IL CASO

Banda ultralarga, tutti contro tutti: pioggia di ricorsi, si rischia l’impasse

Non solo Telecom Italia. Contro le regole sull’accesso alle nuove reti di proprietà pubblica hanno deciso di scendere in campo anche altri operatori. E altri ancora hanno messo a lavoro i propri legali per contestare il ricorso della società capitanata da Cattaneo. Si andrà avanti lo stesso con le gare?

Pubblicato il 16 Set 2016

Mila Fiordalisi

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Potrebbe prendere una brutta piega la partita della banda ultralarga italiana. Dopo tanta fatica per arrivare ai bandi Infratel per la rete pubblica e allo scioglimento del “nodo” Metroweb, sul cammino dell’ultrabroadband rischia di abbattersi il “meteorite” dei ricorsi che potrebbe aprire una voragine insanabile sulla strada, al punto da comportare in extremis un ripensamento delle gare.

Ad aprire le danze è stata Telecom Italia che a luglio scorso ha presentato ricorso al Tar contro la delibera Agcom 120/2016 che regola i listini wholesale. Un ricorso che chiama in causa anche Infratel in qualità di soggetto “attuatore” delle gare: la società del Mise avrebbe applicato un “modello” che non consentirebbe condizioni eque e non discriminatorie. Se il Tar decidesse di accogliere la tesi di Telecom, quest’ultima si troverebbe nelle mani una pistola carica puntata direttamente contro l’Authority, Infratel, il Mise, il governo. E c’è di più: le dimensioni della faccenda inoltre si stanno progressivamente allargando: ha infatti deciso di ricorrere ai propri legali per fare battaglia contro le regole Infratel Fastweb. E anche Wind starebbe per presentare istanza di autotutela nell’ambito della partnership con Eof.

Di fatto si prospetta un tutti contro tutti, visto che a catena la vicenda riguarda molti più soggetti di quanto si creda: le sei aziende che si sono candidate per il primo bando di gara, quello che riguarda Abruzzo-Molise (considerate un’unica area), Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto (è fissata al 17 ottobre la deadline per la presentazione delle offerte tecniche dopo la pre-qualifica) sono a loro volta collegate ad altre aziende con cui hanno stretto partnership e accordi come nel caso di Eof con Wind e Vodafone. Se è vero che in linea di principio un ricorso non comporta inevitabilmente una conseguente azione – la questione potrebbe peraltro essere portata sul tavolo del Consiglio di Stato e persino della Commissione europea allungando i tempi a dismisura – è anche vero che non è certo una buona notizia alla vigilia delle gare l’apertura di un contenzioso che potrebbe avere conseguenze nefaste sul lungo periodo. Il “braccio di ferro” che ha visto Telecom Italia “perdente” nella battaglia con Enel sul caso Metroweb potrebbe riservare infatti sorprese inattese. E riportare tutti alla casella di partenza.

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