SPETTRO

Caos frequenze, le Tv locali nella blacklist Agcom

Pubblicata la tabella che individua le 74 frequenze “irregolari” che dovranno essere liberate: disturbano gli Stati confinanti. Le associazioni di categoria: “Quelle frequenze ci sono state regolarmente assegnate”. E spunta la lettera con cui l’ex viceministro Romani rassicurava le emittenti: “Nessuna restrizione anche nelle zone di confine”. Ora la partita in mano a Giacomelli

Pubblicato il 23 Mag 2014

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Frequenze, la guerra riparte. Ma questa volta si teme l’effetto Tarantino. La miccia l’ha accesa Agcom, l’authority per le comunicazioni, che con un colpo di teatro ha deciso stavolta di usare le maniere forti per mettere definitivamente in regola l’Italia sul fronte interferenze sui Paesi confinanti (dalla Croazia a Malta, dalla Francia all’Austria) che subiscono disturbi dalle nostre trasmissioni. L’obiettivo è un piano frequenze nuova edizione che escluda quelle non “riconosciute” all’Italia da Ginevra perché, molto semplicemente, furono assegnate ad altri Paesi. Per questo nei giorni scorsi le emittenti locali italiane si sono viste recapitare una lettera proveniente da Agcom e contenente una “blacklist” (nella foto) che enumera regione per regione le frequenze “fuorilegge”. In tutto 74, con un picco di 12 per la Puglia, solo uno in Lombardia e Piemonte. Secondo alcuni calcoli le emittenti interessate potrebbero essere circa 80.

La reazione non si è fatta aspettare e ha scatenato le associazioni di categoria. Aeranti-Corallo: “Se le ipotesi trovassero realmente applicazione, vi sarebbero decine di tv locali che non avrebbero più la frequenza su cui trasmettere. Il danno sarebbe molto superiore all’esiguo stanziamento di 20 milioni di euro stabilito per le citate misure compensative previste per la dismissione volontaria di tali frequenze”. E Frt: “Ci troviamo davanti all’ennesimo e inaccettabile vincolo dell’Agcom all’esercizio dell’attività d’impresa delle Tv locali che rischiano di essere cancellate dal panorama televisivo italiano”. Confindustria Rtv ricorda che “lle frequenze che oggi sono oggetto di “esproprio” furono assegnate alle Tv locali con alcuni Bandi, gli ultimi dei quali conclusi circa un anno mezzo fa”.

Uno dei nodi riguarda proprio i 20 milioni previsti per la “regolarizzazione” delle frequenze, che si pensava in un primo momento potessero essere suddivisi fra poche emittenti. Ma i numeri in ballo ora si rivelano più grandi: dunque l’indennizzo, se distribuito alle circa 80 aziende destinatarie del provvedimento Agcom diventerebbe circa 250mila euro a operatore. Una cifra irrisoria se paragonata ai milioni incassati per liberare gli 800 Mhz.

Il tutto in un momento di turbolenza per il settore, con l’ex beauty contest alle porte, l’Europa che preme per poter decidere sulla procedura d’infrazione, una Agcom in fibrillazione in vista della riorganizzazione. Le Tv locali si sentono prese d’assedio e ora si rimettono nelle mani del governo. Dice Aeranti-Corallo: il governo deve adottare “soluzioni finalizzate alla risoluzione della problematica, nell’ottica della compatibilizzazione tra gli impianti eserciti in Italia e quelli degli Stati esteri confinanti”. Per questo tutto il settore è con il fiato sospeso in attesa del meeting annuale di Aeranti-Corallo (27 e 28 maggio) che ospiterà un intervento sottosegretario alla Comunicazione Antonello Giacomelli: in quell’occasione potrebbe lanciare la soluzione definitiva.

La vicenda in realtà sottintende un enorme paradosso: le Tv locali rivendicano pezzi di etere “regolarmente” loro assegnate dal governo Berlusconi. Sul suo sito non a caso Aeranti-Corallo pubblica un vecchio carteggio con l’allora viceministro delle Comunicazioni Paolo Romani che aveva assegnato le frequenze. Premessa: è chiaro a tutti i giocatori in campo che quelle frequenze non sono “coordinate” con l’estero. In una prima lettera l’associazione chiede rassicurazioni: “… I canali che verranno assegnati alle tv locali… non saranno coordinati con gli Stati esteri confinanti. Al riguardo, chiediamo conferma che le assegnazioni di tali canali possano avvenire, anche nelle zone di confine, senza restrizioni e/o limitazioni rispetto alle caratteristiche tecniche dei relativi impianti attualmente eserciti”. C’è anche una seconda richiesta di rassicurazione: “Chiediamo inoltre conferma che tali assegnazioni non possano essere oggetto di successive restrizioni e/o limitazioni in ipotesi di attivazioni isofrequenziali negli Stati esteri nelle zone di confine”. La risposta di Romani: “Riscontro la Vostra lettera per rassicurarVi che, per quanto di competenza del Ministero, si farà in modo che le assegnazioni dei canali alle tv locali possano realizzarsi, anche nelle zone di confine, senza restrizioni e/o limitazioni rispetto alle caratteristiche tecniche degli impianti attualmente eserciti”. Ed ecco la risposta alla seconda domanda (cioè: potremo trasmettere anche se gli stati confinanti attiveranno i loro impianti?): “Il Ministero si impegna a garantire la massima protezione del segnale delle emittenti locali nel caso di attivazioni isofrequenziali negli Stati esteri confinanti”.

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