La connettività digitale è il pilastro della trasformazione economica e sociale. Tuttavia, il nuovo report dell’Ocse “Closing Broadband Connectivity Divides for All: From Evidence to Practice” mostra come i divari tra aree urbane e rurali siano ancora profondi e strutturali. Nonostante l’espansione delle reti in fibra e il rollout del 5G, la qualità e l’accessibilità della rete non sono distribuite equamente. Questo squilibrio rischia di amplificare le disuguaglianze e frenare l’adozione delle tecnologie digitali, soprattutto nei territori meno serviti.
Il documento, frutto del progetto “Going Digital”, analizza i dati di 61 Paesi (38 membri Ocse e 23 partner) e propone un approccio innovativo basato su indicatori armonizzati a livello subnazionale. L’obiettivo è fornire strumenti concreti per politiche evidence-based capaci di affrontare le sfide della digitalizzazione in modo inclusivo.
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Divari persistenti: la geografia della disconnessione
Secondo il report, nel 2024 la penetrazione della banda larga fissa nei Paesi Ocse è stata in media di 36,3 abbonamenti ogni 100 abitanti, contro i 16,2 nei Paesi non membri. Ma il dato più allarmante riguarda le differenze interne: nelle aree metropolitane le velocità medie di download sono superiori del 43,8% rispetto alle zone remote. Anche nel mobile, le città registrano performance del 37,2% più elevate rispetto alle aree rurali.
Queste disparità si riflettono su altri indicatori: latenza, upload, qualità del segnale e tempo senza copertura. In media, gli utenti rurali passano più tempo senza segnale mobile e hanno una qualità di servizio inferiore. Le reti 5G, pur in espansione, sono ancora concentrate nei centri urbani, lasciando indietro le periferie.
Politiche pubbliche: tra visione strategica e interventi mirati
Il report Ocse sottolinea che la qualità della connettività non dipende solo dalla tecnologia, ma anche dalle politiche adottate. La raccomandazione del Consiglio Ocse del 2021 propone un mix di misure generali e approcci su misura. Tra le prime, spiccano la promozione della concorrenza, la semplificazione normativa, la gestione efficiente dello spettro e la trasparenza nei dati.
Le politiche mirate includono obblighi di copertura, partenariati pubblico-privati, reti comunitarie e programmi di finanziamento diretto. In molti Paesi, la mappatura delle infrastrutture è diventata prerequisito per l’allocazione dei fondi pubblici. Il broadband mapping consente di identificare le aree realmente bisognose, evitando sovrapposizioni e sprechi.
Banda ultralarga: il ruolo chiave per l’innovazione territoriale
La banda ultralarga è centrale per garantire servizi digitali avanzati, dalla telemedicina all’e-learning, dalla smart agriculture alla mobilità intelligente. Tuttavia, come evidenzia il report, solo il 78,5% delle famiglie rurali nei Paesi Ocse ha accesso a connessioni fisse da almeno 30 Mbps, contro il 92,3% delle famiglie totali. Per approfondire le applicazioni innovative della banda ultralarga, si rimanda al pillar dedicato su CorCom.
Investimenti e cooperazione internazionale: la sfida dei Paesi emergenti
Nei Paesi partner dell’Ocse, le difficoltà sono ancora più accentuate. Oltre ai limiti infrastrutturali, come la scarsa affidabilità delle reti elettriche e dei trasporti, si aggiungono barriere lato domanda: redditi bassi, scarsa alfabetizzazione digitale, contenuti non localizzati. In queste aree, l’assistenza allo sviluppo gioca un ruolo cruciale. Tra il 2019 e il 2023, l’Africa subsahariana è stata la principale beneficiaria di fondi per infrastrutture digitali e politiche di inclusione.
Il report evidenzia anche il ruolo crescente delle reti condivise e degli operatori wholesale open access, come i modelli adottati in Brasile, Cile e Colombia. Questi approcci favoriscono la concorrenza e l’efficienza, attirando investimenti privati e riducendo i costi di deployment.
Inclusione digitale: oltre la connettività
La connettività digitale non è sufficiente se non accompagnata da politiche di inclusione. Programmi di sostegno alla domanda, come tariffe sociali, voucher, dispositivi a basso costo e formazione, sono fondamentali per coinvolgere le fasce più vulnerabili. In molti Paesi Ocse, donne, anziani, persone con disabilità e comunità indigene restano escluse dalla piena partecipazione digitale.
Il report cita iniziative come “Connect to Grow” in America Latina, che premia le imprenditrici rurali che usano il digitale per migliorare la vita delle comunità. Questi esempi dimostrano che la trasformazione digitale può essere anche leva di empowerment sociale, se accompagnata da politiche inclusive e sostenibili.
Dati granulari e governance: la chiave per il futuro
Infine, il report Ocse sottolinea l’importanza di indicatori armonizzati a livello subnazionale per monitorare i progressi e orientare le decisioni. La proposta di una mappa broadband Ocse transfrontaliera potrebbe facilitare il confronto tra Paesi e migliorare la comprensione delle dinamiche territoriali.
La governance dei dati, la trasparenza e la partecipazione degli stakeholder sono elementi essenziali per costruire politiche digitali efficaci e resilienti. In un mondo sempre più connesso, la qualità della connessione è sinonimo di qualità della cittadinanza.