LE STRATEGIE

Banda ultralarga, Santoni: “La leva sarà l’azione concertata pubblico-privato”

L’Ad di Cisco Italia giudica positivamente la strategia del governo. “Finalmente si affrontano in modo organico i due capisaldi della trasformazione digitale: lo sviluppo delle reti e l’offerta di servizi per cittadini e imprese”

Pubblicato il 10 Mar 2015

Federica Meta

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“La Strategia Nazionale per la banda ultra larga e la Crescita digitale presentata dal Governo traccia la direzione giusta per far crescere il nostro Paese. Finalmente, abbiamo un piano che affronta in modo organico e integrato i due capisaldi della trasformazione digitale dell’Italia: lo sviluppo dell’infrastruttura abilitante e l’offerta attraverso il digitale di migliori servizi per i cittadini e per le imprese”. E positiva l’opinione di Agostino Santoni, Ad di Cisco Italia.

“Da Nord a Sud, nei grandi poli industriali come nei distretti, imprese italiane di ogni dimensione attendono azioni concrete per poter avere una “voce digitale” forte, per competere con più efficacia sullo scenario internazionale, dotarsi di strumenti per innovare e interagire con i loro clienti in tutto il mondo – sottolinea Santoni – La realizzazione degli ambiziosi obiettivi previsti, unita ad una azione concertata e congiunta da parte di attori pubblici e privati per fare in modo che il digitale sia considerato strumento essenziale per intervenire su tutte le questioni chiave per il paese e per i cittadini, potrà consentire all’Italia di sfruttare pienamente il potenziale dell’evoluzione tecnologica che stiamo vivendo: una evoluzione che ha al centro la possibilità di connettere in modi inesplorati persone, processi, dati, cose per creare nuovi servizi, nuove imprese, nuovi stili di vita nelle nostre città e comunità”.

Per il Piano ultrabroadband il governo ha messo sul piatto risorse pubbliche per 6 miliardi (a cui si sommano i fondi collegati del Piano Juncker) con l’obiettivo di superare gli obiettivi indicati dall’Agenda digitale europea: si punta infatti ad arrivare al 2020 con l’85% della popolazione raggiunta da connessioni a 100 Mb (il piano europeo fissa la soglia del 50% della popolazione) e connessioni a 30 Mb per tutta la popolazione.

In dettaglio il piano prevede una suddivisione del territorio per lotti: 4 i cluster che saranno sottoposti a strumenti di agevolazione e partenariato pubblico privato”. Il tutto garantendo la neutralità tecnologica.

Ci sono inoltre agevolazioni tese ad abbassare le barriere di costo di implementazione, semplificando e riducendo gli oneri amministrativi; coordinamento nella gestione del sottosuolo attraverso l’istituzione di un Catasto del sotto e sopra suolo che garantisca il monitoraggio degli interventi e il miglior utilizzo delle infrastrutture esistenti; adeguamento agli altri Paesi europei dei limiti in materia di elettromagnetismo; incentivi fiscali e credito a tassi agevolati nelle aree più redditizie per promuovere il “salto di qualità”; incentivi pubblici per investire nelle aree marginali; realizzazione diretta di infrastrutture pubbliche nelle aree a fallimento di mercato.

La soluzione individuata dalla Strategia è quella di un sistema articolato di nuove regole, che accompagni alla migrazione, progressiva e concordata, verso la nuova rete in fibra ottica. Una serie di misure ad hoc verranno inserite in un provvedimento specifico: il “servizio digitale universale”; un fondo di garanzia; voucher di accompagnamento alla migrazione verso la fibra ottica; convergenza di prezzo per i collegamenti in fibra ottica realizzati con sovvenzioni statali, al prezzo dei collegamenti in rame.

Il piano Crescita digitale, come spiegato dal governo, punta alla crescita digitale di cittadini e imprese, anche utilizzando le leve pubbliche. Integrerà in modo sussidiario quanto realizzato o in fase di realizzazione sia nel settore pubblico, sia nel settore privato e, deve realizzarsi una piena sinergia con altre strategie pubbliche in essere, sia di pertinenza del governo nazionale sia di competenza regionale, per mettere utilmente “a sistema” obiettivi, processi e risultati.

Tre gli obiettivi del piano:

– determinare il progressivo switch off dell’opzione analogica per la fruizione dei servizi pubblici, progettando la digitalizzazione della pubblica amministrazione in un’ottica centrata sull’utente e coordinando e mettendo a sistema le diverse azioni avviate da tutte amministrazioni pubbliche

– garantire crescita economica e sociale, attraverso lo sviluppo di competenze nelle imprese e di diffusione di cultura digitale fra i cittadini che generi nuova offerta capace di competere sui mercati globali, e una accresciuta domanda capace a sua volta di stimolare offerta innovativa e qualificata, in un circolo virtuoso

– rendere più efficiente il sistema paese, coordinando in materia unitaria la programmazione e gli investimenti pubblici in innovazione digitale e Ict.

Quattro le azioni trasversali:

– Sistema pubblico di connettività (Spc) – Le nuove gare Spc già avviate consentiranno alle PA di acquisire servizi di connettività ad alta intensità di banda e ad assicurare la cooperazione applicativa e l’interoperabilità fra tutte le amministrazioni. Un aggiornamento del modello architetturale Spc, facendo leva sulle rinnovate infrastrutture condivise per l’interoperabilità e sugli accordi quadro, abbinata alla predisposizione wifi di tutti gli edifici pubblici, consentirà nei prossimi 5 anni di sostenere il raggiungimento degli obiettivi di connettività a banda ultra larga a 100 MB negli edifici pubblici. Inoltre, negli edifici pubblici di grande utenza, come scuole e ospedali, la predisposizione di punti WIFI gratuiti, accessibili attraverso il Sistema Pubblico di Identità Digitale, aumenterà il livello di accesso alla rete.

Digital Security per la PA nasce per aumentare il livello di sicurezza delle informazioni e delle comunicazioni digitali per consentire nuovi livelli di servizi per i cittadini e le imprese. Il fine ultimo è di tutelare la privacy, l’integrità e la continuità dei servizi della PA, vera e propria infrastruttura critica per il paese. In questo progetto rientra anche il Cert-PA.

– Razionalizzazione del patrimonio Ict, consolidamento data center e cloud computing La razionalizzazione del Ced PA PA è un processo obbligatorio per legge, avviato però solo da poche Amministrazioni centrali e regionali Pac. In questa ottica si rende, quindi, necessario porre al centro degli obiettivi di razionalizzazione le soluzioni cloud, tenendo conto che la trasformazione dalle architetture attuali ad architetture cloud (la semplice virtualizzazione degli ambienti o, addirittura, la semplice migrazione delle infrastrutture attuali in un numero limitato di datacenter costituiscono solo un passo intermedio, che è possibile indicare come “migrazione”) comporta una profonda rivisitazione: delle infrastrutture elaborative dei datacenter; degli ambienti di elaborazione nei quali vanno inserite le applicazioni che sottendono ai servizi; delle applicazioni che sottendono ai servizi.

Servizio Pubblico d’Identità Digitale (Spid). Lo Spid vuole garantire a tutti i cittadini e le imprese un accesso sicuro e protetto ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione e dei soggetti privati che vi aderiranno, garantendo un elevato grado di usabilità attraverso l’uso di strumenti multipiattaforma (mobile first). Tutte le identità di Spid saranno verificate da parte dei gestori d’identità accreditati.

Focus anche sulle piattaforme abilitanti, che, devono essere realizzate seguendo la logica del Digital First e progettate con al centro l’esperienza utente. Eccole di seguito:

– Anagrafe Popolazione Residente. Il progetto intende realizzare una banca dati centralizzata che subentrerà alle Anagrafi comunali e all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire). Sono in via di completamento le modifiche normative. In concomitanza con la loro emanazione, si avvierà la validazione delle specifiche tecniche riguardanti: banca dati, interfacce tra Sistemi informativi comunali e Anpr, interoperabilità con il Sistema Pubblico di Connettività.

– Pagamenti elettronici. Il Sistema dei Pagamenti elettronici “Pago PA” nasce per dare la possibilità a cittadini e imprese di effettuare qualsiasi pagamento in modalità elettronica verso le pubbliche amministrazioni e i gestori di servizi di pubblica utilità, con la stessa user-experience praticata attraverso i siti di e-commerce. Il Sistema si basa su di un’infrastruttura tecnologica a governance pubblica (il Nodo dei Pagamenti-SPC) che standardizza il colloquio tra pubbliche amministrazioni e prestatori di servizi di pagamento

– Fatturazione elettronica PA. Dal 6 giugno 2014, Ministeri, Agenzie Fiscali ed enti di previdenza ed assistenza sociale hanno già ricevuto e gestito oltre 506.270 fatture in formato elettronico. Dal 6 settembre è inoltre impossibile pagare fatture che non sono pervenute in via elettronica. Attualmente è in corso l’attuazione di tutte le attività propedeutiche, per l’avvio, dal 31 marzo 2015, della fatturazione elettronica anche in tutte le

– Open Data. Le pubbliche amministrazioni ancora faticano a pubblicare dati aperti (e a tenerli aggiornati). Per questo motivo s’intende attuare una strategia che prevede: l’adozione di linee guida nazionali che definiscano modelli e metodologie comuni, facilitando l’interoperabilità semantica attraverso descrittori e ontologie; la definizione di un’agenda nazionale in cui sono definiti obiettivi e tempistiche entro cui le diverse amministrazioni sono obbligate a rilasciare i dati, con la previsione di un sistema premiale per favorire la pubblicazione di open data da parte delle amministrazioni; la promozione di requisiti “open data” a tutti i nuovi software e alla manutenzione evolutiva degli esistenti.

Il piano spinge infine la digitalizzazione dei settori centrali quali Sanità digitale, Giustizia, Scuola. Tra le novità da sottolineare il Turismo digitale e l’Agricoltura.

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