GIGABIT ACT

Banda ultralarga, le telco in allarme: “Servono norme più stringenti su silenzio-assenso”

Lo statement di Etno, Ecta, GigaEurope e Gsma: “Le negoziazioni in corso stanno snaturando lo spirito originario del provvedimento che mirava a ridurre costi e tempi per accelerare l’infrastrutturazione”. Nel mirino il possibile allungamento dei tempi per le “approvazioni tacite”

Pubblicato il 02 Feb 2024

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L’industria europea delle telecomunicazioni dell’Ue è “fortemente preoccupata” per i negoziati in corso sul regolamento “Gigabit Infrastructure Act”. A preoccupare, in particolar modo, le regole relative al silenzio-assenso che, se modificate, potrebbero andare ad allungarli e frenare lo sviluppo delle reti a banda ultralarga fissa e mobile.

In una dichiarazione congiunta siglata da Ecta, Etno, GigaEurope e Gsma, il comparto mette in guardia “dalle conseguenze indesiderate se le proposte verranno implementate nella loro forma attuale”.

Ma qual è la criticità? L’intenzione iniziale della Commissione europea prevedeva che il regolamento fornisse un modo per ridurre i costi e i tempi di implementazione della rete 5G e Gigabit. Secondo i firmatari della nota, invece, le trattative in corso “rischiano di trasformarlo in una misura penalizzante per gli operatori di telecomunicazioni, senza produrre alcun reale beneficio in termini di semplificazione amministrativa.”

In dubbio le “approvazioni tacite”

La dichiarazione congiunta fa presente, in particolare, che “le misure chiave che aiuterebbero ad accelerare lo sviluppo della rete vengono ora messe in dubbio”. Tra queste figurano le cosiddette “approvazione tacite”, che consentono l’installazione della fibra quando i permessi di costruzione non vengono concessi entro un lasso di tempo ragionevole. Ma se i negoziati dovessero portare a un allungamento dei tempi in cui possono essere rilasciati i permessi, questo potrebbe comportare anche uno slittamento dell’inizio dei lavori. 

Inoltre, lo sforzo storico di investire nel 5G e nella fibra in tutta l’Ue “viene soddisfatto da proposte di regolamentazione aggressiva dei prezzi nei mercati competitivi per le comunicazioni intra-Ue, senza alcuna valutazione di impatto o prova di fallimento del mercato”.

No a un “regolamento mal concepito”

La fornitura di reti digitali non è una preoccupazione esclusiva delle società di telecomunicazioni: i firmatari fanno presente che “sono fondamentali per la prosperità dell’intera Europa, poiché costituiscono la spina dorsale di un’economia moderna, efficiente e sostenibile per i cittadini europei“.

“A meno che non venga preservato lo spirito originale della proposta della Commissione Europea – conclude la nota -, l’industria delle telecomunicazioni dell’Ue ritiene che il mantenimento delle norme attuali sarebbe meno dannoso per lo sviluppo della rete rispetto all’implementazione di un regolamento mal concepito. Ciò rischia di lasciare un’eredità dannosa sul nostro settore nell’ambito del rimanente mandato dell’Ue”.

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