La commissione Bilancio del Senato ha approvato stanotte due emendamenti del Governo su Poste al Ddl di Stabilità: il primo riguarda il contratto di programma che “potrà prevedere l’introduzione di misure di razionalizzazione del servizio e di rimodulazione della frequenza settimanale di raccolta e recapito sull’intero territorio nazionale”.
La motivazione, oltre “alle mutate esigenze degli utenti”, la necessità di “assicurare la sostenibilità dell’onere del servizio universale in relazione alle risorse disponibili”. Inoltre l’Agcom dovrà “deliberare nuovi obiettivi statistici di qualità e una nuova determinazione delle tariffe degli invii di posta prioritaria e degli altri servizi universali, individuando soluzioni che consentano la maggiore flessibilita’ nello stabilire le tariffe in correlazione all’andamento dei volumi di traffico”. L’altro emendamento trasferisce a Poste 535 milioni in attuazione di una sentenza Ue sugli aiuti di Stato.
Secondo la sentenza il regime di remunerazione di Poste Italiane per la raccolta sui conti correnti postali, stabilita dalla legge 266/2005 e dalla Convenzione tra l’azienda e il ministero dell’Economia e Finanze del 2006, non costituisce aiuto di Stato. Il provvedimento ha annullato la decisione della Commissione europea del 16 luglio 2008, in base alla quale Poste Italiane fu obbligata a restituire 484 milioni di euro.
Le risorse vengono prese: 310 milioni dal fondo per i pagamenti dei debiti di Regioni ed enti locali; 100 milioni dal fondo per il pagamento dei debiti dei ministeri e 125 milioni di euro dai proventi dei Monti bond emessi per Mps.
Nei giorni scorso l’Ad di Poste Francesco Caio ha presentato piano industriale “Poste 2020” definendolo ”un programma di crescita in investimenti, tecnologia e persone per un’azienda più trasparente e competitiva al servizio del Paese”.
Fatturato in crescita verso i 30 miliardi di euro e inversione di tendenza per i margini che, dopo la flessione iniziata nel 2010, tornano a salire è la previsione di crescita del piano strategico di Poste Italiane a 5 anni. Previsti anche 3 miliardi di investimenti e una rimodulazione dei prezzi.
“Siamo in una fase di transizione dall’economia tradizionale verso un’economia digitale”, ha affermato Caio, “e Poste è l’accompagnatore di famiglie e imprese in questo passaggio per andare verso una maggiore crescita e sviluppo”. Per le tariffe, ha proseguito l’Ad, “ci sarà una rimodulazione dei prezzi: i cittadini si sono abituati a pagare meno per consegne lente e di più per quelle veloci. Noi siamo operatori di mercato e adegueremo l’offerta alla domanda”.
Il piano “Poste 2020″ prevede anche 8.000 assunzioni, di cui il 50% tra giovani laureati e nuove professionalità, più la riqualificazione di 7.000 persone per rispondere alle mutate esigenze del mercato. In cantiere ci sono anche tre milioni di ore di formazione specialistica e manageriale. Non ci saranno invece licenziamenti, ma solo una prosecuzione del piano di uscite agevolate avviato nel 2010, ha precisato l’amministratore delegato di Poste.
Infine, per la privatizzazione di Poste Italiane, Caio ha indicato che l’azienda lavora “a stretto contatto con il ministero del Tesoro; nei prossimi mesi ci sarà la definizione di una tabella di marcia più precisa”.