L'INTERVENTO

D’Angelo: “Agenda digitale indietro sulle nuove reti”

L’ex consigliere Agcom: “Bene i progetti su cloud nella PA e sanità digitale. Ma ci sono troppo ritardi nella gara ex beauty contest e sullo sviluppo dell’Lte”

Pubblicato il 02 Ott 2012

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L’Agenda digitale dimentica le reti del futuro. Lo dice l’ex consigliere Agcom, Nicola D’Angelo, nel suo intervento pubblicato sul sito del Corriere delle Comunicazioni, agendadigitale.eu. Secondo D’Angelo alcune idee dell’Agenda digitale del governo Monti sono interessanti: alcune proposte sul cloud computing nella pubblica amministrazione, la cartella elettronica nella sanità e sull’open source. Giusta anche l’attenzione ad un programma di alfabetizzazione informatica, anche se l’approccio pare un po’ superato. C’è poi la questione che per caratteristiche demografiche il nostro è un paese in cui la maggior parte delle persone non può essere oggetto di una campagna scolastica di alfabetizzazione informatica e a questo potrebbe in parte sopperire se solo si volesse affidare un ruolo all’informazione del servizio pubblico.

Sul tema delle reti di nuova generazione, anch’esso inserito nell’Agenda Digitale, siamo invece alle solite – scrive D’Angelo – Per prima cosa non si può realizzare un ecosistema digitale senza parlare anche di frequenze. Oggi per reti si deve intendere una infrastruttura convergente e flessibile in cui i concetti di fisso e mobile sono declinati in base alle circostanze. Quello delle frequenze, nonostante la poderosa crescita dell’accesso mobile ad internet, resta peró un tabù anche per l’Agenda Digitale. Si è in ritardo con la gara ex beauty contest e con l’implementazione dell‘Lte e non si dice nulla sulla revisione complessiva del Piano di ripartizione delle frequenze e, soprattutto, sul loro uso (sprechi, burocratizzazione e rendite di posizione compresi). Quanto alla fibra ottica permane evanescente lo sviluppo dei relativi investimenti. Si parla di F2i, Cassa depositi e prestiti, fondi UE. Non ci si illuda: la vera questione dell’Ngn italiano passa attraverso una scelta sul futuro della rete Telecom e dell’indotto nazionale, Sirti, Italtel, Sielte (in questi ultimi casi interessi cinesi permettendo). Le recenti parole di Bernabè fanno sperare, anche se rimane opaco il quadro in cui dovrebbe avvenire lo scorporo della rete.

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