TELEVISIONE

Asta frequenze, si candida solo Cairo

Ora il gruppo proprietario di La7 ha 30 giorni per presentare l’offerta economica per uno o più dei tre lotti. Il sottosegretario alle Comunicazioni Giacomelli: “Positivo che non sia andata deserta”

Pubblicato il 15 Apr 2014

L.M.

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Solo il gruppo Cairo Communication, proprietario de La7, ha presentato domanda di partecipazione all’asta per l’assegnazione delle frequenze televisive del digitale terrestre (ex beauty contest) bandita dal ministero dello Sviluppo economico due mesi fa. Lo riferisce una nota del dicastero, facendo riferimento alla pubblicazione del bando e del disciplinare di gara a febbraio per l’assegnazione di nuovi diritti d’uso per le frequenze televisive digitali, con una base d’asta per i tre lotti di 90,750 milioni di euro. Il bando, che è scaduto oggi a mezzogiorno, esclude gli operatori che detengono tre o più multiplex come Mediaset, Rai e Telecom Italia Media Broadcasting.

Il ministero ora valuterà i requisiti amministrativi della domanda, mentre il gruppo Cairo “avrà trenta giorni di tempo per presentare l’offerta economica per uno o più dei tre lotti di frequenze messi a gara, con il vincolo della copertura del 51% della popolazione italiana entro 5 anni”.

“È certamente positivo che la gara per le frequenze tv non sia andata deserta” ha commentato il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, aggiungendo che è ancora “presto per dire se l’esito sarà sufficiente per chiudere la procedura d’infrazione della Commissione europea, come noi ci auguriamo”.

La Ue ha, infatti, aperto nel 2005 una procedura contro l’Italia in merito all’assegnazione delle frequenze tv.

Giacomelli ha poi osservato che “quella del passaggio dall’analogico al digitale terrestre è una vicenda lunga, fatti di aggiustamenti successivi, perdite di tempo e occasioni mancate, a partire dalla deludente gestione dello switch-off. Ora, però, – ha esortato – guardiamo avanti”.

Sulla partecipazione all’asta del gruppo Cairo, il Sottosegretario ha detto che “è un segnale di vitalità di un settore che si sta rapidamente evolvendo, come confermano le notizie di questi giorni nel segno della convergenza tra tv e telecomunicazioni. Il governo – ha concluso – intende favorire questa evoluzione con una riforma organica del settore che premi competitività, innovazione e volontà di investimento”.

Il bando e il disciplinare sono stati redatti in aderenza a quanto disposto dall’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) con la delibera 277/13/Cons dell’aprile scorso e alle indicazioni pervenute dalla Commissione europea.

I punti fondamentali sono i seguenti: all’asta andranno frequenze che compongono tre reti televisive digitali terrestri nazionali con un diritto d’uso ventennale non trasferibile per i primi tre anni a comporre i seguenti lotti: a) Lotto L1 con l’utilizzo dei canali 6 e 23 con una copertura nominale stimata di popolazione pari all’89,5% b) Lotto L2 con l’utilizzo dei canali 7 e 11 con una copertura nominale stimata di popolazione pari al 91,1% c) Lotto L3 con l’utilizzo dei canali 25 e 59 con una copertura nominale stimata di popolazione pari al 96,6%.

Il provvedimento consente di concorrere per tutti e tre i lotti (L1, L2, L3) ai soli nuovi entranti o piccoli operatori (cioè che detengono un solo multiplex), di concorrere per due lotti (L1 e L3) agli operatori titolari di due reti in Dvb T; agli operatori integrati, attivi su altre piattaforme con una quota di mercato superiore al 50% della tv a pagamento (Sky) al solo lotto L1.

A questo proposito pochi giorni fa Sky Italia si è tirata ufficialmente indietro. “Fatico a trovare buone ragioni per partecipare” ha detto Eric Gerritsen, executive vice president communication e pubblic affair di Sky Italia. “Mettono all’asta tre multiplex – ha aggiunto – e ci dicono che possiamo partecipare solo per uno, il peggiore, voi lo fareste?”.

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