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Banda ultralarga, Infratel dà il via alla consultazione

Il governo vuole fare chiarezza sugli effettivi piani di investimento degli operatori per “mappare” nel dettaglio le aree per l’assegnazione dei fondi pubblici

Pubblicato il 07 Mag 2015

Alessandro Longo

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Da oggi e fino al 20 giugno è online la Consultazione pubblica 2015 Infratel con cui il Governo si appresta a fare chiarezza sugli effettivi piani di investimento degli operatori e così poter disegnare nel dettaglio le aree del piano banda ultra larga da 6,5 miliardi di euro pubblico.

Infratel quest’anno ha dovuto anticipare la Consultazione, con cui aggiorna periodicamente la situazione degli investimenti in banda larga, dato che Telecom Italia ha annunciato di voler coprire le principali 40 città italiane con fibra ottica nelle case, oltre a proseguire il proprio piano di investimenti fibra ottica fino alle case.

Un annuncio su cui si è posta subito l’esigenza di fare chiarezza. Il Governo ha bisogno infatti di sapere esattamente dove gli operatori intendono investire: non solo l’elenco delle città, ma le singole aree, perché tutte le case che non saranno interessate dai piani degli operatori potranno essere oggetto del piano pubblico.

La Consultazione è insomma, quest’anno in particolare, un passaggio sostanziale e non meramente formale. A conferma di ciò, il sottosegretario al Mise con delega alle comunicazioni Antonello Giacomelli ha annunciato un decreto Comunicazioni nei giorni scorsi, per prevedere l’obbligo per ciascun operatore di comunicare ogni anno i dettagli del proprio piano triennale di investimenti per gli accessi superveloci e impegnarsi formalmente a rispettarlo. A controllare saranno Infratel (Ministero dello Sviluppo economico), Agcom e Antitrust, e in caso di inadempienze potranno fare sanzioni.

La conferma è anche in una nota odierna del Mise, che annuncia la Consultazione: “per evitare che una semplice “manifestazione di interesse” da parte di un operatore possa ritardare la fornitura di servizi a banda ultralarga nella relativa area, gli impegni degli operatori saranno in una seconda fase concretizzati in “contratti”, come previsto al punto 65 degli “Orientamenti comunitari relativi all’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato in relazione allo sviluppo rapido di reti a banda larga ” (2013C-25/01). Il “contratto” prevederà una serie di scadenze concordate con l’operatore che dovranno essere rispettate nel corso del triennio nonché l’obbligo di rendicontazione dei progressi raggiunti. Se una scadenza intermedia non dovesse essere rispettata, l’autorità che concede l’aiuto potrà procedere con l’esecuzione del suo piano d’intervento pubblico nella relativa area”.

Il decreto servirà ovviamente anche ad altro. “In poche settimane con un decreto (che è in preparazione) occorrerà render chiari gli strumenti (del piano banda ultra larga, Ndr.) e avviare il processo di notifica a Bruxelles, terminato il quale essi saranno pienamente operativi”, ha detto Giacomelli.

“Entro maggio- scrive il Mise-, il governo notificherà a Bruxelles gli aspetti operativi dei nuovi strumenti introdotti con il piano Bul: gli sgravi fiscali previsti dallo Sblocca Italia, il fondo di garanzia di cui Mise e Mef stanno discutendo con la Bei e la Cdp e gli incentivi all’attivazione (voucher) dei servizi sulle reti di nuova generazione”.

“Infine il Mise sta ultimando la messa a punto delle regole tecniche del Catasto nazionale delle infrastrutture, previsto dallo Sblocca Italia, uno strumento che si stima possa abbattere i costi di posa della fibra del 20 per cento”

Sono fasi delicate per stabilire come sarà la nuova rete italiana e il ruolo delle risorse pubbliche. Laddove Telecom metterà la fibra nelle case, non ci potrà essere nessuna gara e nessun investimento con fondi pubblici. Le aree che invece saranno coperte da fibra ottica fino agli armadi potrebbero invece ricevere il sostegno dello Stato, per l’upgrade a “fibra ottica fino alle case”. Ma anche su questo non c’è certezza, perché la misura dovrà appunto passare al vaglio di Bruxeless, per stabilire se è lecito finanziare con fondi pubblici aree dove c’è già la banda ultra larga (sebbene solo “fino agli armadi”).

E’ insomma il momento in cui i nodi della banda ultra larga verranno al pettine e le carte finalmente scoperte. La Consultazione Infratel 2015 è un tassello in questo quadro.

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