LA CRISI

BT-Accenture, il ministro Guidi: “Abbiamo fatto il possibile, ora tocca ad aziende e sindacati”

Si conclude con una rottura tra le parti la vertenza sul futuro dei 262 addetti al call center di Palermo. Il ministro dello Sviluppo Economico difende l’operato del governo: “Create le condizioni per tutelare l’occupazione, il resto non è di nostra competenza. Ma continueremo a seguire gli sviluppi”

Pubblicato il 07 Ott 2014

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Dopo una trattativa fiume si è concluso con un nulla di fatto il vertice al ministero dello Sviluppo economico sulla vertenza dei 262 dipendenti del call center palermitano di Accenture che rischiano il posto dopo che BT non ha rinnovato la commessa lo scorso luglio. Secondo quanto riferiscono le organizzazioni dei lavoratori la trattativa si è interrotta perché le due aziende avrebbero ribadito la proposta avanzata nei giorni scorsi, sulla quale i sindacati avevano espresso perplessità: ricollocazione del 70% del personale in una società del gruppo BT e il restante 30% in una società di Accenture, vincolando l’accordo ad un abbassamento dei livelli retributivi ed alla sottoscrizione di verbali di transazioni individuali per tutti i 262 lavoratori, con rinuncia di rivalsa per il precedente rapporto di lavoro.

Da oggi, dunque, Accenture potrebbe avviare le procedure di licenziamento collettivo per tutto il personale del call center palermitano di via Ugo La Malfa.

“Le aziende, soprattutto BT – dice Michele Azzola, segretario nazionale della Slc Cgil – non si sono mosse dalle loro posizioni, puntando ad un accordo irricevibile”.

Ora “l’unica possibilità per evitare i licenziamenti è l’intervento del Governo – spiega il sindacalista – E’ inaccettabile che il ministro Guidi si presti a fare una mediazione commerciale tra le due aziende e non si interessi delle sorti dei lavoratori. Le due aziende hanno fatto un accordo il cui conto verrà pagato dai lavoratori”. Il Governo, prosegue Azzola, “ha dimostrato totale inettitudine ad affrontare la vertenza pur sapendo da mesi che il problema dei call center sarebbe esploso. Nelle prossime settimane ci sara’ l’apertura di altre procedure di licenziamento, migliaia di licenziamenti non perche’ non ci sia piu’ lavoro ma perche’ continua la corsa al ribasso degli appalti con il lavoro che si sposta in giro nella Penisola”.

E intanto lo Stato “continua a pagare gli ammortizzatori sociali e i giovani lavoratori si trovano a 40 anni a piangere perché hanno perso ogni speranza nel futuro”.

Stesso giudizio anche da parte della Uilcom Uil. “Purtroppo – spiega Salvo Ugliarolo segretario generale – oltre a constatare la totale chiusura delle aziende, malgrado i numerosi incontri fatti fino a ieri, abbiamo assistito all’incapacità da parte del Mise a dare il proprio contributo istituzionale per trovare una soluzione al problema. Malgrado le disponibilità, a parole, da parte delle istituzioni ad affrontare il problema che riguardano i call center, abbiamo dovuto registrare, invece, l’imbarazzante silenzio della parte politica e soprattutto l’assenza del ministro Guidi e dei suoi sottosegretari per affrontare questa vertenza e quella più in generale delle tante aziende di call center.

Nelle prossime ore, i sindacati valuteranno la possibilità di indire una nuova mobilitazione di tutte le lavoratrici e lavoratori dei call center. “Il governo ci ha lasciato soli – rincara la dose Giorgio Serao della Fistel Cisl – senza intervenire con autorevolezza nei confronti delle aziende e questa ha determinato che Accenture aprirà, da oggi, le procedure di licenziamento collettivo”.

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