INNOVAZIONE

E-payment, scatta l’ora del mobile Pos

Pronta a contagiare l’Italia la rivoluzione che trasforma lo smartphone in mezzo di pagamento. La vera svolta è per gli esercenti che pagheranno soltanto commissioni “pay-per-use”. Banche, telco, produttori di Pos e technology provider i principali player del nuovo mercato

Pubblicato il 24 Apr 2014

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Il 2014 potrebbe rivelarsi l’inizio di una stagione esaltante per il Mobile Pos nostrano. Negli Usa stiamo parlando di oltre 2,5 milioni di soluzioni attive e di oltre 35 servizi. In Europa sono poco meno della metà, 13 dei quali nel solo Regno Unito.

“Un semplice dispositivo hardware e il cellulare si trasforma in uno strumento per accettare pagamenti con carte di credito, di debito o prepagate – afferma Valeria Portale, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce della School of Management del Politecnico di Milano. In soli 36 mesi l’offerta di Mobile Pos è esplosa nel mondo, con quasi 70 soluzioni a livello internazionale”. Immediato è stato il passo verso servizi più ampi. Non solo la gestione dei pagamenti tramite carte, ma anche le ricevute d’acquisto per i clienti, tramite mini stampanti bluetooth, oppure la gestione delle carte fedeltà o l’inventario dei prodotti del negozio. Insomma, una soluzione per il mondo consumer, con un costo industriale inferiore rispetto ai Pos tradizionali e con una facilità d’uso superiore. L’evoluzione, nemmeno tanto remota nel tempo, sembra ormai segnata: da “semplice” sistema per l’accettazione dei pagamenti, a valida alternativa degli attuali sistemi di cassa. “La vera rivoluzione riguarda, però, le modalità di convenzione – prosegue Valeria Portale -. I Pos tradizionali, quelli che siamo abituati a vedere nei negozi, sono figli della forza di vendita bancaria, supportata dai tecnici dedicati alla loro configurazione e installazione. Con i nuovi Mobile Pos, invece, gli esercenti possono recarsi in qualsiasi negozio e acquistarli, oppure convenzionarsi online”.

Ma non è finita qui. Anche sul fronte dei costi si annunciano novità importanti: azzeramento delle quote fisse mensili e commissioni intorno al 2,5%, calcolate sul valore transato. Il pay-per-use applicato ai Pos. Il mercato italiano potrebbe beneficiarne, anche grazie agli obblighi di legge che, da luglio, imporranno a esercenti e professionisti l’accettazione di pagamenti tramite carte di debito. Una recente indagine dell’Osservatorio Ict&Professionisti, sempre della School of Management del Politecnico di Milano, ha rivelato che il 30% di avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro ritengono utile accettare i pagamenti con mezzi elettronici, perché ritenuti utili per la clientela. Il restante 70%, invece, li ritiene inutili perché pochi clienti li userebbero, o perché troppo costosi o inadatti allo studio. Vedremo cosa succederà a breve, compresi gli esiti dei ricorsi avviati. Le previsioni per il mercato italiano dei Mobile Pos parlano di 120-250mila unità per la fine del 2016, a fronte di un transato ipotizzabile tra i 2 e i 3 miliardi di euro. Sono numerosi gli attori interessati: le banche e le telco, gli esercenti e i produttori di Pos, le startup e i service e technology provider. Il Mobile Pos preannuncia scossoni anche a livello di offerta. “Possiamo individuare tre filiere, che si confronteranno sul mercato – conclude Portale -. Quella tradizionale, composta dalle banche, che integra l’offerta dei Pos già in uso con i Mobile Pos; la filiera dei cosiddetti Payment Facilitator, che diventa l’interlocutore per il sistema bancario, come aggregatore delle transazioni provenienti dagli esercenti, che hanno sottoscritto una convenzione; infine, la filiera dei broker che, grazie alla propria rete relazionale, potrà convogliare alle filiere precedenti non tanto i flussi finanziari – perché non abilitata a farlo – quanto i sottoscrittori di convenzioni”. A livello mondiale la prima filiera copre il 22% dei servizi offerti, la seconda il 59% e, la terza, il 19%.

Il mercato potenziale in Italia è elevato: oltre 5 milioni di partite Iva e quasi 2 milioni di punti vendita sono lì a testimoniarlo. Tuttavia, soprattutto per alcuni settori, l’evasione fiscale è più alta che altrove. All’ovvio disinteresse di qualche operatore, fa riscontro, invece, l’interesse di medi e grandi esercenti, già dotati di Pos tradizionali, che potrebbero avere uno strumento in più per migliorare il loro servizio. La flessibilità del Mobile Pos – gestione dei pagamenti in mobilità e costi in base all’utilizzo – può incontrare il favore degli esercenti “temporanei – per esempio, quelli che svolgono attività stagionali – e del personale di vendita che, per caratteristiche del servizio (polizze d’assicurazione, vendite porta a porta) possono migliorare l’efficienza dei tempi di pagamento e di incasso.

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