IL CASO

Eolo, arrestato Luca Spada: furto di frequenze per 3,5 milioni. L’azienda: “Vicenda chiarita 2 anni fa”

A coordinare le indagini la Procura della Repubblica di Busto Arsizio. L’accusa: furto pluriaggravato ai danni dello Stato, furto di radiofrequenze non autorizzate e turbata libertà dell’esercizio di un’industria o di un commercio. Indagati anche altri 5 manager. La replica della società: “Stupiti dal provvedimento. Fiducia nel top management e nelle autorità”

Pubblicato il 27 Nov 2018

Eolo

L’inchiesta Eolo si è chiusa a fine 2021 con l’archiviazione di tutte le accuse a carico di Luca Spada. A settembre 2019 la pm Francesca Parola ha ottenuto l’archiviazione per l’accusa di turbata libertà dell’industria e del commercio. A dicembre 2021 il gip Piera Bossi nell’accogliere la richiesta del pm Ciro Caramone, ha fatto cadere anche gli ultimi due capi di imputazione (furto e truffa) contestati all’imprenditore.

La Guardia di Finanza ha arrestato in qualità di legale rappresentante di Eolo Luca Spada, Ad dell’Internet service provider. Dalle indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Busto Arsizio, emerge l’accusa – secondo quanto si apprende –  di aver fornito illegittimamente servizi di connessione a Internet veloce tramite tecnologia wireless occupando frequenze che non erano ancora state assegnate dal ministero dello Sviluppo economico. Un’attività che avrebbe portato nelle casse della società 3,5 milioni di euro, che sono stati sequestrati dai conti correnti dell’azienda dalle fiamme gialle. Per gli stessi reati risultano indagati anche altri cinque manager della società.

“In riferimento a notizie circolate oggi, Eolo apprende con stupore che Luca Spada è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per una vicenda chiarita 2 anni fa presso le sedi competenti. L’azienda e i suoi soci  – sottolinea la nota – rinnovano la fiducia sia nei confronti del proprio top management che nelle autorità competenti, certi che la vicenda verrà chiarita nell’interesse di tutte le parti coinvolte”.

A motivare il provvedimento, spiegano gli investigatori, il fatto che “la società, grazie a modem di ultima generazione forniti ai propri abbonati, utilizzava senza autorizzazione una banda di frequenza non assegnata a nessun operatore ed era in grado di offrire una connessione Internet più veloce. Tale comportamento non solo ha arrecato danno allo Stato in assenza del pagamento degli oneri di concessione, ma ha consentito all’azienda di ampliare la propria quota di mercato a discapito della concorrenza che agisce in modo lecito sulle bande consentite”.

Secondo quanto emerge dall’inchiesta l’impresa, utilizzando illecitamente un sistema informatico di controllo a distanza, sarebbe riuscita ad eludere i controlli che periodicamente il ministero dello Sviluppo Economico svolge sull’utilizzo delle bande di frequenza assegnate agli operatori del settore.

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