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Mobile private network, boom delle reti enterprise: oltre mille da inizio anno

È quanto emerge da un report Abi Research. L’analista Leo Gergs: “Le imprese iniziano a comprendere il vantaggio competitivo della connettività mobile e si passa sempre più dalla fase sperimentale a quella commerciale”. Ma resta da sciogliere il nodo dello spettro: frequenze diverse a seconda dei Paesi, e per le multinazionali ciò implica difficoltà operative. “L’Europa ha indicato agli Stati membri di riservare le frequenze a 3,8 e 4,2 GHz e bisogna accelerare sull’armonizzazione”

Pubblicato il 09 Giu 2023

A. S.

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Cresce rapidamente il numero delle reti mobili private a servizio delle aziende: fotografando la situazione a maggio 2023 se ne sono registrate su scala globale oltre mille. A rendere pubblico il dato è il nuovo report di Abi Research, secondo cui questo genere di infrastrutture ha registrato nel 2023 una crescita importante rispetto all’anno precedente, in particolare nei mercati nazionali in cui sono stati siglati accordi dedicati per lo spettro su licenza o condiviso.

Reti mobili pubbliche e private

Secondo i dati del report Shared Spectrum & Private Cellular Networks Tracker si è di pari passo registrato un calo nella percentuale di reti private che sono state messe anche a disposizione del pubblico. “Questo è un buon segno per il mercato delle reti private – afferma Leo Gergs, analista senior per i mercati 5G di ABI Research – Le imprese stanno iniziando a vedere l’implementazione della connettività cellulare privata come un vantaggio competitivo e quindi non vogliono parlarne troppo apertamente, il che è importante nel momento in cui il mercato passa dalla fase sperimentale alla commercializzazione”.

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“Il settore delle telecomunicazioni deve urgentemente mantenere le promesse fatte alla comunità aziendale – prosegue Gergs – Altrimenti, il 5G aziendale entrerà nei libri di storia come la tecnologia che ha sempre fatto troppe promesse e non le ha mantenute”.

I dati sulle reti mobili private

Il numero di reti private sta crescendo in modo particolare, secondo quanto evidenziato da Abi Research – nei mercati nazionali con accordi di spettro dedicati per le licenze o per la condivisione delle frequenze. Per questo, secondo Gergs, è particolarmente importante che si preveda un’armonizzazione delle bande di spettro per la connettività aziendale: “Le normative sullo spettro devono considerare ciò che sta realmente accadendo – afferma – poiché le aziende hanno spesso più sedi in diversi Paesi o addirittura continenti, e non sono disposte a cercare soluzioni di connettività separate per ogni sito“.

Proprio in questa direzione sembra muoversi la Commissione Europea, che ha suggerito agli Stati membri di riservare alle imprese lo spettro tra 3,8 e 4,2 GHz. “La situazione del mercato francese illustra perfettamente questa importanza. Sebbene l’Arcep, autorità di regolamentazione nazionale, sia stata la prima in Europa a mettere lo spettro a disposizione delle imprese, l’utilizzo è stato minimo perché la banda dello spettro era poco attraente. Da quando l’Arcep ha aperto lo spettro a 3,8 GHz – come il suo vicino tedesco – nel 2022, il numero di installazioni è aumentato notevolmente”.

La programmazione dei governi

È un duro colpo per la connettività aziendale che le economie globali emergenti decidano ancora di assegnare lo spettro in modo molto restrittivo”, sottolinea Gergs, citando come esempio il caso del dipartimento dei Trasporti indiano, che a inizio 2023 ha respinto le raccomandazioni dell’authority locale che invitavano a riservare uno spettro con licenza per la connettività aziendale. “Questo avrà inevitabilmente un effetto di rallentamento sulla digitalizzazione e la trasformazione delle imprese nel Paese – spiega l’esperto – portando in ultima analisi a una riduzione delle performance economiche e del Pil”.

Il punto centrale della questione, secondo Gergs, è che se si vuole che la connettività mobile in ambito aziendale si diffonda sarà necessario consentire alle imprese di accedere allo spettro delle reti mobili con licenza: “In caso contrario – conclude – saranno costrette a rivolgersi agli operatori di rete tradizionali, che faticano ad adattare la loro proposta di valore alle esigenze delle imprese. Inoltre, le imprese non si fidano di questi operatori, soprattutto negli ambienti industriali, per gestire i dati OT”.

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