Con l’evolversi della natura dei conflitti, cambiano anche scenari e terreni di confronto. Il campo di battaglia moderno si estende ormai oltre la terra, il mare e l’aria, raggiungendo la dimensione digitale, con tutto ciò che comporta rispetto al cloud, ai server e allo spettro elettromagnetico.
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Il nuovo ruolo delle telco
In questo panorama, i fornitori di servizi di telecomunicazioni sono diventati una parte fondamentale dell’infrastruttura nazionale e il loro ruolo è sempre più inscindibile dalla strategia di difesa di un Paese.
Assumendo questa prospettiva, le società di telecomunicazioni non possono più porsi sul mercato soltanto come gestori di canali di comunicazione, ma devono diventare custodi della sovranità. Le loro reti trasportano informazioni riservate, controllano sistemi autonomi e monitorano le minacce in tempo reale. Pertanto, la loro protezione, affidabilità e architettura sono ora questioni di interesse nazionale, fondamentali quanto lo spazio aereo o il controllo delle frontiere.
Non solo: attraverso lo sviluppo tecnologico delle rete, le telco stanno contribuendo a rendere possibili applicazioni di livello militare, tra cui: le comunicazioni crittografate sul campo di battaglia, che garantiscono la continuità del comando e del controllo sotto il fuoco nemico; i sistemi di sorveglianza basati sull’intelligenza artificiale, in grado di analizzare i dati del campo di battaglia alla velocità delle macchine; difese informatiche di nuova generazione che rilevano, isolano e neutralizzano le minacce prima che si aggravino.
Le reti 5G private, la ridondanza satellitare, l’analisi basata sull’edge e la crittografia resistente alla quantistica stanno d’altra parte diventando caratteristiche standard dell’interfaccia tra telecomunicazioni e militare.
Le telecomunicazioni diventano tattiche: il caso Orange
In questo contesto, Telecom Review Europe ha analizzato le principali iniziative messe in campo dalle telco per supportare la trasformazione del settore. In prima linea c’è per esempio Orange Business, che il 30 giugno ha lanciato ufficialmente la sua nuova unità dedicata alla difesa: Direction Défense & Sécurité (DD&S). La nuova divisione si concentrerà sulla fornitura di connettività sicura, rilevamento delle minacce basato sull’intelligenza artificiale e soluzioni di sicurezza informatica su misura per le esigenze dei ministeri della difesa, delle agenzie di intelligence e degli operatori di infrastrutture critiche in tutta Europa.
Orange DD&S riunisce diverse centinaia di specialisti provenienti da tutto il gruppo per fornire reti ibride che fondono perfettamente i sistemi civili e militari al fine di ottenere operazioni altamente sovrane. I 45mila km di fibra terrestre, le 2.500 antenne satellitari terrestri, i 450mila km di cavi sottomarini e le sette reti di posa dei cavi di Orange supporteranno le comunicazioni crittografate, l’analisi dei dati di missione in tempo reale e la consapevolezza situazionale, tutte capacità fondamentali in un’era di conflitti digitali e sabotaggi delle infrastrutture.
Il controllo unico di Orange su questa infrastruttura garantisce non solo alla Francia ma anche all’Europa un vantaggio sovrano nel garantire la continuità e la sicurezza delle comunicazioni digitali. Utilizzando 5G pubblico e privato, IoT sicuro, IA e sistemi di comando integrati con satelliti, la nuova unità DD&S di Orange offre in effetti una soluzione completa per la difesa europea di prossima generazione.
Nokia e Deutsche Telekom lavorano al fianco delle forze armate tedesche
Nokia ha invece stretto una partnership con le forze armate tedesche per sviluppare congiuntamente un’infrastruttura di rete tattica resiliente, crittografata e ottimizzata per l’impiego in zone di combattimento. L’esperienza di Nokia nelle reti 5G private e nei sistemi in tempo reale si sta rivelando preziosa per garantire le comunicazioni sul campo, i sistemi autonomi e l’elaborazione dei dati basata sull’edge.
La collaborazione evidenzia come le forze armate nazionali si rivolgano sempre più alle aziende tecnologiche non solo per gli strumenti, ma anche per partnership strategiche digitali a lungo termine.
Anche Deutsche Telekom sta sviluppando attivamente reti di comunicazione ibride che integrano fibra, satellite e 5G in un sistema unificato e sicuro. Questo approccio è essenziale nell’ottica di collegare le infrastrutture civili con i requisiti di difesa, creando piattaforme di comunicazione resilienti e altamente adattabili.
Al centro di questa visione c’è il coordinamento senza soluzione di continuità tra reti terrestri e non terrestri. La fibra ad alta velocità fornisce la dorsale, mentre le costellazioni satellitari e le piattaforme stratosferiche estendono la connettività sicura alle aree remote e ad alto rischio. Attraverso la sua partecipazione al programma satellitare Iris² dell’Ue, Deutsche Telekom sta inoltre contribuendo a costruire un livello di comunicazione europeo sovrano per uso militare, di risposta alle crisi e governativo.
Parallelamente, l’azienda sta implementando reti private 5G standalone per supportare tecnologie di difesa avanzate come droni, sistemi autonomi e IoT sul campo di battaglia. L’azienda sta infine sperimentando la comunicazione quantistica su fibra ottica, garantendo una crittografia a prova di futuro per i dati militari sensibili.
Satelliti, si afferma il principio della sovranità tecnologica
Non si può poi non citare la mossa del governo francese, da poco diventato il maggiore azionista di Eutelsat, considerato l’alternativa strategica europea al sistema statunitense Starlink. Con un’iniezione di capitale di 1,35 miliardi di euro, la Francia detiene ora quasi il 30% di Eutelsat, dimostrando la sua intenzione di assicurarsi il controllo dell’infrastruttura di comunicazione orbitale europea. Il presidente Macron ha definito Eutelsat un “gioiello strategico” fondamentale per l’indipendenza tecnologica del continente.
Questa mossa è sostenuta da una politica rigorosa: in base a un accordo quadro decennale noto come Nexus, il Ministero delle Forze Armate francese si è assicurato l’accesso prioritario alla costellazione di satelliti OneWeb in orbita terrestre bassa (Leo) di Eutelsat. Questo contratto, del valore di un miliardo di euro, garantisce che le operazioni di difesa e sicurezza francesi possano contare su comunicazioni satellitari resilienti e ad alta larghezza di banda, indipendenti dall’infrastruttura americana. L’accordo apre inoltre la strada a una sicura interoperabilità civile-militare in Francia e in Europa.
È di questi giorni la notizia che anche il governo britannico ha partecipato all’aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro lanciato da Eutelsat, affiancando la Francia e altri investitori istituzionali per consolidare il ruolo strategico della connettività satellitare nella sicurezza europea, nello sviluppo tecnologico e nella resilienza delle reti.
Eutelsat svolgerà anche un ruolo di primo piano nel già citato programma Iris². Sebbene la costellazione di satelliti dovrebbe diventare pienamente operativa entro il 2030, le prime mosse della Francia con Eutelsat farebbero supporre che le sue capacità siano già state implementate, ben prima della tempistica prevista dall’Ue.