L'INTERVENTO

Il ceo di Ericsson Börje Ekholm: “Sul 5G è ora di fare chiarezza”

L’Europa rischia di restare indietro ma le motivazioni vanno oltre le questioni legate alla sicurezza delle reti. “Il problema vero? La mancanza di spettro ed i suoi alti costi. E le normative che bloccano il progresso”. In un lungo post tutte le questioni sul piatto. E l’appello ai decision maker di sgombrare il campo dalle incertezze

Pubblicato il 18 Feb 2019

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Il 5G è un’infrastruttura critica. E in quanto tale la sicurezza sarà inevitabilmente questione di scelte tecnologiche e delle conseguenti procedure operative che saranno messe in atto. Ma non è e non sarà l’unica questione sul piatto. E nemmeno la più stringente. Questa, in sintesi, la posizione di Ericsson, che alla vigilia del Mobile World Congress di Barcellona, dove l’azienda si prepara ad annunciare numerose novità, ha deciso di intervenire sulle questioni chiave nell’agenda della quinta generazione mobile.

Il “caso” cinese – con Huawei & co strette nella morsa di un braccio di ferro geopolitico da rinnovata guerra fredda – è diventato un tema di cronaca ma soprattutto di business.

L’Europa non ha ancora preso una posizione chiara ma è evidente che le network company europee e tutta la filiera e il relativo indotto non possono e non devono restare alla finestra. Il fairplay dimostrato finora – nessuna delle aziende in questione ha “approfittato” della situazione per tentare lo sgambetto ai cinesi – è la prova provata che quel che conta non sono le “generalità” ma l’affidabilità tecnologica e un clima di corretta e sana competizione. Ed è proprio questa la strada scelta da Ericsson, la network company continentale per eccellenza.

Poco spettro, alti costi e normative anacronistiche

“Nelle ultime settimane, la stampa ha riportato notizie secondo le quali l’Europa rischia di restare indietro sul 5G. È vero che esiste questo rischio, ma non è altrettanto vero che ciò sia dovuto al fatto che gli operatori mobili europei non abbiano accesso alla giusta tecnologia”: Börje Ekholm, ceo e presidente di Ericsson, sul blog dell’azienda, sgombra il campo dalle “fake news” e analizza punto per punto le “reali” questioni sul piatto. “Il problema è la mancanza di spettro, l’alto costo dello stesso e le tutte le normative che bloccano il progresso. Ad esempio, nella maggior parte dei Paesi europei, le aste per lo spettro non si sono nemmeno svolte”, si legge nel post. “Quando parliamo con i nostri clienti, è chiaro come siano influenzati da questa incertezza. Hanno fatto grandi investimenti e continueranno a farli per avere reti dalle prestazioni elevate. La posta in gioco è alta e comprendiamo che la continua incertezza influirà sulla loro capacità di andare avanti”.

La questione della sicurezza delle reti

La questione della sicurezza avrà il suo peso, ma anche su questo fronte Ekholm ci tiene a sottolineare come stiano davvero le cose: “Gran parte della discussione sul 5G a livello globale è focalizzata sulla sicurezza. Quando si parla di 5G, la sicurezza non è una componente aggiuntiva, ma viene integrata sin dall’inizio come parte del processo di standardizzazione. Ecco perché il 5G è la generazione di reti più sicura di sempre”. E puntualizza che in relazione al software incorporato nella parte Core delle reti 5G, “Ericsson, come la maggior parte degli altri fornitori di software, esegue dei test durante la fase di sviluppo. Questo ha il vantaggio di fornire un feedback immediato e consente di risolvere prontamente i problemi come parte del normale sviluppo. I test successivi allo sviluppo vengono proposti talvolta come mezzo per ottenere la sicurezza di reti live. Questa è una decisione che dovranno prendere i policy makers e, se verrà resa obbligatoria, noi siamo pronti a conformarci”.

Il ceo evidenzia però che si tratta di uno “strumento insufficiente”, visto che “i test di laboratorio danno una rappresentazione limitata di una rete poiché è legata ad un dato momento nel tempo e ad una specifica configurazione di test”. Si rischia dunque di “rallentare l’innovazione e di ritardare il time-to-market, inclusi i nuovi aggiornamenti di sicurezza” ed anche di generare “costi aggiuntivi all’intero sistema, mentre lo sviluppo del software moderno si basa su continue implementazioni di nuove versioni e funzionalità”. In particolare, i casi critici di utilizzo del 5G, come la guida autonoma e il manufacturing, “richiederanno un ampliamento dei test necessari, rallentando ulteriormente lo sviluppo di nuovi business case industriali”.

Acceleratore sugli investimenti

In attesa che i nodi vengano sciolti Ericsson continua a spingere l’acceleratore sugli investimenti: “Siamo stati i primi a lanciare le reti commerciali negli Stati Uniti e abbiamo già implementato reti 5G operative, basate su tecnologia commerciale in Europa, Australia e Asia”, puntualizza il ceo. Negli ultimi due anni l’azienda ha assunto 4.000 nuovi ingegneri nella Ricerca e Sviluppo per lo sviluppo del 5G, ha annunciato accordi con 10 operatori (battendo qualsiasi concorrente) e 42 protocolli d’intesa. E ha consegnato oltre 3 milioni di siti radio. “Siamo sulla soglia di un cambiamento tecnologico globale che porterà nuove opportunità, nuove efficienze e nuovi modelli di business – conclude Ekholm-. Tutto ciò va oltre il nostro settore. È un cambiamento per l’intera società”.

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