IL DIBATTITO

Banda ultralarga, il fair share è un’utopia?

L’equità non è un modello di business. Bisogna concentrarsi su contabilità e trasparenza. Il traffico internet sta esplodendo ed è costoso ma si sa poco di come impatti su ogni singola rete. Inoltre esistono accordi e partnership tecnologiche “riservate”. Se si vuole davvero colmare il divario degli investimenti c’è bisogno di scoperchiare il vaso. L’analisi di Strand Consult

Pubblicato il 20 Gen 2023

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Si sta discutendo della nozione di fair share e fair contribution per le reti a banda larga. Ma ciò che è giusto ed equo è soggetto all’interpretazione individuale. Non avremo mai un accordo condiviso sull’equità. La discussione sulla politica della banda larga ha bisogno di trasparenza e contabilità, non di equità”. Alla vigilia dell’avvio della consultazione pubblica da parte della Commissione Ue – secondo quanto risulta a CorCom la partita è stata rimandata a inizio febbraio per arrivare a una pubblicazione congiunta con il  Gigabit Infrastructure Act e Access recommendationStrand Consult intervien nel dibattito spostando il focus sulle questioni “concrete”.

Chi non recupera i costi fallisce

“Il recupero dei costi è il processo per recuperare le spese di costruzione e gestione di una rete a banda larga con una valutazione e un’attribuzione accurate del suo utilizzo. Le imprese del settore devono tenere conto dei costi e trovare il modo di recuperarli con un’accurata valutazione e attribuzione dell’utilizzo delle infrastrutture. Il recupero dei costi è contabilità di base, chi non lo capisce fallisce”, evidenzia la società di analisi sottolineando che i fornitori di banda larga operano in un mercato a due facce. “Da un lato forniscono abbonamenti ai consumatori, con gestione dell’account e servizio clienti. Dall’altro lato, i fornitori di contenuti e applicazioni offrono servizi di archiviazione, calcolo, trasferimento, migrazione, rete, consegna e sicurezza. Se il fornitore di banda larga si limita a un solo lato del mercato, la rete ne esce indebolita”.

Scarsa trasparenza, accordi “segreti” fra le parti

L’altra questione chiave è, secondo Strand Consult, quella della trasparenza: “La trasparenza nella politica sulla banda larga è limitata. Pur sapendo che il traffico internet sta esplodendo ed è costoso, sappiamo poco di come impatta su ogni singola rete a banda larga. Inoltre, l’impatto dei dati varia a seconda del Paese, della tecnologia (fissa o mobile) e del modello di business. Inoltre, esistono accordi tra grandi parti e partnership tecnologiche. Molte informazioni non sono pubbliche ma se si vuole mettere a punto una politica per colmare il divario degli investimenti, i responsabili politici hanno bisogno di maggiori informazioni”.

Con il metaverso si rischia il patatrac

Se ci si preoccupa oggi che lo streaming online consumi gran parte della larghezza di banda di Internet, come sarà possibile recuperare i costi quando un numero ancora maggiore di dati verrà immesso nelle reti a banda larga? Questa la domanda che pone Strand Consult che suggerisce di passare all’azione attraverso un aggiornamento delle regole prima che Metaverso diventi realtà.

Come sarà gestito il Metaverso? L’utente ne utilizzerà singole porzioni e sottoinsiemi? Come saranno definiti gli accordi sul livello di servizio per abilitare il Metaverso? Quali sono i requisiti richiesti agli utenti finali per i dispositivi, a Meta e ai fornitori di banda larga? Come verranno coperti i costi? I costi saranno trasferiti a tutti gli utenti? La lista degli interrogativi di Strand Consult è lunga. Meta – ricorda la società di analisi – ha annunciato un investimento di 19,2 miliardi di dollari per il Metaverso nel solo 2023. “Si tratta di circa la metà dell’investimento che gli operatori di telefonia mobile del mondo spendono per la Ran in un anno. Credit Suisse stima che il Metaverso pootrebbe diventare l’87% di tutto il traffico Internet, circa 94 zettabyte (1 trilione di gigabyte o GB) entro il 2032”.

Dunque i fornitori di banda larga devono investire di più per favorire il Metaverso?Potrebbe essere un buon affare se i costi possono essere coperti. D’altra parte, è possibile che Meta conti su un utilizzo delle reti a banda larga fortemente scontato, se non addirittura gratuito. Bisogna prepararsi: Meta sosterrà che il fornitore di banda larga ostacola la sua innovazione perché non mette a disposizione la sua rete gratuitamente”.

La questione dei servizi specializzati

I servizi specializzati sono definiti dal Berec come “servizi diversi dai servizi di accesso a Internet che sono ottimizzati per contenuti, applicazioni o servizi specifici, o per una combinazione di questi, quando l’ottimizzazione è necessaria per soddisfare i requisiti dei contenuti, delle applicazioni o dei servizi per uno specifico livello di qualità”. Meta definisce il suo Metaverse come “spazi virtuali in 3D dove è possibile socializzare, imparare, collaborare e giocare andando oltre gli schermi 2D e verso esperienze immersive nel metaverse, contribuendo a creare la prossima evoluzione della tecnologia sociale”. Il Metaverso – sostiene Strand Consult -non è altro che un servizio specializzato ottimizzato per un’esperienza virtuale in 3D. Non si tratta di un’applicazione internet di base da ottenere con una connettività “best effort”.

Gli errori delle autorità antitrust e la questione net neutrality

Secondo Strand Consult alle autorità antitrust in questi anni è sfuggito che le big tech hanno acquisito potere di mercato proprio grazie allo sfruttamento delle reti a banda larga. E per questa ragione le big tech riescono a esercitare un’influenza politica per ottenere prezzi e condizioni favorevoli per la banda larga (quindi accesso a prezzo zero, o con un forte sconto). “Ciò non accadrebbe in un mercato libero e competitivo, ad esempio un mercato che permetta ai prezzi di fluttuare e che non proibisca la diffusione di nuovi prodotti e servizi competitivi come fa la regolamentazione sulla net neutrality.

La perdita di valore economico è dell’ordine di 300 miliardi di euro per la costruzione di Ftth e 5G nell’UE. “Potremmo avere prodotti e servizi Internet differenziati se il traffico non fosse dominato da una manciata di aziende. In altre parole, se i servizi specializzati non fossero vietati dalla regolamentazione dalla net neutrality, oggi potremmo avere un’innovazione maggiore e diversa”.

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