BANDA ULTRALARGA

Bologna fiber city: 200mila case cablate in un anno

Ma la fibra non basta: non tutte le telco disposte ad “accendere” i servizi e anche la domanda è ancora tutta da fare

Pubblicato il 05 Nov 2015

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Nella nazione fanalino di coda per la banda larga in Europa, dietro anche la Grecia, c’è una città che va controcorrente. Siamo a Bologna dove in un anno, a velocità svizzera, si è creata e realizzata un’infrastruttura da primato nell’economia digitale nazionale. In dodici mesi circa 200mila unità immobiliari sono state raggiunte dalla fibra ottica che permette di garantire un’offerta di banda di 300 Mbit/s.

Numeri impressionanti per l’Italia, ma il traguardo è tutto da tagliare perché dei quattro operatori che possono entrare in campo, al momento solo Vodafone ha dato la sua disponibilità e quindi “la partita commerciale non è partita”. Parole di Roberto Spagnuolo (nella foto), direttore generale Laboratori Marconi, uno dei protagonisti principali del progetto presentato questa mattina nella sede di Unindustria Bologna. Un appuntamento per rendicontare questa esperienza e raccontare le operazioni, le procedure, le politiche che hanno permesso di estendere la rete a quasi tutta la popolazione bolognese.

Nella conferenza si è fatto il punto del progetto con gli interventi di Matteo Lepore (assessore all’Agenda Digitale del Comune di Bologna), Raffaele Donini (assessore all’Agenda Digitale della Regione Emilia Romagna) e Francesco Ubertini (rettore dell’Università di Bologna).

Raggiungere gli obiettivi con la struttura realizzata da Metroweb che permette ai bolognesi di usufruire dei servizi digitali innovativi – video streaming, video on-demand con standard 4k – è stato possibile grazie a tre fattori: la conoscenza del sottosuolo tramite il catasto elettronico delle infrastrutture; l’istituzione da parte dell’amministrazione comunale dell’ufficio del sottosuolo per snellire le procedure e comprimere i tempi per il rilascio delle richieste di concessione degli operatori; la messa a disposizione, a costi contenuti, delle infrastrutture per le telecomunicazioni.

Questo sul fronte politico, mentre i Laboratori Marconi hanno messo a disposizione “la piattaforma software del catasto – ha sottolineato il direttore Spagnuolo – ed elaborato il progetto esecutivo Ftth”. La velocità di costruzione della rete è stata possibile solo grazie al catasto del sottosuolo e ai tubi? “Quando si è iniziato a parlare di banda ultralarga in città lo schema di gioco non era ancora chiaro, ma abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo – l’assessore Lepore spiega il processo decisionale – e messo a disposizione degli operatori le infrastrutture grazie anche alla programmazione urbanistica del passato. Abbiamo ricevuto critiche sul fatto che non abbiamo fatto pagare il diritto di passaggio, ma siamo soddisfatti del risultato. A Bologna abbiamo Netflix, non è un’impresa italiana ma tante imprese locali possono trarre benefici dalla rete”.

Insomma il campionato non è ancora iniziato, ma la partita è tutta da giocare anche per le squadre bolognesi. Ma devono avere la possibilità di scendere in campo – soprattutto per l’avvio imminente dell’area metropolitana – anche gli altri operatori della provincia e quelli di una regione come l’Emilia Romagna così importante nel contesto economico nazionale. Un modello da esportare oltre i confini regionali. A questo proposito è necessario parlare di soldi, finanziamenti e progetti su scala più ampia. “Bologna è la locomotiva, ma bisogna superare il digital divide nel territorio. Noi come Regione abbiamo impegnato 26 milioni di euro di fondi europei per le circa 200 aree industriali emiliano-romagnole e 49 milioni sempre di origine comunitaria per le aree rurali”.

Ma i numeri più interessanti snocciolati dall’assessore regionale Raffaele Donini sono quelli della quota statale – oltre 2 miliardi di euro deliberati dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) con i primi bandi previsti per inizio 2016 – destinati alla Regione: ”In un recente incontro con il Governo abbiamo maturato la ragionevole speranza di avere a disposizione circa 404 milioni di euro”. Tradotto matematicamente significa un quinto del totale dei fondi destinati a tutta la nazione che a Bologna e dintorni pensano di intascare perché “abbiamo la capacità di spenderli rispetto alla gran parte delle regioni italiane”.

A Bologna si è avanti rispetto alla realtà regionale ma c’è da convincere cittadini ed imprese ad utilizzare, quindi acquistare, la connessione ultraveloce: “Il processo di alfabetizzazione in città è iniziato circa vent’anni fa con la rete civica Iperbole che ora intendiamo estendere anche alla realtà metropolitana – si tratta di 55 comuni della provincia – grazie ad un finanziamento della Commissione Europea di 6 milioni di euro (il programma Pon Metro). Ma non pensiamo a dei voucher o altre forme di incentivi finanziari rivolte ai cittadini bolognesi”. Ovvero per l’assessore Lepore c’è una maturità digitale dei bolognesi, il nuovo rettore cittadino Francesco Ubertini ha nominato un pro-rettore con delega alle tecnologie digitali, c’è la rete, ci sono progetti da portare a termine a livello regionale come la telemedicina e il fascicolo sanitario elettronico ma ancora, anche in una regione virtuosa come l’Emilia Romagna, la partita della banda ultralarga è tutta da giocare.

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