GLI EMENDAMENTI

Decreto Pnrr, arriva la norma salva-Open Fiber. Limiti ai poteri di Poste su PagoPA

Per far fronte ai ritardi accumulati nel roll out della banda ultralarga, sarà consentito agli operatori aggiudicatari dei lotti del Piano Italia a 1 Giga di sostituire alcuni civici, risultati inesistenti, per un errore nella mappatura iniziale. Novità anche per la società di pagamenti pubblici: l’Ad dovrà essere espressione del Poligrafico. Stabilito il divieto per l’azienda guidata da Del Fante di stipulare patti di sindacato che la portino ad avere un’influenza dominante sulla piattaforma

Pubblicato il 10 Apr 2024

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Norme “salva Open Fiber” e limiti alla governance di Poste su PagoPA. E’ quanto prevedono due emendamenti governativi al decreto Pnrr presentati al provvedimento, ora in fase di conversione alla Camera.

L’emendamento su Open Fiber

Presentato dal governo per far fronte ai ritardi in alcuno lotti del piano Italia a Giga, l’emendamento consente agli operatori aggiudicatari dei bandi di sostituire una serie di numeri civici, che si sono rivelati inesistenti a causa di un’errata mappatura iniziale, con altri indirizzi adiacenti. C’è però una condizione da rispettare: i nuovi civici andranno individuati entro 30 giorni dalla firma degli atti aggiuntivi alla convenzione firmata inizialmente con Infratel. Se la deadline non venisse rispettata, la cabina di regia sul Pnrr di Palazzo Chigi potrà esercitare i poteri sostitutivi. In pratica si andrebbe alla revoca dei lotti per i quali Open Fiber sarebbe ancora inadempiente rispetto al cronoprogramma.

PagoPA, paletti ai poteri di Poste

Il governo corregge il tiro su PagoPA. L’ emendamento governativo al decreto Pnrr vieta a Poste Italiane di stipulare patti di sindacato che la portino ad avere un’influenza dominante su PagoPA. Allo tesso tempo prevede che l’Ad della società di pagamenti pubblici debba essere espressione del socio di maggioranza (Poligrafico dello Stato che avrebbe il 51% dopo la cessione) così come la maggioranza dei consiglieri.

Saranno riservate – si legge nel testo – all’organo delegato “le proposte di deliberazione in materia di servizi prestati tramite piattaforma tecnologica per l’interconnessione e l’interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni e i prestatori di servizi di pagamento abilitati e la piattaforma digitale per le notifiche, nonché di nomina e revoca dei dirigenti con responsabilità strategica”.

PagoPA deve poi garantire uguale trattamento a tutti coloro che operano sulla piattaforma e deve adottare presidi gestionali per evitare lo sfruttamento di informazioni commercialmente sensibili.

L’obiettivo, si spiega poi nella relazione tecnica, è garantire la “parità di trattamento tra i prestatori di servizi di pagamento aderenti alla piattaforma dei pagamenti” e adottare “conseguentemente i presidi gestionali e organizzativi funzionali anche a evitare lo sfruttamento di informazioni commercialmente sensibili relative a tutti i servizi prestati dalla società”.

Inoltre la modifica presentata dal governo riconosce il controllo preventivo dell’Antitrust su questo tipo di concentrazioni.

Il commento di Intermonte

Le linee guida per la dismissione di PagoPA incluse nel Decreto Pnnr stabiliscono dunque limiti precisi a ciò che Poste potrebbe mettere in atto in termini di governance e di modifica delle condizioni competitive a suo favore. “Alla luce di questi emendamenti – spiegano gli analisti di Intermonte – crediamo che le ipotesi alternative alla cessione del 51% a Poligrafico dello Stato e 49% a Poste Italiane siano da escludere, con il Decreto che spiana la strada alla cessione del 49% di PagoPA a Poste Italiane”.

Il ceo di Poste, Matteo Del Fante, a margine della presentazione del nuovo piano strategico lo scorso 20 marzo, aveva dichiarato che, nonostante Poste sia pronta a comprare il 49% di PagoPA, i numeri alla base della transazione avrebbero un impatto comunque limitato sui target del Gruppo Poste.

Le piattaforme di approvviginamento digitale

Novità anche sul fronte delle piattaforme di approvvigionamento digitale. Ancora un emendamento del governo consente ad Agid “fino al 31 dicembre 2025” di “rilasciare la certificazione delle piattaforme di approvvigionamento DIGITALe sulla base della dichiarazione presentata dai soggetti gestori delle piattaforme”. Si tratta di una misura di semplificazione transitoria che – spiega la relazione tecnica – in virtù dell’obbligo (previsto dal Codice dei contratti pubblici) per tutte le stazioni appaltanti di utilizzare tali piattaforme certificate per gli affidamenti pubblici e considerate le “difficoltà attuative riscontrate per la tempestiva certificazione delle medesime piattaforme”, consente ad Agid di “attestare la conformità delle piattaforme mediante autocertificazione dei gestori del rispetto dei requisiti delle medesime”.

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