Grandi aree dell’Asia e del Medio Oriente hanno registrato connessioni internet più lente a causa del danneggiamento di diversi cavi sottomarini nel Mar Rosso, secondo quanto riferito da provider e gruppi di monitoraggio. L’origine del problema non è ancora chiara, ma l’impatto è stato significativo, con milioni di utenti coinvolti.
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Perché i cavi sottomarini sono vitali
I cavi sottomarini posati sui fondali oceanici trasportano la maggior parte del traffico internet mondiale. Sebbene esistano satelliti e linee in fibra terrestri, è attraverso queste dorsali nascoste che passano la maggior parte delle comunicazioni globali: dalle videochiamate ai servizi cloud.
Quando un cavo viene danneggiato, il traffico viene dirottato su altri percorsi, con conseguenti rallentamenti. Il problema si amplifica quando i guasti colpiscono più linee contemporaneamente, riducendo le alternative disponibili e causando disservizi diffusi.
I disservizi nel Mar Rosso
Secondo Microsoft, il traffico internet attraverso il Medio Oriente “potrebbe registrare maggiore latenza a causa di tagli ai cavi in fibra ottica sottomarini nel Mar Rosso”. La società ha chiarito che il traffico al di fuori della regione non risulta compromesso, senza però specificare le cause del danno.
Il gruppo di monitoraggio NetBlocks ha rilevato disservizi in più Paesi, tra cui India e Pakistan, collegati a problemi nei sistemi SEA-ME-WE 4 (SMW4) e India-Middle East-Western Europe (IMEWE), entrambi nei pressi di Gedda (Arabia Saudita).
In Pakistan, l’operatore PTCL ha confermato i tagli e avvertito di possibili rallentamenti nelle ore di punta. In Kuwait, le autorità hanno segnalato problemi legati al cavo FALCON GCX, mentre negli Emirati Arabi Uniti numerosi utenti dei provider statali Du ed Etisalat hanno denunciato cali di velocità, senza commenti ufficiali da parte delle autorità.
Come si danneggiano i cavi sottomarini
Le cause più comuni sono accidentali: ad esempio, navi che gettano l’ancora in aree trafficate o terremoti. Tuttavia, non si può escludere la possibilità di sabotaggi intenzionali, soprattutto in regioni instabili dal punto di vista geopolitico.
Le riparazioni richiedono tempo e risorse: navi specializzate devono individuare il punto esatto del danno, recuperare il cavo dal fondale e sostituirlo o ripararlo. Il processo può durare settimane, costringendo interi Paesi a utilizzare rotte alternative più lente.
Non è la prima volta
Non è la prima volta che il Mar Rosso è teatro di episodi simili. Nel febbraio 2024, diversi cavi vennero danneggiati, compromettendo la connettività tra Asia ed Europa. In quel caso, si parlò anche del rischio di atti deliberati da parte del movimento Houthi nello Yemen, che però negò ogni coinvolgimento.
Situazioni analoghe si sono verificate anche altrove: nel Mar Baltico, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, si sono moltiplicati i casi sospetti di sabotaggi a cavi e gasdotti. Nel 2023 le autorità svedesi hanno addirittura sequestrato una nave sospettata di aver tranciato un cavo verso la Lettonia.
L’impatto per gli utenti
Gli effetti principali si avvertono sotto forma di connessioni rallentate, tempi di caricamento più lunghi e interruzioni occasionali. Anche servizi cloud come Microsoft Azure possono subire ritardi, sebbene i provider riescano spesso a ridistribuire il traffico per ridurre i disagi.
Questi episodi dimostrano la fragilità dell’infrastruttura digitale globale: bastano pochi danni in punti strategici per generare ripercussioni a catena, ricordando a governi e imprese quanto la connettività mondiale dipenda dai cavi nascosti sul fondo degli oceani.