Axel Springer contro Google: “Pagherete tutto”

Christoph Keese, vicepresidente esecutivo del gruppo editoriale tedesco: “Non è una guerra, ma tutto richiede un’infrastruttura legale e Internet è l’unica tecnologia che non ha ancora un quadro di norme. Ci vorranno anni, ma non è un problema”

Pubblicato il 08 Set 2015

A.S.

keese-christoph-axel-150908124458

“Abbiamo dato a Google una licenza gratuita in attesa del processo. Ma appena avremo vinto in tribunale, dovranno pagare. La prima sentenza dovrebbe arrivare a fine settembre, e siamo fiduciosi di vincere. Ci vorranno anni, ma non è un problema. Noi vogliamo un quadro di leggi per il futuro digitale. E il futuro è lungo”. Lo dice in un’intervista alla Stampa Christoph Keese (nella foto), vicepresidente esecutivo del gruppo editoriale tedesco Axel Springer, riferendosi nello specifico alla causa intentata dalla società che raccoglie i diritti degli editori in Germania dove la legge sul copyright dice che le piattaforme digitali devono pagare anche per “i frammenti di informazioni” che pubblicano.

Google prova a mettere etichette semplicistiche. Dicono che in Europa è in corso una manovra protezionista dovuta ai ritardi europei. La verità è molto meno spettacolare: non è una battaglia, non è contro Google – prosegue Keese -. Tutto richiede un’infrastruttura legale e Internet è l’unica tecnologia che non ha ancora alcun quadro legale”.

Per spiegare l’esigenza di regole Keese ripercorre anche la storia della lunga trattativa con Google, che però non ha portato a risultati: “Abbiamo negoziato per circa cinque anni, senza alcun effetto. Devo dire che se fossi dall’altra parte, probabilmente giocherei la stessa partita: divide ed impera. Hai un bel prodotto e cresci fino a diventare un monopolista, è legale, non è vietato. Non chiediamo una disgregazione di Google, non vogliamo essere un grande attore europeo che pesi quanto Google, vogliamo la diversità, ma anche, semplicemente, un ecosistema economico che funzioni”.

Quanto all’approccio al tema adottato dalla Commissione Ue, che ha da poco licenziato i 16 punti chiave su cui poggerà il digital single market, e da cui scaturiranno le nuove direttive comunitarie, come quelle su e-commerce e copyright, Keese lo definisce “l’approccio giusto” per arrivare a dotare l’Europa di un framework legale europeo per l’epoca digitale.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 2