L'EVENTO

Banda ultralarga, i politici fanno fronte comune: “Sburocratizzazione priorità numero uno”

Per Bruno Bossio (Pd), Capitanio (Lega) e Mollicone (Fdi) senza velocizzare il rilascio dei permessi il roll out delle reti rischia grosso

Pubblicato il 26 Feb 2021

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Sburocratizzare priorità numero uno per accelerare sul piano Bul. È quanto emerso dalla tavola rotonda: “Rete unica: sì o no? Stato dell’arte e possibili sviluppi della Bul”, organizzata dal think tank Aware in partnership con EBWorld.

Massimiliano Capitanio, deputato della Lega, aprendo il dibattito ha evidenziato come sia “necessaria una sburocratizzazione”. Riflessione condivisa anche fa Federico Mollicone, responsabile Innovazione di Fdi e deputato, che però ha sottolineato anche la permanenza di problemi cronici. “Il governo deve riuscire a sintetizzare i legittimi interessi di Tim e Open Fiber, evitando di far scontrare gli apparati dietro queste aziende.”

Mollicone ha poi focalizzato l’attenzione sull’urgenza di instaurare una “commissione centrale di autorizzazioni tecnologiche per cui i Presidenti delle Regioni dovrebbero diventare commissari al fine di riuscire ad accelerare il processo”. Una delle criticità emerse con maggiore frequenza durante il dibattito è la mancanza di un’adeguata mappatura della capillarità della rete italiana.

Ma la connettività non basta a far fare il salto “digitale” all’Italia. Secondo Enza Bruno Bossio, deputata Pd,  “il problema principale dell’Italia è la connessione: una cosa è infrastrutturare e una cosa è attivare la capacità di connessione”. La pandemia che stiamo vivendo ha portato a galla la necessità di essere connessi e ribadisce come il “Superbonus del 110% per consentire di portare la fibra fin dentro la casa dei singoli condomini è un’iniziativa fondamentale per affrontare il digital divide”.

Il piano Bul è fortemente impattato dal dibattito intorno alla rete unica delle Tlc che vede coinvolte Tim e Open Fiber. Rispetto a questo progetto, Capitanio ha promosso l’idea di una Rete Unica fondata su una federazione nazionale. “La proprietà fisica dell’infrastruttura non è un problema, piuttosto sono la gestione, l’accesso al servizio universale e la sicurezza gli elementi fondamentali”, ha spiegato.

“Quello della Rete Unica è soprattutto un tema di carattere industriale: il governo non deve incidere negli scacchieri aziendali – ha sottolineato Bruno Bossio – Bisogna invece favorire il coinvestimento, una formula che permetterebbe di ottimizzare il rapporto tra infrastrutturalità e connettività senza ledere la naturale forza equilibratrice del mercato”.

All’evento è intrervenuto anche Francesco Mete, ceo di EbWorld, che ha dichiarato come sia necessario adottare un approccio sistemico al tema della banda larga: “la connettività in Italia è la sommatoria di tante macchie di leopardo, spesso gestite da più operatori insieme e lasciate incustodite – ha spiegato – Un approccio sistemico permetterebbe di rispondere a tale frammentazione risultando fondamentale anche per un buon utilizzo degli ingenti fondi stanziati per la digitalizzazione nel Pnrr. Lo sviluppo delle nuove tecnologie si basa sull’interdipendenza tra le stesse al fine di valorizzare le potenziali opportunità che offrono: senza autostrade digitali, come l’infrastruttura in fibra ottica, sarà difficile potenziare la Telemedicina e la digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni”.

Per quanto riguarda la questione della rete unica, si tratta di “un progetto complesso che non può essere solo l’unione di reti esistenti: tecnologicamente le reti sono sovrapposte e adiacenti ma non sono integrabili facilmente. Il primo passo è creare i percorsi fisici per far passare la fibra. Laddove è possibile si deve interconnettere la rete”.

L’evento si è concluso con la riflessione del direttore dell’Area Digitale&Ict di Aware Edoardo Crivellaro  che, auspicando il mantenimento della competizione infrastrutturale definita “non perfetta, ma comunque efficace”, ha ribadito che “la rete unica rischia di ritardare ancora il piano Bul: servono riforme di sistema e non piccoli palliativi di breve respiro”.

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