Elettrosmog, il Pd contro le modifiche del decreto sviluppo

Interrogazione dei senatori Casson, Vita e Ferrante per cancellare dal testo le “pericolose norme per l’immissione sul mercato delle apparecchiature Tlc per cellulari, smartphone e iPad che non sarebbero più soggette ai limiti di esposizione ai campi elettromagnetici in vigore”. Anche Legambiente sulle barricate

Pubblicato il 09 Nov 2011

"Sulla tutela della salute umana dai campi elettromagnetici,
dovuti ai cellulari, agli smart-phone e agli I-Pad, la
bozza del decreto sviluppo
comporterebbe un ritorno indietro,
peggiorerebbe la normativa vigente". E' quanto denunciano
i senatori del Pd Felice Casson, vicepresidente del gruppo al
Senato, Vincenzo Vita e Francesco Ferrante che hanno rivolto
un'interrogazione ai ministri dell'Ambiente Stefania
Prestigiacomo e della Salute Ferruccio Fazio, in cui chiedono di
"cancellare dal testo del decreto, mai presentato ma circolato
in bozza, le pericolose norme che contiene".

Il decreto sviluppo, precisano i senatori Pd
nell'interrogazione, "detta le disposizioni per
l'immissione sul mercato delle apparecchiature terminali per la
telecomunicazione come cellulari, smart-phone e I-Pad, chiarendo
che non sarebbero più soggette ai limiti di esposizione ai campi
elettromagnetici disposti dal dpcm attuativo della legge quadro del
2001 varata dal centrosinistra".

Ma non è finita, "i valori di esposizione ai campi
elettromagnetici consentiti per balconi, terrazzi, cortili e
lastricati solari sarebbero di molto superiori a quelli della
normativa vigente e sarebbe molto più agevole realizzare grappoli
di antenne plurigestore, anche a ridosso delle
abitazioni".

Altra "pericolosa deriva" al principio di precauzione è
data dal fatto che "gli obiettivi di qualità, prescritti per
le aree intensamente frequentate, non si calcolerebbero più ogni 6
minuti, ma come media statistica nell'arco delle 24 ore, e
potrebbero così verificarsi bruschi innalzamenti dei valori
dell'elettrosmog".

E' "chiaro", dunque, "che queste modifiche alla
normativa vigente in materia di inquinamento elettromagnetico sono
pericolose per la salute e devono essere cancellate dal
decreto".

Legambiente all'attacco
"Anche se il potenziamento delle reti di telecomunicazioni
mobili del Paese e in particolare dei servizi multimediali a banda
ultra larga è giusto, non può passare attraverso una
semplificazione della normativa che tutela la popolazione
dall'esposizione dei campi elettromagnetici. La salute delle
persone è sempre prioritaria e visto che autorevoli studi
confermano i rischi legati all'esposizione alle radiofrequenze,
i provvedimenti in questa materia devono essere presi con assoluta
cautela". Così Legambiente commenta, in una nota,
l'allarme lanciato dalle Arpa e dall'Ispra riguardo la
norma inserita nella bozza del decreto sviluppo che modifica la
legge sull'elettromagnetismo.

In particolare, sottolinea Legambiente, "l'introduzione di
un nuovo metodo di rilevamento basato sul valore di 6 volt per
metro nell'arco delle 24 ore e non nell'arco dei 6 minuti
come avviene oggi, non solo aumenterà l'esposizione dei
cittadini alle radiazioni non ionizzanti, ma renderà anche le
tecniche di misurazione più complesse e farraginose moltiplicando
i contenziosi e i ricorsi soprattutto in sede amministrativa. Per
di più la legge quadro (legge n.36/2001), i successivi decreti
attuativi, le leggi regionali e i regolamenti comunali in materia,
hanno posto criteri così stringenti proprio per minimizzare
l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici a
radiofrequenza che lo Iarc (International agency for research on
cancer) ha classificato come 'possibilmente cancerogeni per
l'uomo'".

"Ci attiveremo – conclude l'associazione ambientalista –
perché vengano mantenute le attuali metodologie di misurazione
dell'elettrosmog, che rendono l'Italia uno dei paesi
europei più tutelati dall'inquinamento elettromagnetico e a
maggior ragione perché questa modifica non è necessaria a
sviluppare le cosiddette tecnologie di quarta generazione".

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