L'ANALISI

Banda ultralarga, il business model non può funzionare

Persino negli Stati Uniti, dove le tariffe sono più elevate che in Europa, si dibatte su una revisione delle politiche di pricing e del ruolo degli over the top a partire dai colossi dello streaming. L’Italia fra i Paesi più a rischio: la guerra dei prezzi è partita anche sulla rete fissa

Pubblicato il 09 Gen 2023

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Dal pay-as-you-go, da definirsi in base all’evoluzione del mercato, al pay-per-use tenendo conto dell’effettivo consumo di dati e di banda. Da sussidi ad hoc per sostenere le telco e i provider a una fee a carico degli over the top: il dibattito sul tema delle tariffe per la banda ultralarga sta tenendo banco non solo in Europa. Negli Stati Uniti dalla pandemia in poi la Fcc – corrispettivo della nostra Agcom – ha iniziato a interrogarsi su come riequilibrare pesi e misure.

Il video entertainment ha sparigliato le carte

Strand Consult si prepara ad aggiornare il report: “Middle Mile Economics: How streaming video entertainment undermines the business model for broadband”, ma già dall’edizione precedente è emersa una situazione “borderline” in termini di ricavi e profitti per le telco. “Sebbene non esista una soluzione unica per tutti i Paesi, è sempre più evidente che la politica della banda larga deve evolversi. I modelli prevalenti di accesso alla banda larga sono stati sanciti quando l’e-mail era la killer app di Internet, più di 30 anni fa. Nessuno sapeva che l’intrattenimento video sarebbe diventato il caso d’uso principale e avrebbe rappresentato l’80% del traffico internet. È ora di aggiornare le politiche per riflettere la realtà”, spiegano gli analisti.

Nel report è stata effettuata un’indagine approfondita su 50 fornitori di banda larga in 24 stati americani. Il rapporto rileva che i costi del middle mile crescono 2-3 volte più velocemente dei ricavi della banda larga domestica, che il traffico delle Big Tech consuma fino al 90% della capacità di rete e che pochi, se non nessuno, fornitori di banda larga sono stati in grado di monetizzare l’aumento del traffico di intrattenimento video in streaming nella loro rete.

Come recuperare i costi dello streaming?

“Sebbene molte applicazioni online abbiano registrato un’impennata del traffico durante la pandemia Covid-19, i requisiti infrastrutturali per supportare l’intrattenimento video in streaming costano molto di più delle applicazioni per il lavoro, la scuola e la sanità. Queste ultime applicazioni sono socialmente importanti, ma il loro volume di traffico totale è molto ridotto rispetto all’intrattenimento video in streaming fornito da Netflix, YouTube (Alphabet/Google), Amazon Prime, Disney+/Hulu e Microsoft Xbox”, si legge nel paper in cui è stata analizzata la sfida di quattro fornitori rurali di banda larga che gestiscono reti in fibra ottica fino a casa per recuperare i costi di rete del miglio intermedio dell’intrattenimento video in streaming.

I fornitori rurali di banda larga sono situati in quattro regioni rurali distinte degli Stati Uniti, hanno una media di 20.000 clienti ciascuno e gestiscono un’area grande quanto il Montenegro e Cipro. Gli elevati costi di una rete di accesso a banda larga fanno sì che i provider debbano gestire attentamente i prezzi per poter generare entrate sufficienti da una determinata area soggetta a una serie di prezzi pubblicizzati. Il rapporto analizza anche il motivo per cui una tariffazione piatta e uniforme (per un determinato livello di servizio) rappresenta una sfida particolare per tutti i fornitori di banda larga e, in particolare, perché questo è un problema nelle aree ad alto costo e poco servite.

50 dollari al mese il costo per abbonato: non bastano

L’attuale prezzo della banda larga è di circa 50 dollari al mese per abbonato, che copre il costo dell’ultimo miglio della rete e i costi operativi, ma non il costo del capitale del miglio intermedio, un costo separato che scala i requisiti delle apparecchiature all’aumentare del traffico. Gli abbonati pagano circa 25 dollari al mese per i servizi di streaming video di Netflix, YouTube, Amazon Prime, Disney+ e Microsoft. Questi cinque fornitori di servizi di streaming video comprendono il 75% del traffico di rete totale sulle quattro reti rurali a banda larga e richiedono un costo aggiuntivo di 11,65 dollari al mese in costi di capitale, attualmente assorbito dai fornitori di banda larga. Complessivamente, l’analisi mostra che il 77-94% dei costi totali di rete è legato allo streaming video di intrattenimento. Ciò equivale a 100-180 dollari di costi non recuperati per abbonato ogni anno. Data la popolarità e la crescita dello streaming video, si prevede che il costo del middle mile raddoppierà in 3-4 anni, mentre il numero di abbonati dovrebbe rimanere costante. Il costo non recuperato crescerà a 25,04 dollari per abbonato o a 81.953.409 dollari in totale per i quattro provider.

Modello insostenibile

I fornitori di intrattenimento in streaming video non contribuiscono ai costi della rete di medio o ultimo miglio e respingono i tentativi di trovare metodi di recupero dei costi. Netflix e YouTube offrono servizi di caching ai provider rurali a banda larga, ma questi sono esclusivi rispetto ai servizi proprietari delle piattaforme e comportano costi aggiuntivi per la partecipazione dei provider rurali a banda larga. La ricerca mostra che l’attuale modello di tariffazione piatta e uniforme (su tutta l’area di servizio anche con sovvenzioni) probabilmente diventerà insostenibile per la fornitura di banda larga rurale.

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