DELOITTE

App economy, è finita l’età dell’oro

L’allarme di Deloitte: in declino il business delle applicazioni. Nel Regno Unito nove utenti su dieci non le acquista mai. I margini sono sempre più in mano ai grandi player, che sfruttano la maggiore visibilità creando barriere all’entrate per i newcomer

Pubblicato il 18 Ago 2014

Domenico Aliperto

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Hai voglia di parlare di startup e new economy come inesauribile antidoto alla crisi. Anche un mercato – quello delle app per i dispositivi mobile – che ha sempre dato l’idea di performare in controtendenza rispetto alle dinamiche di altri settori, pare in procinto di rallentare. Lo dice uno studio Deloitte, che ha analizzato il comportamento dei possessori di smartphone in Gran Bretagna. Un terzo degli utenti non scarica nemmeno una app al mese, mentre nove persone su dieci affermano di non spendere un singolo penny sui software dedicati a telefonini e tablet.

Secondo Deloitte è lecito aspettarsi il raggiungimento di un tetto alla crescita di un business che a livello mondiale mette in movimento circa 25 miliardi di dollari (fonte: Gartner). “Stiamo raggiungendo un limite per quanto riguarda il download negli app store britannici”, ha precisato Paul Lee, analista di Deloitte, parlando con il Financial Times e sottolineando che la Gran Bretagna è diventato un punto di riferimento per lo studio dell’industria mobile e per fare quindi previsioni attendibili.

La ricerca segue a ruota un’altra indagine, redatta da King Digital Entertainment, che ha messo in evidenza la rapida e inaspettata decrescita di fatturato di Candy Crush Saga, un videogame per smartphone e tablet che aveva ottenuto un grandissimo successo. Mentre, sempre non più di un mese fa, Google e Apple avevano pubblicato una serie di report in cui magnificavano gli effetti benefici che le app stanno recando all’economia reale.

Forse, sembra sottintendere Deloitte, il lavoro autonomo e le startup sono in continuo aumento. Ma come la mettiamo con le revenue, e soprattutto con i margini? A fare la parte del leone ci sono sempre le grandi software house e le dotcom, che attraggono la maggior parte degli utenti disposti a scaricare app a pagamento. Si tratta di un cane che si morde la coda, perché chi ha più visibilità tenderà ad averne in misura sempre maggiore, costruendo barriere all’entrata per un settore che solo apparentemente sembra offrire chance a chiunque abbia una buona idea.

Per Stuart Hall, fondatore di Appbot, società specializzata nell’analisi del mercato delle app e sviluppatore di software, la crescita del bacino di consumatori ha reso la situazione complessa per i nuovi entranti, che avevano vita più facile quando il proprio pubblico era composto prevalentemente da appassionati aperti alle novità. Allo stesso modo la pensa Ouriel Ohayon, numero uno di Appsfire, che sostiene che chi è fuori dalle prime 2-300 applicazioni scaricate a livello mondiale difficilmente riuscirà a vedere qualche margine di guadagno.

Lee ha dichiarato che il mercato delle app non si sta contraendo. Stando alle sue analisi stanno più che altro aumentando gli utenti occasionali, che adoperano un minor numero di programmi in un mondo in cui i software ad hoc continuano ad aumentare esponenzialmente. Va comunque precisato che la percentuale di utenti che non scarica mai app è pari al 31%, mentre diminuisce il numero pro capite di app scaricate: rispetto alla rilevazione condotta lo scorso anno, si è passati da una media di 2,32 a una media di 1,82 applicazioni a testa.

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