IL PIANO

Banda ultralarga, asse fisso-mobile per la “new economy” italiana

Mirella Liuzzi e Marco Bellezza accendono i riflettori sul potenziale delle nuove reti. Ma serve una visione “laica” sulle tecnologie e bisogna dare vita ad un ecosistema nazionale di servizi e applicazioni

Pubblicato il 21 Ott 2020

liuzzi-bellezza

Spingere la banda ultralarga fissa e mobile. Per far “esplodere” il potenziale economico legato alle nuove reti e consentire all’Italia di dotarsi di un ecosistema in grado di favorire la nascita di nuovi business attraverso la messa a punto di soluzioni e applicativi che fanno leva Gigabit Society. Questa la strada da seguire secondo Mirella Liuzzi, Sottosegretaria al Mise con delega alle Tlc e Marco Bellezza, Ad di Infratel Italia. Del tema si è discusso in occasione della web live conference “5G e tecnologie emergenti” organizzata dal Centro Studi Americani.

La norma sblocca fibra e quella che argina i Comuni sulle ordinanze anti-5G, emanate con mero ritorno propagandistico, ossia le misure contenute nel Decreto Semplificazioni, spianano la strada”, ha detto Mirella Liuzzi.

Con il 5G ci sarà uno spartiacque sia a livello industriale sia a livello di Pmi, il cuore dell’Italia. Sarà il punto di inizio di nuove sfide anche perché, secondo stime di studi recenti, è attesa una crescita annua dello 0,3% del Pil in Italia con un impatto economico di 5-6 miliardi”. Nel ricordare la conclusione delle sperimentazioni Mise sul 5G Liuzzi ha evidenziato i numerosi use case che si possono subito mettere a disposizione delle Pmi. E con le case delle tecnologie emergenti – la prima in Basilicata – si potrà spingere il potenziale. Numerosi i progetti anche in ottica smart city: “Con il 5G si possono avere ricadute positive in termini di ecosostenibilità e quindi di programmi green con impatto immediato sul territorio, ma servono strumenti di analisi dei dati. Sarà questa la vera sfida delle pubbliche amministrazioni più che quella della copertura delle reti anche e soprattutto per collegare la transizione verde a quella digitale”.

Last but not least il tema della cybersecurity: “Il tema è di stretta attualità. In Italia con il rafforzamento del Golden power e il perimetro cibernetico abbiamo già messo in garanzia le reti del futuro ma è evidente che serve una posizione comune a livello europeo”.

Sul fronte dei progetti relativi alla banda ultralarga fissa è intervenuto l’Ad di Infratel Marco Bellezza. “Il tema dell’infrastruttura digitale prima della pandemia interessava un numero limitato della popolazione, mentre ora interessa tutti. E la responsabilità di Infratel Italia si fa evidentemente maggiore”, ha evidenziato l’Ad della in-house del Mise facendo anche il punto anche sulle iniziative in corso a partire dal piano Bul. “Nelle aree bianche c’è un evidente ritardo, il concessionario Open Fiber ha realizzato solo il 22% delle opere rispetto ai piani. Ma abbiamo le potenzialità di recuperare il tempo perduto. Responsabilizzando il concessionario i risultati li stiamo vedendo: siamo passati da 14 Comuni collaudati a fine 2019 a 530 ad oggi. Ma è evidente che per un ulteriore accelerazione è necessaria la partecipazione di nuovi partner ed anche una visione più laica sulle tecnologie da mettere in campo”.

Secondo Bellezza l’Ftth non basta: “È fondamentale ma non si può arrivare dappertutto”. E l’Ad di Infratel richiama all’ordine le telco sulle “promesse” e i fatti concreti: “Mentre prima della pandemia era socialmente accettabile che le telco annunciassero piani di copertura che poi non si realizzavano ora le cose non stanno più così. La mancata corrispondenza fra annunci e coperture concrete impedisce di fatto l’intervento pubblico. Stiamo mettendo a punto con il Mise il piano aree grigie: gli operatori hanno annunciato la sostanziale copertura del territorio nazionale entro il 2023, quindi al momento ci sono spazi per intervento pubblico solo residui. Effettueremo un monitoraggio attento per poter intervenire tempestivamente con risorse pubbliche se i piani delle telco non saranno realizzati”.

Bellezza accende inoltre i riflettori sulla necessità di dare vita a un ecosistema dell’ultrabroadband: “L’infrastruttura va riempita di contenuti: ci sono località in cui arriva la fibra ma non viene attivata perché non se ne comprendono le potenzialità e non è stato costruito l’ecosistema di servizi. Bisogna accelerare su questo fronte”.

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