SENTIERI DEL VIDEO

Che fine farà La7? Quella di una matrioska “di Torriglia”?

Con multiplex o senza? Oppure spezzatino selvaggio? Pochissimi pretendenti per il terzo broadcaster italiano. Eppure ha prodotto la performance più brillante della rete tv…

Pubblicato il 01 Ott 2012

Enrico Menduni

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Il terzo broadcaster italiano, di proprietà di Telecom Italia attraverso Telecom Italia Media, sembra la ragazza di Torriglia: tutti la cercano e nessuno la piglia. Nonostante gli effimeri entusiasmi della borsa, questa mi sembra la situazione quando agli advisor della vendita arriva solo una richiesta della private equity Clessidra, una di Discovery Channel e una di 3 Italia, che da sempre ci prova con la tv mobile ma intanto sarebbe molto interessata ai tre multiplex di Telecom Italia Media. Gli sceicchi dei Kuweit e di Dubai e altri partner mediterranei (magari vicini a Tarak Ben Ammar) non si sono presentati o magari stanno coperti (la presentazione delle offerte non è vincolante ed esclusiva per il venditore). All’orizzonte non c’è molto altro e con le chiacchiere stiamo a zero.

Certo che i 200 milioni di debito e i 35 milioni di perdite a giugno de La7 sembrano allontanare i pretendenti e certo anche l’incertezza politica (chi comanderà in Italia fra un anno?) non giova affatto. Chi compra La7 deve avere qualche interesse in campo politico, altrimenti la valorizzazione esclusivamente economica del titolo è molto aleatoria. Mtv appare come un asset trascurabile. Altrimenti si può cucinare un bello spezzatino. In bianco, come lo faceva la mia mamma, scegliendo solo pezzetti di carne senza nervi. Ossia, comprare tutto il lotto e poi rivenderlo frazionato, valorizzando prevalentemente i multiplex. Chi ha però 300-350 milioni da investire? Con il rischio di fare una matrioska di Torriglia, che genera tante bamboline più piccole: anche loro tanto carine ma così difficili da piazzare.

Fin qui i commenti economici. Sembra che si stia parlando di una acciaieria, obsoleta, rugginosa, inquinante, che qualche multinazionale vuole vendere, invece della più brillante rete televisiva italiana, del Tg che ha avuto la migliore performance nella crescita degli ascolti e dell’autorevolezza, di una nutrita pattuglia di enterteiner e anchor di grido. Tutto ciò sembra non valere nulla, come la mano della ragazza di Torriglia.
Una conclusione amara.
È una conseguenza della contrazione della pubblicità, della crisi? Solo in parte. La verità è che il peccato originale nella costruzione del nostro strano Far West dell’etere (nessuno sceriffo, un solo bandito in giro) continua a produrre i suoi frutti malati.

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