Assolte per assenza di evidenze. Almeno per il momento. Secondo l’Antitrust Ue le principali telco europee non hanno rallentato o bloccato a loro vantaggio il traffico generato da servizi particolarmente bandivori, quali Skype o Youtube. Né li avrebbero pertanto discriminati privilegiando l’accesso a contenuti propri. L’annuncio è arrivato in mattinata via una nota della Commissione di Bruxelles. Che ha formalizzato l’archiviazione dell’indagine aperta nel luglio 2013 a carico di alcuni operatori storici per pratiche anticompetitive e abuso di posizione dominante nella gestione del traffico sulla propria rete. Un’istruttoria che a suo tempo aveva fatto sensazione per i blitz degli ispettori Ue per la concorrenza nei quartier generali, tra gli altri, di Deutsche Telekom, France Telecom-Orange o ancora Telefonica.
La Commissione, si legge nella nota, è “provvisoriamente” giunta alla conclusione che “non ci sono prove di comportamenti mirati a limitare il traffico online per alcuni servizi, né di accesso prioritario per i contenuti di proprietà degli operatori telefonici, cosa che comporterebbe una violazione delle norme Ue sulla concorrenza”. Ma l’assenza di dolo, annota Bruxelles, non significa che il fatto non sussista: “l’assenza di accordi commerciali tra gli operatori e alcuni transit operator (responsabili per le grandi “arterie” internazionali che collegano le reti domestiche con i content provider, specialmente statunitensi, ndr) può avere l’effetto di congestionare il traffico su certe rotte causando il deterioramento della qualità del servizio”. In altre parole, non tutti i contenuti marciano sempre alla stessa velocità, e l’accesso a certi servizi da parte degli utenti può effettivamente imbattersi in rallentamenti o interruzioni, ma questo non in virtù di un’espressa volontà degli Internet provider di danneggiare la concorrenza.
Secondo stime della stessa Commissione almeno 100 milioni di utenti europei hanno subito almeno una volta una qualche forma di restrizione nell’accesso a determinati contenuti: e non è un mistero che diversi operatori, almeno sino a non molto tempo fa, continuassero a impedire ai propri abbonati la fruizione soprattutto dei servizi VoIP. Il commissario uscente per l’Agenda digitale, Neelie Kroes, negli ultimi due anni ha a diverse battute promesso un intervento risoluto per mettere fine a queste pratiche. Una norma che in buona sostanza le metterebbe fuorilegge è non a caso stata inclusa nella proposta di regolamento europeo sul mercato unico delle tlc, attualmente all’esame del Consiglio Ue dopo essere stata “plebiscitata” in aprile dal Parlamento europeo. Ciò che non significa che l’interdizione per le telco europee di bloccare o rallentare il traffico entrerà in vigore a breve, tenuto conto che tra i due organi legislativi europei restano ampie diversità di vedute su altri punti della normativa. Diversità che se non venissero superate ne decreterebbero un inevitabile naufragio.
Tornando all’indagine dell’Antritrust europeo, le telco interessate (non è mai stata divulgata una lista ufficiale) rischiavano multe fino al 10% del loro fatturato qualora ritenute colpevoli. Nella sua nota la Commissione ha voluto precisare che le citate ispezioni condotte nel corso dell’inchiesta “non ne hanno in alcun modo pregiudicato l’esito”. Ma soprattutto si è premurata di far sapere che, anche se il caso è per ora chiuso, gli operatori rimarranno sotto stretta sorveglianza. Se a questo si aggiunge che un nuovo collegio di commissari entrerà in servizio tra meno di un mese, mentre il dibattito sulla net neutrality continua a imperversare a Bruxelles, non si possono escludere a priori ulteriori sviluppi nella vicenda.