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Boom della tv online, Preta: “Dirottare le frequenze”

Il consumo di contenuti via dispositivi connessi è in aumento. Il ceo di ITMedia Consulting: “Governi e regolatori dovrebbero chiedersi se abbia ancora un senso allocare tanto spettro ai servizi televisivi”

Pubblicato il 04 Feb 2015

Augusto Preta, Consulente strategico CEO di ITMedia Consulting

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La televisione tradizionale raggiunge oggi l’87% della popolazione mondiale. Questo settore tradizionalmente si appoggiava a imponenti reti di trasmettitori terrestri per diffondere la propria programmazione. Oggi internet rappresenta un nuovo e meno costoso canale di distribuzione per i contenuti televisivi. Dunque, la tendenza, guidata dal realismo economico, è usare internet per distribuire un volume crescente di programmazione televisiva. Ma questo ha delle implicazioni: la tendenza a riallocare le frequenze televisive agli operatori mobili.

Già nel 2010 il numero di persone che possedeva un telefonino superava il numero complessivo di televisori. Secondo alcuni analisti, nel 2018 vi saranno tanti smartphone quanti televisori. E a quel punto la penetrazione degli apparati Tv comincerà a stabilizzarsi, mentre grazie alla riduzione dei costi la penetrazione di smartphone continuerà a crescere.
Nel 2014 i ricavi mondiali da dati in mobilità sono stati circa il doppio della spesa per la pubblicità televisiva. Questa continuerà a crescere anche nei prossimi anni, ma essendo ormai un mercato maturo il tasso di crescita sarà legato a quello dell’intera economia, mentre la banda larga mobile è ancora in crescita, con tassi di sviluppo più alti rispetto a quelli dell’economia nel suo complesso.

È anche interessante confrontare la quantità di spettro allocata a televisione e a servizi mobili. Nel Regno Unito, 594 MHz sono attribuiti a servizi mobili, rispetto ai 320 MHz della radiodiffusione televisiva. Questo è tanto più sorprendente quando si pensa che l’industria delle Tlc mobili ha solo 30 anni. Altre osservazioni emergono dall’analisi delle abitudini di consumo: sempre nel Regno Unito nel corso dello scorso anno il numero di abitazioni con televisore è diminuito di 300mila unità. Tutti i maggiori canali televisivi, compresa la pay Tv satellitare Sky, hanno avuto ascolti in declino sulla propria piattaforma d’origine, mentre i dati di consumo del servizio online di Bbc, iPlayer, mostrano un costante e deciso aumento, nel numero di utenti e nel numero di contenuti richiesti, soprattutto da tablet e smartphone. Molti altri mercati stanno vivendo lo stesso cambiamento strutturale.

I consumatori però non si stanno allontanando dalla televisione in quanto medium. Anzi, il consumo di contenuti televisivi è in costante aumento, ma la visione avviene sempre più secondo modalità nuove via dispositivi connessi. Se questa tendenza continuerà, governi e regolatori potranno chiedersi se abbia più un senso allocare tanto spettro ai servizi televisivi. Già vi sono segni di pressione in questo senso. A novembre 2015 la World Radio Communication Conference deciderà se raccomandare ai Paesi di allocare più spettro all’internet mobile. È chiaro che le frequenze televisive saranno sottoposte ad un esame molto severo.

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