RAPPORTO I-COM

Banda larga, coro di sì al piano del Governo: “Ora spingere sulla domanda”

Gli addetti ai lavori al workshop I-Com sull’ultrabroadband. Bassanini (Cdp): “Viviamo mesi di svolta”. Decina (Polimi): “Accelerare lo Spid, non si può aspettare il 2017”. Coppola (Pd): “Serve una trasformazione culturale”

Pubblicato il 19 Nov 2014

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Sul piano strategico del Governo per la Banda larga l’apprezzamento è abbastanza generale e condiviso, e passa in modo trasversale dalle aziende dell’It agli operatori delle Tlc alle associazioni dei consumatori. Tanto che l’attenzione dei protagonisti del settore si sta spostando sul lato della domanda, che provenga dalla pubblica amministrazione, dai privati o dalle aziende, e che dovrebbe iniziare a crescere superando le resistenze culturali, generazionali e di competenze che finora l’hanno frenata. E’ questo lo scenario emerso durante i tavoli di approfondimento del convegno “Banda larga e Tv, l’unione fa la forza?”, organizzato da I-com, durante il quale sono stati presentati i risultati dell’I-com Broadband index 2014.

A sottolinearlo è per primo Maurizio Decina, professore emerito del Politecnico di Milano: “Il tema dello sviluppo della domanda a questo punto si impone. Mentre per l’offerta si inizia a vedere la luce alla fine del tunnel – ha cottolineato – con Fastweb e Telecom che mostrano programmi di sviluppo aggressivi, per la domanda non appaiono all’orizzonte soluzioni. Rispetto alle infrastrutture siamo al momento in cui è opportuno stabilire una cabina di regia, con un cronoprogramma da verificare, che è esattamente ciò che è mancato negli ultimi cinque anni. Sulla domanda, invece, un piano non c’è, il tema non è stato affrontato. Anche per questo il tema dell’identità digitale è cruciale, ed è preoccupante che per ottenere risultati dallo Spid si dovrà attendere fino al 2017”.

Il punto di vista di Antitrust e Agcom è stato rappresentato rispettivamente da Salvatore Rebecchini e Antonio Nicita, che hanno illustrato il senso dell’indagine congiunta da poco pubblicata dalle due authority.

Il punto di vista dei consumatori è stato rappresentato da Luisa Crisigiovanni, segretario generale di Altroconsumo, che si è soffermata sulla necessità di ascolto della domanda: “Si deve tenere presente – ha detto – che da una parte è necessario un ‘acculturamento’ dei consumatori, dall’altra non si devono caricare gli utenti di ulteriori costi”.

Un “giudizio complessivo positivo per il piano strategico del Governo è venuto da Antonio Sfameli, responsabile dei Public and economic affairs di Ericsson Italia, che ha sottolineato come lo abbia trovato “ben impostato”. Sulle stesse corde il commento di Franco Micoli, head of public affairs di Alcatel-Lucent: “vediamo con grande favore e aspettativa il piano strategico del Governo – ha detto – è un modo in cui si mette a sistema la possibilità di raggiungere gli obiettivi dell’agenda digitale”.

Per Antonello Busetto, direttore di Assinform, “il piatto della bilancia pende decisamente a favore dell’offerta, la domanda langue. Se oggi avessimo l’8G – sottolinea con una battuta – non cambierebbe nulla, perché ci manca la cultura digitale. Anche la Rai deve intervenire, c’è bisogno, come la Tv di Stato ha annunciato, di un Alberto Manzi in chiave moderna”

“Siamo in una fase in cui l’Italia sta tentando il cambio di passo su broadband e ultra broadband – affferma Francesco Castelli, vice president public policies in Telecom Italia – C’è la prospettiva di scalare la classifica europea, anche se emerge un ritardo del domanda, sia per le famiglie sia per le imprese”.

Dal canto suo Saverio Tridico, direttore dei public & legal affairs di Vodafone Italia, concentra l’attenzione sul fatto che una maggiore disponibilità di broadband agirebbe da moltiplicatore sulla domanda: “In Italia è la velocità della rete che non funziona – afferma – il 4G è in grado di moltiplicare per tre volte l’uso della rete. Se ora si fanno le scelte sbagliate si rischia di pregiudicare anche il futuro”.

Dal versante delle istituzioni Mirella Liuzzi (M5S)ha rivendicato il contributo del Movimento 5 stelle sul tema della banda larga: “Abbiamo dato un grande apporto ai decreti, come nello sblocca Italia e nella legge di stabilità”, ha affermato, sottolineando che c’è in discussione alla Camera in cui il movimento chiede lo scorporo della rete Telecom.

Punta sui temi della domanda per la PA Enza Bruno Bossio, parlamentare del Pd: “Siamo in un momento strategico – afferma – dovremmo prendere l’idea di imporre una sorta di Switch off digitale agli uffici della pubblica amministrazione in tutta Italia, soprattutto nelle zone dove è meno alta la consapevolezza culturale del passaggio, disincentivando chi deciderà di rimanere in analogico”.

Durante le conclusioni del convegno, moderate da Stefano da Empoli, presidente di I-Com, Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e Prestiti, ha sottolineato che “occorre assolutamente accelerare lo Spid, il progetto identità digitale. Ho l’impressione – ha aggiunto – che gli ultimi sei mesi siano stati mesi di svolta. Iniziamo ad avere un piano che ci dice esattamente dove secondo il Governo bisogna portare la copertura infrastrutturale ad almeno 100 mg al secondo, e dove almeno a 30. Coprire l’85% degli italiani a 100 mi è molto ambizioso, supera l’obiettivo della Ue, e iniziamo ad avere anche un’idea più precisa degli strumenti. Il piano di destinare sei miliardi alle infrastrutture di comunicazione – ha concluso – è possibile, e renderebbe raggiungibili gli obiettivi”.

“Una delle cause dell’impasse di questi anni è stata l’assenza di coordinamento del dibattito pubblico – ha aggiunto Antonio Nicita, commissario Agcom – Definire la cornice Paese è fondamentale, come lo è considerare l’elemento della domanda. Se riuscissimo ad avere un’Italia fortemente connessa che servizi avremo, cosa vedremo, che ricadute territoriali avrà il valore aggiunto di quello che consumeremo? Quando arriveremo a una capacità della rete soddisfacente – ha concluso – sarà fondamentale che la questione non si risolva con un grande flusso di importazione”.

A concludere il dibattito Paolo Coppola, parlamentare del Pd e consigliere per l’Agenda digitale del ministro per la Semplificazione e la PA: “Lo stimolo della domanda è un’impresa difficile – ha detto – perché passa da una trasformazione culturale.

Non si capisce perché in Italia si pensi che oltre i 60 anni non si possa usare Internet, mentre nel resto d’Europa succede. Occorre fare tutti uno sforzo in più, utenti e produttori, per non continuare a fare le cose come eravamo abituati a fare. Il cloud, non solo aziendale, ma personale, può essere uno dei driver di domanda, facendo percepire all’utente il fatto che nel momento in cui dispongo di un collegamento veloce è come se avessi sempre con me il computer più potente e più capiente”

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