Analysys Mason: “Boom dei dati mobili? Previsioni esagerate”

Secondo l’istituto di analisi le previsioni sulla crescita al raddoppio del traffico dati in mobilità non corrispondono a realtà. “Attenzione agli investimenti nell’Lte prima che ci sia vera domanda”

Pubblicato il 09 Nov 2010

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Corsa all’Lte, quanto è giustificata? I risultati dell’ultimo
studio di Analysys Mason rassicurano gli operatori di rete mobile:
possono facilmente soddisfare la domanda sui loro network agli
attuali tassi di crescita senza ingenti investimenti nell’Lte;
anzi i carrier potrebbero superare questa prima fase di crescita di
mercato con tassi di entrate per byte significativamente migliori e
margini più robusti.

“Si esagera parecchio quando si dice che gli operatori mobili
devono fronteggiare una pressione in costante aumento sulle loro
reti e che devono usare ogni risorsa possibile per allineare costi,
revenue e traffico. Il problema con questa idea secondo cui ci
sarebbe una valanga di dati mobili che minaccia le reti è che non
è sostenuta da una concreta misura del traffico sui network
mobili”, afferma Rupert Wood, Principal Analyst di Analysys
Mason.

Il punto è proprio questo: misurare la crescita del traffico di
dati mobili. Tale crescita in Europa, dice Analysys Mason, non sta
affatto raddoppiando ogni anno, come spesso si legge. “Il nostro
studio indica che anche se il traffico di dati mobili in Europa è
cresciuto del 110% nel 2009, aumenterà di circa il 35% nel 2010 e
nessun segnale lascia prevedere che nel 2011 salirà a tassi più
alti”, nota Wood.

Secondo l’analista, occorre anche valutare in modo accurato le
dimensioni relative e le diverse tipologie di traffico di dati
mobilli. Il traffico di mobile broadband generato dai Pc è
decisamente la parte più consistente, pari a oltre il 90% del
totale, ma è anche quella che cresce più lentamente. “Anzi in
alcuni mercati la crescita del traffico di mobile broadband è
piatta”, afferma Wood. “La base utenti continua a crescere, ma
ciascun abbonato usa in media sempre meno dati”.

Altra area poco compresa, secondo lo studio, è la porzione dei
dati generata dagli smartphone che effettivamente viaggia sulle
reti cellulari. Secondo Wood, si tratta in realtà di una fetta
piccola, addirittura del 10–20% del traffico totale in Paesi dove
la maggior parte delle abitazioni possiede una connessione di banda
larga fissa. “Il grosso del traffico degli smartphone viene
generato indoors e la maggior parte viaggia dunque su reti wi-fi o
di broadband fisso. Gli operatori mobili non possono influenzare di
molto il comportamento dei consumatori da questo punto di
vista”.

La buona notizia è che i carrier hanno tutto da guadagnare da
questi trend evidenziati da Analysys Mason. Se trarranno più
entrate per byte dai dati dei cellulari che dai dati dei Pc,
otterranno un mix sempre più redditizio di dati ad alto valore e a
basso valore senza che vi sia una dannosa pressione sulla capacità
dei loro network. Il pericolo che potrebbero fronteggiare sul breve
termine è di non riuscire a mantenere alti i prezzi, ma preoccupa
ancor di più il rischio, sul lungo periodo, che gli operatori
mobili realizzino investimenti eccessivi nell’Lte, prima che vi
sia vera domanda. Ciò, nota Wood, svaluterebbe ulteriormente il
business del trasporto dati.

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