al mittente i tentativi della Commissione di armonizzare le regole europee per le aste delle frequenze, spesso in grado di portare grandi quantità di risorse nelle casse degli Stati. La proposta era stata presentata dalla Commissione a settembre 2016. Ma sul tema da tempo c’è un braccio di ferro in corso. Da un lato la Commissione Ue che, Andrus Ansip in testa, puntava a inserire nel pacchetto di riforma delle Tlc un limite minimo per la durata delle licenze d’uso – 25 anni. Dall’altro gli Stati membri, anzi 15 di loro – Italia e Germania fra essi – che In un position paper di aprile hanno rivendicato autonomia totale nelle decisioni e fanno quadrato intorno al potere delle proprio authority: in ballo, sostengono, c’è la spinta all’innovazione che licenze troppo lunghe potrebbero mettere a rischio. Ma sotto sotto si nasconde il timore di un impatto sugli incassi che gli Stati possono sperare di realizzare con le aste frequenze.

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