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Analisi di mercato Agcom, l’allarme dei provider: “No alla deregolamentazione”

Marco Fiorentino, vice presidente Aiip, si schiera contro un possibile orientamento dell’Autorità ad alleggerire le regole su base geografica

Pubblicato il 27 Ott 2014

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I provider italiani sono contrari a un alleggerimento delle regole, ipotizzato in vista delle nuove analisi di mercato Agcom, su base geografica. Il rischio è non solo di danneggiare la concorrenza, ma anche di penalizzare gli stessi investimenti, secondo Marco Fiorentino, vice presidente Aiip (Associazione dei principali provider internet italiano).

Si avvicinano le nuove analisi di mercato Agcom. C’è qualcosa che vi preoccupa?

Sì: la deregolamentazione su base geografica. L’Autorità deve decidere se ci sono le condizioni per fare questo passo e a nostro avviso non ci sono. E il motivo è che Telecom Italia controlla ancora il 95 per cento del mercato bitstream (all’ingrosso). In prospettiva queste condizioni potrebbero esserci per il mercato consumer, ma non per quello business.

Però ci sono differenze nei livelli di competizione, sul territorio, e ci sono città dove ormai c’è un certo equilibrio grazie all’unbundling

Sì ma questo non c’è sul bitstream, dove Telecom ha una quota schiacciante di mercato anche nei grandi comuni.

La tesi opposta è che la deregolamentazione è necessaria per rilanciare gli investimenti. Non solo quelli di Telecom, ma anche quelli degli operatori alternativi, verso l’unbundling e il sub loop unbundling.

Si potrebbe semplicemente rispondere che la regolamentazione europea, in queste condizioni di mercato, non consentono la deregolamentazione. Ma aggiungiamo un altro elemento: non è vero che le attuali regole disincentivano gli investimenti.

E da cosa lo si evincerebbe?

Dal bilancio di Telecom Italia. Il ritorno degli investimenti garantito dalle regole, sulle offerte all’ingrosso, è più del doppio rispetto al ritorno degli investimenti complessivo (5 per cento nel 2013). In realtà Telecom vuole la deregolamentazione non per investire di più ma per conquistare quote di mercato al dettaglio. Di contro, se le regole spingono verso una concorrenza infrastrutturale, togliendo il vantaggio a utilizzare, con il bitstream, le reti altrui, costringono gli operatori a una duplicazione nelle zone ricche a scapito delle città minori. Detto questo, saremmo contenti se in Italia ci fosse una concorrenza sul mercato bitstream. Ma avverrà solo se le offerte all’ingrosso alternative avranno la stessa qualità di quelle Telecom Italia. E al momento, secondo noi, così non è in quanto il doppino di rame è oggi comunque controllato da Telecom.

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