Free farà la fine di Bip Mobile?

L’avventura di Fabrizio Bona, con il suo operatore mobile che prometteva di sbaragliare la concorrenza a suon di tariffe al ribasso, è stata un flop. Come farà Xavier Niel a conquistare il mercato?

Pubblicato il 15 Lug 2016

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Che cosa si sia messo in testa Xavier Niel non è ancora chiaro. Ma di certo il tesoretto di torri e frequenze che Vimpelcom e Hutchison Whampoa hanno deciso di cedergli – preferendo l’offerta del manager francese a quella di Fastweb – non gli basterà a farsi strada nel mercato italiano.

La situazione che gli si prospetta non è delle più favorevoli: se è vero che l’asse Wind-3 di fatto ridurrà a tre gli operatori mobili è anche vero che lo spazio di manovra è piuttosto risicato. La fusione del terzo e quarto operatore mobile è già la prova provata che in Italia il cerchio si è stretto. La feroce concorrenza sui prezzi ha fortemente pesato sui fatturati e sulla capacità di cassa mettendo in affanno un business, quello mobile, in cui l’Arpu è andato progressivamente a scendere. Certo, la partita della banda ultralarga promette bene: il traffico dati via mobile cresce a ritmi record ma bisognerà fare i conti con la capacità di spesa degli utenti.

Gli operatori mobili virtuali – Poste Mobile a parte – nel nostro Paese non hanno trovato terreno fertile, a dispetto degli annunci roboanti e delle miriadi di iniziative lanciate per conquistare quelle che si sono dimostrate “improbabili” nicchie. Caso eclatante quello di Bip Mobile: l’avventura lanciata da un manager di lungo corso delle Tlc, Fabrizio Bona, che il mercato italiano lo conosceva bene è stata una débacle su tutti i fronti. Senza una rete propria Bona aveva creduto di poter farsi strada attraverso la “Rete”, ossia di conquistare clienti puntando sul canale virtuale, quello di Internet. Ma la concorrenza con i “big” gli è costata cara e a rimanere a bocca asciutta sono stati persino i 200mila clienti conquistati e poi abbandonati sulla nave in avaria dallo stesso “capitano”.

Certo la capacità finanziaria di Niel non ha pari con le risorse risicate che Bona aveva messo in campo per un progetto che senza le spalle coperte non poteva andare molto lontano. Ma Niel, come Bona, crede nella forza della “Rete” e nella strategia dei prezzi al ribasso. Il successo ottenuto in Francia e la progressiva espansione in altri Paesi dell’Europa rappresentano una “case history” da non sottovalutare. E pensare che Niel abbia sottovalutato la diversità del mercato italiano – dove la concorrenza dei prezzi è sfrenata e ormai ridotta all’osso – appare un paradosso per un manager della sua portata.

Eppure qualcosa non torna. Le ipotesi sono due: Niel vuole giocare la partita puntando sulla scommessa della banda larga a suon di prezzi stracciati, oppure si sta preparando per un’avventura ben diversa da quella di Bona, un’avventura che passa attraverso la conquista di asset infrastrutturali importanti e relativi clienti. Nel primo caso i tre big – Wind-3, Vodafone e Tim – di certo non staranno a guardare ed è da escludere che si faranno “rubare” clienti dall’ultimo arrivato. Peraltro la guerra dei prezzi avrebbe un impatto notevole sulla qualità dei servizi come già certificato dall’Autorità per le Comunicazioni francese, l’Arcep, che ha evidenziato proprio la carente qualità delle connessioni a internet via mobile attraverso Free nonostante in Francia Iliad si stia progressivamente dotando di reti e infrastrutture. Ma se le mire di Niel fossero più ambiziose allora il quadro cambierebbe. Fastweb certamente è un “boccone” succulento: porterebbe in dote al francese un’infrastruttura di rete fissa di tutto rispetto nonché una base clienti su cui poter contare per lanciare il guanto di sfida agli avversari.

Swisscom ha più volte ribadito di non essere intenzionata a cedere la costola italiana, ma fra il dire e il fare, potrebbe esserci di mezzo in questo caso un’offerta che potrebbe rivelarsi irrinunciabile. Il manager francese potrebbe anche virare su Poste Mobile che con i suoi circa 5 milioni di clienti è un boccone altrettanto gustoso soprattutto per una debuttante. Insomma la partita è aperta e inevitabilmente tutti dovranno giocare la propria parte. Wind-3, Vodafone e Tim in tre avrebbero di certo potuto giocarla diversamente e tirare, almeno nel breve tempo, una boccata di ossigeno. Ma così non è andata e dunque inutile ragionare sui “se”. La Vestager è convinta che quattro sia il numero perfetto. Sarà davvero così?

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