Spingere gli investimenti nella banda ultralarga aumentando i poteri dell’Agcom nel definire le regole e soprattutto le misure – scorporo della rete incluso – in grado di agevolare i lavori e perseguire gli obiettivi dell’Agenda digitale europea e anche della Strategia Nazionale per la Banda Ultralarga, il piano Bul battezzato dal governo Renzi, che punta a garantire i 100 Mbps ad almeno l’85% della popolazione italiana ed i 30 Mbps a tutti gli italiani nonché la connettività a100 Mbps alle sedi della PA, ai poli industriali, delle principali località turistiche e degli snodi logistici. È questa la missione del governo messa nero su bianco in un emendamento al Decreto Fiscale del relatore Emiliano Fenu (M5S).
In dettaglio, la norma modifica gli articoli 50 bis e ter del decreto legislativo 259 del 2003 alias il Codice delle Comunicazioni elettroniche. Le nuove disposizioni specificano nel dettaglio i presupposti alla base dell’eventuale decisione, da parte dell’Autorithy per le Comunicazioni, di spingere la creazione di un’entità commerciale indipendente che possa garantire pari condizioni di accesso wholesale agli operatori di Tlc in nome della concorrenza, della trasparenza e del controllo dei prezzi al fine di spingere lo sviluppo delle reti di nuova generazione.
“Uno scarso o assente livello di autonomia può determinare un’eccessiva dipendenza dall’impresa verticalmente integrata avente significativo potere di mercato”, si legge nel dispositivo. E anche sul fronte della duplicazione degli investimenti nelle reti, spetta all’Agcom valutare se questi conducano a “rilevanti inefficienze di mercato che possano pregiudicare la sostenibilità degli investimenti” in particolare tenendo conto delle peculiarità territoriali. “In definitiva – si legge nel provvedimento – l’obiettivo dell’articolo 50-bis, mutuato dell’articolo 13-bis della “Direttiva Accesso” (2002/19/CE), è quello di conseguire un’effettiva concorrenza tra operatori nell’offerta di servizi agli utenti finali”. E in tal senso, “la concorrenza tra infrastrutture è solo uno strumento per raggiungerla”. Pertanto, “laddove, il mercato non riesca – attraverso la parziale realizzazione di infrastrutture da parte di concorrenti verticalmente integrati – ad assicurare il necessario livello di concorrenza attraverso l’autonomia degli operatori rispetto all’accesso della rete dell’impresa verticalmente integrata avete significativo potere di mercato, appare ragionevole che l’Agcom persegua il predetto obiettivo attraverso la separazione della rete dell’operatore verticalmente integrale, permettendo una effettiva parità di trattamento tra gli operatori che accedono alla rete (inclusa la divisione commerciale dell’operatore titolare della rete) e una conseguente equa dinamica concorrenziale sui mercati a valle”.
Nel caso Agcom opti per la “separazione” il progetto dovrà essere sottoposto al vaglio della Commissione europea. Dopodiché si procederà con un’analisi dei diversi mercati relativi alla rete di accesso: “Sulla base di detta valutazione, l’Agcom impone, mantiene, modifica o revoca specifici obblighi (trasparenza, non discriminazione, separazione contabile, accesso, controllo dei prezzi) cui l’impresa deve attenersi”.
La modifica dell’articolo 50-ter prende invece in esame i meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale investito. “Tali meccanismi sono determinati anche tenendo conto del costo storico degli investimenti effettuati in relazione alle reti di accesso trasferite e della forza lavoro dell’impresa separata ossia degli impatti dell’operazione di aggregazione in termini occupazionali”.
L’esame degli emendamenti al decreto entrerà nel vivo da lunedì della prossima settimana.
L’EMENDAMENTO AL DECRETO FISCALE