IL SORPASSO IN DIECI ANNI

Agcom: le big tech battono le telco su profitti e ricavi

Sull’utile ante imposte lo stacco è di 250 miliardi. Sul fronte fatturato gli Ott dominano con 1.450 miliardi di dollari contro 960 miliardi degli operatori, redditività netta doppia. E c’è anche il tema della pressione fiscale: su Google & co è inferiore di 10 punti

Pubblicato il 07 Lug 2022

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Negli ultimi dieci anni i ricavi delle telco si sono drasticamente ridotti a favore di quelli delle piattaforme digitali, a tal punto che, se nel 2012, i ricavi aggregati delle aziende telecom risultavano più che doppi rispetto a quelli delle piattaforme (circa 800 miliardi contro 360 miliardi di dollari), nel 2018-2019 le cifre erano sostanzialmente pari, mentre nel 2021 i ricavi delle piattaforme digitali hanno superato quelli delle telco (1.450 miliardi di dollari, contro 960 miliardi circa). Il dato emerge dal rapporto pubblicato da Agcom intitolato “Piattaforme digitali e telco a confronto – 2012- 2021”.

L’analisi mette a confronto le principali dinamiche economiche, patrimoniali e reddituali registrate nel decennio 2012-2021 da alcune tra le principali piattaforme digitali e da un significativo campione di operatori telefonici presenti in Europa, Stati Uniti, Cina e Giappone.

Tra gli Ott sono stati considerati Amazon, Apple, Facebook/Meta, Google/Alphabet, Microsoft, Netflix, Spotify, Twitter; mentre nel secondo campione sono presenti At&t, British Telecom, China mobile, China Telecom, Deutsche Telekom, Iliad, Orange, Swisscom, Telefonica, Tim, Verizon, Vodafone. In generale, gli operatori europei sono quelli che risultano più in sofferenza.

Lo studi si base sui report aziendali rivolti alla comunità finanziaria (comunicazioni trimestrali e bilanci annuali).

Telco a confronto con le piattaforme digitali

Tra il 2012 ed il 2021, la crescita media annua (Cagr) delle piattaforme è stata del 16,8%, valore nettamente superiore a quanto fatto registrare dalle telco nel loro complesso (2,1%). Tra le piattaforme, Facebook (ora Meta) ha registrato la dinamica di crescita più intensa (+41,8% in media all’anno).

L’andamento dei ricavi delle telco è maggiormente articolato, a seconda delle aree continentali di riferimento: gli operatori asiatici sono risultati quelli maggiormente dinamici, sia in termini annuali (con una crescita del 7,3% nel 2021), sia rispetto all’intero periodo considerato (+3,2% medio annuo). La crescita più contenuta nell’intero periodo è stata registrata dagli operatori europei (+1,0% medio annuo), con andamenti negativi per Orange, Telefonica, Tim e Swisscom.

La forbice tra il margine netto delle piattaforme e quello delle telco (nel 2021 352 miliardi contro 139 miliardi di dollari) si amplia a partire dal 2017. In rapporto ai ricavi per tutto il periodo considerato, il valore relativo alle piattaforme è significativamente maggiore rispetto al corrispondente risultato ottenuto dagli operatori telefonici (nel 2021, 24,2% contro 14,5%).

Analoga tendenza si osserva circa l’andamento dell’utile ante imposte: a partire dal 2014, il valore relativo alle piattaforme è sempre superiore a quello registrato per le telco e la forbice si è gradualmente ampliata, fino ad arrivare ad una differenza, lo scorso anno, pari a quasi 250 miliardi di dollari (378 miliardi contro 131 miliardi di dollari).

In rapporto ai ricavi, l’utile ante imposte delle piattaforme risulta in media circa il doppio rispetto a quello delle telco (in media, nei 10 anni, 22,8% contro 11,7%).

Tra le piattaforme, nel 2021, Apple è quella che presenta l’utile ante imposte più elevato in valore assoluto (116,9 miliardi di dollari), seguita da Google (91 miliardi) e Microsoft con circa 80 miliardi di dollari.

Tra le telco, sono gli operatori statunitensi a registrare l’utile ante imposte di maggiori dimensioni e, allo stesso tempo, la profittabilità più elevata (18,6% in rapporto ai ricavi), mentre gli operatori europei, anche in ragione di più intense dinamiche competitive nei mercati domestici, mostrano margini assai più contenuti, pari all’8,9% dei ricavi nel 2021, in moderato rialzo rispetto al valore medio (8,1%) degli ultimi cinque esercizi contabili.

Imposte e utile netto: per le piattaforme “meno pressione fiscale”

Riguardo alle imposte (algebricamente intese quale differenza tra utile ante imposte e utile netto), nei dieci anni studiati la differenza in rapporto all’utile ante imposte è stimabile in una media annua nel 19,4% per le piattaforme e del 21,9% per gli operatori telefonici.

Anche a seguito della riforma fiscale introdotta negli Usa a fine 2017, nel triennio 2019-2021 la pressione fiscale delle piattaforme digitali sia di circa 10 punti percentuali inferiore a quella delle telco (14,4% contro 24,3%).

Analogo trend a quello del risultato ante imposte si osserva, conseguentemente, per quello del risultato netto, che è passato da 95 miliardi a 325 miliardi di dollari per le piattaforme negli ultimi cinque esercizi contabili, mentre quello delle telco, ad eccezione del 2017, si mantiene sempre al di sotto dei 100 miliardi. Poco meno del 50% dell’utile aggregato delle telco analizzate è stato ottenuto dai due operatori statunitensi inclusi nell’analisi (Verizon e At&t).

In rapporto ai ricavi, la redditività netta delle piattaforme risulta sostanzialmente doppia rispetto a quanto emerso per gli operatori telefonici (in media nei 10 anni pari 18,3% contro 9,1%); tale forbice si è ampliata (22,4% contro 9,9%) nel 2021.

La liquidità delle piattaforme digitali è quasi cinque volte di più

La maggiore redditività delle piattaforme ha rilevanti effetti sull’ammontare delle poste contabili dell’attivo patrimoniale. Nel triennio 2019-2021, la liquidità – in sostanza, la “potenza di fuoco finanziaria” a disposizione delle imprese per investimenti e acquisizioni – delle telco è stata pari al 31 dicembre di ciascun anno, in media a poco meno di 120 miliardi di dollari, rispetto ai circa 500 miliardi a disposizione delle piattaforme.

Tali somme eccedono di gran lunga il fabbisogno per le normali attività operative ed in parte rilevante vengono reinvestite in titoli del debito pubblico, azioni, obbligazioni ed altri strumenti finanziari dando conseguentemente luogo ad ulteriori introiti. Ad esempio, nel 2021 il reddito ante imposte delle piattaforme risulta superiore al margine netto (la differenza tra le due poste è sostanzialmente rappresentativa della gestione finanziaria) per circa 25 miliardi (378 contro 352) mentre, corrispondentemente, nelle telco è inferiore di 8 miliardi (131 contro 139 miliardi di dollari).

Conseguentemente risulta notevolmente diversa la rilevanza che le poste contabili a breve termine hanno in rapporto all’attivo patrimoniale complessivo: nel 2021, per le piattaforme questo rapporto è pari al 28,2% contro il 5,1% delle telco. Analoghe risultanze si ottengono guardando al più ampio perimetro contabile rappresentato dalle attività correnti (current assets), aggregato che ovviamente viene evidenziato con l’obiettivo di ridurre eventuali disomogeneità metodologiche, sia tra i due macro aggregati che tra le singole imprese all’interno di ciascun gruppo, nell’allocazione delle singole poste contabili.

Il valore del rapporto tra patrimonio e passività complessive delle piattaforme è costantemente superiore a quanto risulta per le telco, anche se la differenza tra i due valori è andata nel tempo riducendosi (nel 2012 erano pari rispettivamente al 62,0% e 39,5%; nel 2021 il valore del rapporto era pari, rispettivamente, a 44,5% vs 35,8%).

Tale differenza si traduce in un minore ricorso, da parte delle piattaforme, al capitale di terzi, riducendo in tal modo gli oneri finanziari e liberando conseguentemente risorse per la gestione corrente e per scelte di investimento.

Gli investimenti: le telco spendono il doppio

Gli investimenti effettuati dalle telco, storicamente, risultano sempre superiori a quelli delle piattaforme. Va peraltro osservato come per gli operatori telefonici, nel corso del periodo esaminato, l’importo annuo degli investimenti non abbia evidenziato consistenti variazioni (in particolare, a partire dal 2015 pari a circa 160 miliardi annui), mentre per le piattaforme questi sono più che quadruplicati, passando progressivamente da circa 30 di inizio periodo agli oltre 140 miliardi dello scorso anno.

In rapporto ai ricavi gli investimenti delle piattaforme rimangono significativamente inferiori a quanto corrispondentemente risultante per gli operatori telefonici: negli ultimi 5 anni, in media, questi hanno effettuato investimenti annui per poco meno del 17,7 % dei ricavi (9,3% nel caso delle piattaforme) e nel 2021 tale rapporto nella sostanza non è cambiato (18,1% vs 9,8%).

Occupati: nelle piattaforme sono più produttivi

Nel 2021, il numero di addetti complessivi dei due aggregati si equivale (1,99 milioni gli addetti delle piattaforme contro i 2,15 milioni delle telco). Tali risultati derivano da percorsi assai differenziati: la crescita delle prime è in larga parte dovuta ad Amazon, la quale solo negli ultimi 5 anni ha incrementato di circa 1 milione i propri dipendenti.

Allo stesso tempo gli occupati delle altre piattaforme nell’intero periodo sono passati da 230 mila a 570 mila, con un incremento medio annuo del 10,7%, valore notevolmente più elevato di quanto registrato dalle telco (+1,2%) i cui addetti, peraltro, sono tendenzialmente declinanti a partire dal 2015.

Il dato medio è peraltro frutto di tendenze diverse, a seconda delle aree geografiche di riferimento: nell’intero periodo i tre operatori asiatici hanno nel complesso incrementato gli addetti di 350 mila unità, mentre le imprese statunitensi e quelle europee, rispettivamente, le hanno ridotte per oltre 100 mila e 40 mila unità.

Nel 2021 ciascun dipendente delle telco ha prodotto ricavi per 440 mila dollari (410 mila nel 2012), contro i 730 mila delle piattaforme, valore che sale, escludendo Amazon, a 1,7 milioni di dollari per addetto (1,3 milioni nel 2012). Con riferimento all’utile ante imposte per addetto, nel 2021 ciascun dipendente delle telco ne ha prodotto per 60 mila dollari, contro i 190 mila delle piattaforme, dove, escludendo Amazon, il valore sale a 600 mila dollari per addetto.

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