LO STUDIO

Aerospazio, Squinzi: “Necessari investimenti per la ricerca”

Il presidente di Confindustria parla durante la presentazione del rapporto “Il contributo di Finmeccanica all’Italia”. Il gruppo, secondo lo studio Prometeia-Oxford Economics, produce un valore aggiunto di 3,5 miliardi di euro, con 42mila occupati diretti e 1,4 miliardi di gettito fiscale

Pubblicato il 28 Nov 2013

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“Nel campo dell’aerospazio occorrono investimenti per la ricerca tecnologica, per innovare e testare nuove tecnologie. Sono interventi necessari per mantenere l’attuale posizionamento strategico e continuare a rappresentare un’eccellenza. Gli investimenti nell’aerospazio e nella sicurezza sono produttivi, generano ricchezza, progresso nelle tecnologie, occupazione qualificata per le imprese e rafforzano l’industria italiana nei confronti dei partner industriali dei Paesi più avanzati”.

Lo ha detto Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, prendendo parte ieri sera alla presentazione del rapporto “Il contributo di Finmeccanica all’Italia”, nella sede del Centro studi americani a Roma.

Lo studio, realizzato per Finmeccanica da Prometeia in collaborazione con Oxford Economics, realizza una fotografia del peso della presenza dell’azienda nel Paese. Al dibattito, moderato dal direttore di Limes Lucio Caracciolo, hanno partecipato insieme a Squinzi Massimo Mucchetti, presidente della Commissione industria al Senato, Guido Crosetto, tra i fondatori di Fratelli d’Italia, sottosegretario alla Difesa nel quarto governo Berlusconi, e Angelo Tantazzi, presidente di Prometeia. In platea era presente Mario Mauro, ministro della Difesa, mentre le conclusioni sono state riservate ad Alessandro Pansa, direttore generale e ad di Finmeccanica.

L’analisi presentata ieri è stata svolta su tutte le attività Finmeccanica che generano valore sul territorio italiano, con dati riferiti al 2012. Quanto agli impatti diretti, lo studio ha stimato che il valore aggiunto generato da Finmeccanica è stimabile in 3,5 miliardi di euro (lo 0,6% del Pil italiano), con oltre 42mila occupati e 1,4 miliardi di gettito fiscale. La ricerca stima il valore della produzione in 11 miliardi di euro, e sottolinea che 2/3 dei beni prodotti dal gruppo vengono esportati. Per dare un’idea più precisa di questa grandezza, si può aggiungere che le esportazioni di Finmeccanica pesano per l’1,9% sul totale delle esportazioni italiane, a livello quindi dell’intero export di mobili.

Il valore aggiunto per occupato diretto, secondo i calcoli di Prometeia e Oxford economics, è di 83.500 euro, il 47% in più rispetto alla media nazionale, e quasi il 60% è generato in settori strategici come l’industria hi-tech e i servizi ad altra conoscenza. Per ogni euro di valore aggiunto creato da Finmeccanica in Italia si generano 1,6 euro di valore aggiunto nell’economia del Paese. Sul fronte dell’innovazione, lo studio stima che le 42.290 unità fi occupati diretti nel gruppo sostengono 90mila occupati in Italia, per un totale, compreso quindi l’indotto, di più di 132mila persone.

”Il modello dei consumi occidentale deve cambiare, e dirigersi verso la produzione di beni collettivi come ambiente, conoscenza e sicurezza – ha detto Alessandro Pansa – Di questi beni collettivi Finmeccanica ne produce due, conoscenza e sicurezza”. Quest’ultima, tra l’altro, secondo l’ad di Finmeccanica, non significa soltanto “difesa dei confini della patria ma piuttosto certezza della trasmissione delle informazioni, si pensi alla cyber security, o alla possibilità, per chi fa importanti investimenti, di poterlo fare con grande tranquillità. Produrre beni collettivi – ha concluso Pansa – rappresenta un valore aggiunto anche per il Paese”.

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