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Asstel: Banda larga, l’Italia è prima per investimenti

Il presidente Cesare Avenia anticipa i dati del 3° Rapporto sulla filiera delle Tlc: “Gli operatori hanno continuato ad investire in Ngn nonostante la crisi”. Copertura ad almeno 2 mega nel 90% del Paese, ma il problema resta la domanda

Pubblicato il 14 Giu 2013

F.Me.

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“Sulla banda larga l’Italia non sconta particolari arretratezze di tipo infrastrutturale rispetto all’Europa, essendo assicurata la copertura alla velocità di almeno 2 Mb/s al 90,6% della popolazione, di cui il 34,9% può usufruire di connessioni tra 2 e 20 Mb/s e 55,7% ad almeno 20 Mb/s. Anzi nel 2012 gli operatori di Tlc, nonostante la crisi che ha colpito pesantemente anche il settore delle telecomunicazioni, hanno continuato a investire in reti e tecnologie destinate in breve a risolvere le situazioni di digital divide e dare avvio alla realizzazione delle Ngn, riuscendo così a mantenere il più alto livello di investimenti nella Ue5”. Lo afferma Cesare Avenia, presidente di Assotelecomunicazioni-Asstel, anticipando alcuni risultati emersi dal 3° Rapporto sulla filiera delle Telecomunicazioni in Italia, realizzato da Analysys Mason su indicazioni derivanti dal confronto fra imprenditori e sindacati così come previsto dal contratto di categoria. Il Rapporto completo verrà presentato mercoledì 19 in conferenza stampa a Roma a cui parteciperanno, oltre ad Avenia, i segretari generali di Slc-Cgil Massimo Cestaro, di Fistel-Cisl Vito Vitale e di Uilcom-Uil Bruno Di Cola.

“Altra cosa – continua Avenia – è considerare il tasso di penetrazione della banda larga cioè della domanda di connessioni veloci, su cui effettivamente il nostro paese è invece in netto ritardo come ha rilevato di recente la stessa Commissione Europea. Ritardo attribuibile sia al diffuso analfabetismo digitale sia alle lentezze con cui si sta procedendo nell’attuazione dell’Agenda digitale, da cui lo scarso sviluppo nel nostro paese dell’e-commerce, dell’ e-government e dei servizi online in genere”.

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