OSSERVATORIO AGCOM

Banda larga, in Italia continua il trend al ribasso: le linee diminuiscono

Su base annua il saldo è negativo per 70mila unità. Il 50% è in modalità Fttc ma si registra un calo di 287mila unità. In aumento l’Ftth a +850mila ma non basta a compensare il crollo del Dsl. Tim si conferma il maggiore operatore con il 39,2% degli accessi. Leggero incremento dei ricavi per le telco ma il margine scende

Pubblicato il 25 Ott 2023

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Le linee broadband complessive, a fine giugno 2023, sono stimate in poco meno di 18,7 milioni di unità, risultando in leggera flessione sia su base trimestrale (-42mila linee), sia annuale (-70mila). E la flessione delle linee Dsl (-790mila su base annua) non è stata del tutto controbilanciata dalla crescita delle linee in altra tecnologia. È quanto emerge dall’Osservatorio trimestrale Agcom (QUI IL DOCUMENTO).

Gli accessi Fttc sono il 50%

Pur se in flessione (-110 mila linee su base trimestrale, -287mila su base annua), gli accessi Fttc (Fiber to the cabinet) rappresentano oltre 50% della base clienti complessiva. Quelli Ftth (Fiber to the home) crescono di oltre 200mila unità nel secondo trimestre dell’anno e di 850mila su base annua. In aumento, anche se in misura più contenuta (poco meno di 150mila unità su base annua), risultano le linee Fwa (Fixed Wireless Access) che, a fine giugno 2023, ammontano a poco più di 1,9 milioni di accessi.

Per quanto riguarda il quadro competitivo degli accessi broadband e ultrabroadband, a fine giugno 2023, Tim si conferma il maggiore operatore con il 39,2% degli accessi, seguito da Vodafone con il 16,7% e da WindTre e Fastweb rispettivamente con il 14,3% ed il 14,1%.

Cresce la velocità di connessione

Si registra- evidenzia il report – un consistente aumento delle prestazioni in termini di velocità di connessione commercializzata: le linee con velocità pari o superiori ai 30 Mbit/s hanno raggiunto l’83% di tutte le linee broadband, mentre il peso di quelle con prestazioni superiori ai 100 Mbit/s è salito dal 35,7% del giugno 2019 al 69,6% dello scorso giugno.

In aumento il traffico dati

Parallelamente, continua la crescita del consumo di dati: in termini di volume complessivo, il traffico giornaliero nella prima metà dell’anno ha segnato una crescita dell’11,3% su base annua, segnando, allo stesso tempo, un +115% rispetto al corrispondente valore del 2019. Ciò si riflette sul traffico giornaliero per linea broadband; i dati unitari di consumo, infatti, sono raddoppiati nel periodo 2019 – 2023, passando da 4,15 a 8,2 GB per linea in media al giorno.

Andamento al rialzo per la rete mobile

Andamento al rialzo per la rete mobile. A fine giugno 2023, le sim attive (Human e M2M) sono 108,2 milioni, circa 1,2 milioni di unità in più su base annua. Più in dettaglio, le sim M2M sono aumentate di circa 582mila unità, mentre, nello stesso periodo di tempo, l’incremento di quelle Human (cioè “solo voce”, “voce+dati” e “solo dati” che prevedono iterazione umana) è pari a 602mila sim.

Relativamente alle sim complessive, Tim è il leader di mercato con il 28%, seguita da Vodafone con il 27,4%, Wind Tre con il 23,8% e Iliad che raggiunge il 9,4%.

Considerando il solo segmento delle sim “human”, Wind Tre rimane il principale operatore con il 24,9%, seguito da Tim con il 24,3%, Vodafone con il 22,2% e Iliad che, con una crescita di 1,2 punti percentuali su base annua, raggiunge il 12,8%. Il consumo medio unitario giornaliero nel periodo gennaio-giugno è stimabile in circa 0,75 GB, in crescita del 24,3% rispetto al primo semestre 2022 e di oltre il 260% nei confronti del corrispondente periodo del 2019, quando il corrispondente valore non superava i 0,20 GB.

Leggero incremento dei ricavi ma il margine scende

Agcom segnala che settore nel suo complesso ha visto un leggero incremento nei ricavi rispetto all’anno precedente (+0,3%), con i principali operatori di mercato che hanno realizzato circa 12,42 miliardi di euro da inizio anno. Nonostante una lieve diminuzione del margine operativo lordo (-1,6%), questo rimane oltre 4,1 miliardi di euro. Gli investimenti in immobilizzazioni hanno registrato una diminuzione del 7,7% anno su anno, attestandosi a meno di 2,6 miliardi di euro.

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