Conservazione dei dati. Malmstrom: “Nelle norme Ue gravi lacune”

La Commissione medita alcune modifiche alla direttiva 2006 per rendere più stringenti gli obblighi in capo ai provider. Troppe discrepanze fra gli Stati membri in merito alle tempistiche di detenzione delle informazioni da parte degli operatori e alle procedure giuridiche

Pubblicato il 19 Apr 2011

La Commissione europea medita alcune modifiche, in particolare sul
fronte della privacy dei cittadini, alla direttiva sulla
conservazione dei dati degli operatori di telecomunicazioni,
adottata nel 2006 all'indomani degli attacchi terrostitci di
Madrid nel 2004 e Londra nel 2005. La relazione della Commissione
Europea conclude che i dati conservati relativi alle
telecomunicazioni svolgono un ruolo importante nella protezione dei
cittadini contro i danni causati da reati gravi. Essi forniscono
prove indispensabili per risolvere i casi di reato e garantire che
sia fatta giustizia.

Gli operatori sono rimborsati in modo diverso attraverso l'Ue
per i costi di conservazione e accesso ai dati. La Commissione
valuterà modalità più coerenti di rimborso dei costi.

Tuttavia, il recepimento della direttiva non è stato uniforme e
discrepanze fra le normative degli Stati membri creano difficoltà
ai fornitori di servizi Tlc. Inoltre, la direttiva non garantisce
di per sé che i dati siano conservati, richiamati e utilizzati in
conformità al diritto della privacy e alla tutela dei dati
personali, tanto da portare le autorità giurisdizionali, in taluni
Stati membri, ad annullare la legislazione di recepimento della
direttiva.

La Commissione rivedrà ora le norme sulla conservazione dei dati
attualmente in vigore, in consultazione con i servizi di polizia e
giudiziari, l’industria, le autorità garanti della protezione
dei dati e la società civile, al fine di proporre un quadro
legislativo migliore.

"La nostra valutazione mostra l’importanza dei dati
immagazzinati relativi alle telecomunicazioni per i sistemi
giudiziari penali e per l'applicazione della legge – ha detto
Cecilia Malmström, Commissaria Ue per gli Affari
interni – Tali dati sono utilizzati come prova non solo per
condannare i colpevoli di reati gravi e di terrorismo, ma anche per
scagionare l’innocente da ogni sospetto. A titolo di esempio, i
dati conservati sono stati fondamentali per il successo
dell’operazione Rescue che ha consentito di identificare 670
presunti membri di una rete internazionale di pedofili e di
proteggere i bambini dagli abusi negli Stati membri in cui la
direttiva è stata recepita". Ma la relazione di valutazione
"mette in evidenza anche gravi lacune – aggiunge Malmström –
Abbiamo bisogno di un approccio comune più proporzionato a questo
problema nell'Ue. È mia intenzione pertanto rivedere la
direttiva al fine di chiarire chi può consultare i dati, per quali
scopi e secondo quali procedure".

La relazione di valutazione analizza il modo in cui gli Stati
membri hanno recepito la direttiva, l’uso dei dati conservati e
l’impatto su operatori e consumatori.

I risultati principali sono illustrati di
seguito.

La maggior parte degli Stati membri ritengono che le norme Ue sulla
conservazione dei dati siano tuttora necessarie per garantire il
rispetto della legge, la protezione delle vittime e il
funzionamento dei sistemi giudiziari penali. Usato come strumento
investigativo, l’uso dei dati relativi a numeri telefonici,
indirizzi IP o identificativi di telefoni cellulari ha consentito
la condanna di criminali e il proscioglimento di persone
innocenti.

Le modalità di conservazione variano da uno Stato membro
all’altro. Ad esempio, i periodi di conservazione vanno da sei
mesi a due anni e gli scopi per i quali i dati possono essere
consultati e utilizzati, così come le procedure giuridiche per
ottenerli, variano considerevolmente.

Dato che la direttiva persegue solo un’armonizzazione parziale
delle norme nazionali, non c’è da sorprendersi che non si sia
concretizzato un approccio comune in questo campo. Il livello
complessivamente basso di armonizzazione può creare però
difficoltà agli operatori di telecomunicazioni, in particolare
quelli di piccole dimensioni. Gli operatori sono rimborsati in modo
diverso attraverso l'Unione europea per i costi di
conservazione e accesso ai dati. La Commissione valuterà modalità
più coerenti di rimborso dei costi.

La conservazione dei dati costituisce una notevole limitazione del
diritto alla vita privata. Benché non si riscontrino esempi
concreti di violazioni gravi della privacy, il rischio di
violazione della sicurezza dei dati permane, a meno che non sia
instaurata una protezione. La Commissione valuterà quindi una
regolamentazione più severa per l’immagazzinamento, l’accesso
e l’utilizzo dei dati conservati.

Contesto
La direttiva sulla conservazione dei dati (Direttiva 2006/24/CE)
impone agli Stati membri di garantire che questi operatori
conservino determinate categorie di dati (per identificare
identità e riferimenti di chiamate telefoniche effettuate e di
messaggi di posta elettronica spediti, escludendo il contenuto di
dette comunicazioni) a fini di indagine, accertamento e
perseguimento di reati gravi, quali definiti da ciascuno Stato
membro nella propria legislazione nazionale. I dati devono essere
conservati per un periodo minimo di sei mesi fino a un massimo di
due anni (a discrezione dello Stato membro nel recepire la
direttiva nella legislazione nazionale).

Prossime tappe
Basandosi su questa valutazione, la Commissione predisporrà una
proposta per modificare la direttiva. Nei prossimi mesi, essa
procederà a consultare le autorità di contrasto, giudiziarie, di
tutela della protezione dei dati, l’industria e la società
civile sulle opzioni per un futuro quadro giuridico. I risultati
della consultazione saranno incorporati nella relazione d’impatto
come base della futura proposta.

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