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Catricalà: “No a modifica della legge sull’Opa, sì a golden power”

Il viceministro alle Comunicazioni: “Non si cambiano le regole durante la partita”. Ma sui poteri speciali dice: “Era al vaglio già da tempo la possibilità di esercitarli sulla rete di Tlc”

Pubblicato il 04 Ott 2013

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Non è opportuna una modifica della legge sull’Opa. A dirlo il viceministro alle Comunicazioni, Antonio Catricalà, a margine del convegno Between in corso a Capri.

“Ho sempre pensato che si dovesse allineare il comportamento della Consob a quello dell’Antitrust che tiene come punto di riferimento il controllo di fatto e non una soglia predeterminata – ha spiegato – Ma oggi vedo con perplessità un intervento legislativo che vada in questo senso perché potrebbe apparire come una scelta dovuta alla contingenza e invece bisogna creare norme generali e astratte”.

Per Catricalà non è opportuno “intervenire oggi con una legge che cambia le regole in corso durante la partita” Telecom-Telefonica. “Completamente diverso è il discorso sul golden power (Letta ha firmato oggi il provvedimento ndr) perché di questi poteri si parlava già prima – ha invece detto -. L’idea di inserire la rete telefonica, in quanto strategica, era allo studio già da tempo. Qui non si cambiano le regole durante la partita, ma si porta a compimento l’idea che il precedente Governo e l’attuale Governo hanno avuto per regolamentare il mercato”.

Il vice ministro ha aggiunto tuttavia che “questo non significa che, dopo aver approvato il provvedimento normativo, bisogna per forza utilizzarlo. E’ uno strumento in più per realizzare gli obiettivi del Governo di sicurezza informatica e di investimento per la realizzazione dell‘Agenda digitale“.

Per quanto riguarda l’accordo segreto sul possibile way out di Telefonica di cui scrive oggi Il Messaggero- gli spagnoli possono uscite da Telecom in caso di interventi legislativi che ne limitino l’azione – il viceministro ha sottolineato che “gli accordi tra privati non devono influenzare gli atteggiamenti del governo”, puntualizzando però di non essere a conoscenza degli accordi tra privati”.

Catricalà ha poi affrontato il tema spin off. “Sui tempi di una separazione della rete Telecom – ha ricordato – c’è un momento negoziale, che vede l’intervento della Cdp e la creazione di un contratto, e poi c’è il momento fisico di separazione della rete. Tutto questo richiederà almeno due anni”. Per Cdp “non sarebbe un onere, ma un investimento. Comprare una rete significa fare un investimento profittevole”.

A rispondere a Catricalà sull’Opa il senatore Pd, Massimo Mucchetti. “Il viceministro Catricalà bolla l’aggiornamento della legge sull’Opa come una modifica delle regole del gioco che avrebbe effetti retroattivi sull’accordo intervenuto tra i soci di Telco – dice Mucchetti – In questa materia, più di lui o dei presidenti delle Commissioni Infrastrutture e Industria del Senato, che si stanno occupando del caso, dovrebbe contare la voce del presidente della Consob”.

“Il dottor Vegas – ricorda Mucchetti – ha detto in Senato che il cambio del controllo di Telco, e dunque di Telecom Italia, avverra’ a partire dal gennaio 2014, quando verranno attribuiti i diritti di voto alle nuove azioni ora in mano agli spagnoli. Questo cambio peraltro è subordinato ad accordi antitrust che Telecom Italia dovrebbe prendere con le autorità e i governi brasiliano e argentino.

Sul piano giuridico, pertanto, non è “ancora accaduto nulla di rilevante ai fini della legge sull’Opa. Dunque, se lo riteniamo giusto (giusto non solo per il caso Telco-Telecom ma anche per tutti gli altri nei quali il passaggio del controllo puo’ ora avvenire alle spalle dei soci di minoranza) il Governo e il Parlamento possono modificare la legge sull’Opa a tutela del risparmio investito in azioni. Come? Ripeto quanto è emerso nel lavoro delle Commissioni: aggiungendo alla soglia del 30% una seconda soglia legata al controllo di fatto quando questo sia inferiore al 30%. Ci vuole pochissimo”.

“Il dibattito – prosegue ancora il senatore Pd – è già avvenuto nella fase preparatoria della legge Draghi. Questa, del resto, è la regola anche in Spagna. Ora si tratta di tirare le somme per avere un mercato finanziario migliore. Diverso e assai più accettabile – conclude Mucchetti – mi pare il discorso del premier Enrico Letta che ricorda l’acquisizione della spagnola Endesa da parte dell’Enel. L’Enel accettò le prescrizioni del regolatore e, dopo aver acquisito una quota di Endesa, lanciò un’Opa generosa rivolta a tutti gli azionisti. Faccia altrettanto Telefonica”.

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