IL CONVEGNO

Banda larga, si apre il confronto sul “vectoring”

Antonio Sassano: “Con questa tecnologia si possono raggiungere risultati importanti, però bisogna creare le regole”. Ma il vicesegretario generale di Palazzo Chigi, Raffaele Tiscar, avverte: “Al Paese serve l’infrastruttura per centrare gli obiettivi Ue”

Pubblicato il 16 Dic 2014

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Nel duello in corso tra il fiber to the home e il fiber to the cabinet, con l’obiettivo di centrare gli obiettivi dell’agenda digitale europea, ovvero garantire entro il 2020 una velocità di connessione di oltre 30 Mbps per il 100% dei cittadini e di oltre 100 Mbps per almeno il 50% delle famiglie, si inserisce una soluzione “ibrida”, già sperimentata in altri paesi europei, come Austria, Danimarca, Belgio e Germania, che consentirebbe di aumentare la velocità di connessione “amplificando” verso le singole utenze la banda che arriva negli armadi stradali. Questo purché, ed è in molte situazioni il caso dell’Italia, il cabinet si trovi a una distanza massima di 200-250 metri dall’utenza. Si tratta del “vectoring”, le cui possibilità sono state illustrate oggi al convegno alla Luiss organizzato dal centro di ricerca Luissi Dream da Antonio Sassano, docente della Sapienza università di Roma. Con l’avvertenza, ha voluto sottolineare Sassano, che il vectoring non deve essere considerato per sostituire l’arrivo della fibra nelle case o negli edifici, ma per essere complementare alle altre strategie, e quindi contribuire all’ottenimento del risultato finale.

“E’ innanzitutto necessario definire quali sono le aree di intervento – ha spiegato Sassano – Quali sono le coperture attuali, e quali quelle in cui si deve passare da 30 a 100 mbps. ll 50% della popolazione italiana risiede a 200-250 metri dal cabinet, e questo lascia intendere la potenzialità del vectoring nel nostro paese, che però non è regolato. Non è pensabile – ha aggiunto – che l’Italia sia l’unico paese e non porsi il problema”.

“Uno dei problemi di questa tecnologia è che può ricorrere al vectoring soltanto un operatorie all’interno dello stesso cabinet. In Germania hanno risolta stabilendo che il primo che arriva in un armadio fa il vectoring per tutti gli altri, ma perché si arrivi a questo è necessario che gli operatori si mettano d’accordo. Al massimo teorico si potrebbe arrivare con il vectoring al 47,3% della popolazione una volta che il totale dei cabinet saranno stati raggiunti dalla fibra. Questo vuol dire che in molte aree geografiche potrebbero essere garantiti i 100 mbps”.

Un’esposizione, quella di Sassano, che ha suscitato diverse reazioni tra i presenti. “La fibra rimane una questione fondamentale, vista anche la mole degli investimenti in campo – ha detto Maurizio Decina, del Politecnico di Milano – sarebbe fuori luogo pensare di rinunciare a questa opportunità. Ma nel mondo nessuno fa competizione sui cabinet, e dobbiamo anche registrare che il piano del governo è diverso dai piani degli operatori”.

Per il Governo Raffaele Tiscar ha puntato l’attenzione sul fatto che la carenza più importante per il Paese in questo momento è l’infrastruttura in fibra, e che su questo è necessario intervenire. “Abbiamo scelto l’Ftth – ha detto – perché l’fttc non consente di raggiungere gli obiettivi dell’agenda digitale Europea. Se vogliamo portare a casa il risultato bisogna andare oltre il cabinet. Nelle aree urbane non ha senso fare l’fttc per poi superarlo e fare l’ftth e spendendo di più. E se mi si dice che il governo non tiene in piena considerazione i piani degli operatori, rispondo con un’argomentazione: siamo ultimi. Siamo l’Italia. Non si possono pietire ed elemosinare i piani industriali del operatori. Il piano industriale del Governo orienta quelli degli operatori, e non viceversa”.

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